Il fiume Po era già in secca nel mese di febbraio appena trascorso: -3,2 metri sotto lo zero idrometrico al Ponte della Becca, a Pavia. Il lago di Garda è sceso ai minimi storici, da almeno 35 anni non soffriva una carenza d’acqua così evidente nel periodo invernale; la famosa isola dei Conigli di Manerba è diventata stabilmente una penisola. E i canali di Venezia per giorni sono rimasti completamente all’asciutto, bloccando in pratica tutte le attività umane.
Una situazione già drammatica che si presenta su tutto il territorio italiano, da nord a sud, e in gran parte dell’Europa. Un’emergenza idrica disastrosa già dalla scorsa estate che poteva comunque apparire come un evento eccezionale. Adesso ci rendiamo conto che così non è.
L’estate scorsa per l’Italia è stata disastrosa sul fronte dell’emergenza idrica ma non è stato un evento eccezionale, purtroppo. Piove sempre meno e quando ciò accade lo fa in maniera violenta e ingestibile tanto che la terra non ha nemmeno il tempo di assorbirla. I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi del mondo, bisognerà adeguarsi a questo stato di cose e lavorare per evitare di morire di sete. Quanta acqua siamo in grado di trattenere e quindi di immagazzinare? Oggi solo l’11% dell’acqua piovana finisce negli invasi. Per il futuro affrontare la siccità significa innanzitutto smettere di trattarla come un’emergenza e rendersi conto che si tratta di un problema strutturale.
Sull’argomento Legambiente, associazione storica nel campo della sostenibilità ambientale, ha le idee chiare e ripresenta le sue proposte ai vertici politici: «Se continuiamo di questo passo rincorreremo sempre le emergenze. Il Governo definisca una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo che favorisca l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione di prelievi e di sprechi d’acqua fin da subito».
E a tal proposito Legambiente suggerisce otto punti irrinunciabili per migliorare la capacità di immagazzinare e gestire meglio l’acqua: favorire la ricarica controllata della falda facendo in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio; prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane con l’installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità; compiere interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione; implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie; riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; favorire il riutilizzo dell’acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti; introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti.
“Senza dimenticare – conclude Legambiente – che comunque per combattere la causa della carenza idrica bisognerà intervenire per affrontare la crisi climatica”.
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