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“Leggi, ama, sogna”: sono imperativi vani?

di | 2024-09-08T13:56:57+02:00 8-9-2024 1:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

MILANO – La cosiddetta letteratura di spionaggio (spy-story) è un genere narrativo considerato – fatta eccezione per pochi capolavori – meno nobile dai critici letterari; tuttavia, essa registra da sempre grande popolarità. Le opere si caratterizzano per elementi stilistici diversi che spaziano dal giallo e dal poliziesco sino al noir, alla fantapolitica e fantascienza. I protagonisti sono dotati di grande fascino seduttivo oltre che di eccellenti abilità; pertanto, si muovono con disinvoltura estrema nelle maglie di intricatissime trame. Talvolta le brillanti spie sono animali, come la balena-beluga Hvaldimir.

Hvaldimir

È di questi giorni la notizia del ritrovamento nel mare di Norvegia della sua carcassa; si stanno ancora accertando le cause della sua morte, dal momento che Hvaldimir era sospettata di essere una spia russa. Emblematico il suo nome, espressione di un gioco di parole tra “hval”, balena in norvegese, mentre Vladimir è di immediata intuizione. Al suo primo avvistamento nel 2019, l’agenzia di intelligence interna norvegese aveva avviato un’indagine che era giunta alla conclusione che la balena fosse stata probabilmente addestrata dall’esercito russo, per il suo comportamento insolito che denotava la sua abitudine alla presenza degli esseri umani al cui saluto era solita, perfino, rispondere. Principali capi di imputazione “contestati” al cetaceo erano l’avere addosso un’imbracatura e quello che sembrava essere un supporto per una piccola telecamera, oltre ad una fibbia con scritto “Equipment St. Petersburg” (equipaggiamento San Pietroburgo), nonché il suo avvicinarsi eccessivo alle navi e punti strategici militari della Norvegia.

Il fatto poi che nessun istituto di ricerca avesse mai rivendicato di aver installato alcuna apparecchiatura per scopi scientifici, ha lasciato libero il campo a supposizioni degne dei migliori capolavori di spy story. In periodi e contesti diversi spesso sono stati registrati episodi di addestramento di animali per scopi militari e, da file ormai desecretati o da rapporti declassati, è possibile documentare la loro partecipazione ad azioni belliche. Nel 1943 il Time pubblicò un articolo su un gatto di nome Murka, che durante l’assedio di Stalingrado era stato utilizzato per consegnare la posta al quartiere generale militare sotto i bombardamenti. Altre fonti attestano l’addestramento di cani anti-carro armato negli anni Trenta in URSS e nel 1942 l’esercito sovietico contava circa 2.000 cani addestrati per farli esplodere. Durante la guerra fredda copioso fu, poi, l’uso dei piccioni, del resto da sempre usati per la trasmissione di messaggi grazie alla loro capacità di saper tornare sempre nel punto di partenza.

Questi episodi citati non sono gli unici progetti militari basati sullo sfruttamento di animali; l’Acoustic Kitty, un’operazione della CIA avviata negli anni Sessanta, prevedeva l’utilizzo di gatti-spia. Quando arrivò il momento di dare inizio alla missione, gli agenti rilasciarono un gatto-spia su una strada vicino a un parco di Washington… ma l’animale venne investito da un taxi! L’operazione, che era durata cinque anni e costata più di dieci milioni di dollari, risultò un fallimento e il programma fu cancellato. Ultima curiosità (e ce ne sarebbero ancora tante!), riguarda l’esercito iraniano che “arrestò”, nel 2007, un gruppo di 14 scoiattoli sospettati di spionaggio nei pressi di un impianto di arricchimento nucleare. L’elenco potrebbe continuare con vicende che vedono il coinvolgimento di avvoltoi, corvi, foche e delfini; ma forse sarebbe più utile senza incorrere in nessuna trappola retorica, aggiungere qualche parola di commento, prendendo spunto da una frase di Daniel Pennac: “Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: amare, sognare…”.

Difficile, quindi, registrare conseguenti azioni concrete solo ricorrendo all’imperativo di questi verbi, ma per ciò che attiene al primo, ben vengano lettori sempre più numerosi di racconti del genere spy story, purché si legga e nonostante la critica “dotta” storca il naso. Per il secondo occorrerebbe che il genere umano cambiasse del tutto la sua ottica sull’idea stessa di amore, che mai dovrebbe essere inteso come sfruttamento e uso amorale dell’altro; per il terzo, visto che la dimensione onirica lo consente, si potrebbe aspirare a vivere finalmente in pace! Forse più tristemente e realisticamente, “Leggi, ama, sogna!” sono destinati a rimanere imperativi vani…

Adele Reale

 

Nell’immagine di copertina, la carcassa della balena-spia Hvaldimir ritrovata nel mare di Norvegia

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