VITERBO – La moda e la retorica hanno imposto, negli ultimi anni, una festa che non ha nulla a che fare con le nostre tradizioni e la nostra cultura. Si sta infatti diffondendo in Italia l’assurda pretesa di festeggiare Halloween, scimmiottando in tutto e per tutto gli americani. Ma è una ricorrenza che non ha niente a che vedere con la nostra cultura e la nostra religione.
Ma cos’è questo Halloween? Dove sta il senso, dove si nasconde il perché di questa messinscena gratuita, di questo abiurare alle nostre usanze per regalarcene di nuove ed estranee alla nostra storia ed alla nostra cultura. Da grandi consumatori di fiction americana abbiamo sempre guardato con curiosità e fascinazione un po’ provinciale questa modo di festeggiare il 31 ottobre, la vigilia di Ognissanti (in inglese All Hallow’ Eve) tipica dei paesi anglosassoni. La data segna il passaggio dalla stagione calda all’inverno e, chiudendo il periodo “circolare”, consentiva la comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In Irlanda e in Scozia si credeva che, in quella notte, i defunti ritornassero dall’aldilà e si dessero ritrovo su colline e alture per festeggiare l’inizio della parte dell’anno dominata da Samhain, il dio delle tenebre. Le creature del regno dei morti arrivavano sulla terra per portare con loro nuovi defunti e per contrastare il loro potere si celebravano riti sacrificali sulle colline.
In questo momento di passaggio tra il vecchio ed il nuovo si aprivano le porte che dividono il mondo degli spiriti dal mondo dei vivi. I contadini per non farsi riconoscere dalle creature ultraterrene si travestivano da folletti, diavoli e streghe e, per mandare via la paura, organizzavano burle e balli intorno ai falò e costruivano lanterne svuotando grosse rape. Gli irlandesi ereditarono dagli antichi Celti la tradizione di Halloween e nei secoli scorsi la importarono nel Nord America dove, con il tempo, divenne la più popolare celebrazione per bambini dopo il Natale. Gruppi di ragazzini riuniti a guardare film dell’orrore e poi travestiti in giro per le strade a bussare alle porte del vicinato a chiedere dolciumi e caramelle per evitare una simpatica rappresaglia sono realtà che fanno parte del nostro immaginario riguardante gli Usa, un po’ come il surf, l’hamburger, i grattacieli. Immagini che improvvisamente e subdolamente qualche anno fa hanno cominciato ad apparire anche in un Paese, come il nostro, che sino a ieri ha sempre celebrato solennemente i giorni dei Santi e dei morti in quanto festa religiosa.
Halloween è sicuramente molto più divertente e attrae i bambini più di una visita al cimitero o una messa per Santi della Chiesa Cattolica. La forza economica del merchandising che ruota intorno alla festa di Halloween sta avendo la meglio e pian piano nelle vetrine dei negozi di giocattoli, nelle cartolerie hanno cominciato ad apparire: streghe, teschi, ragni, fantasmi, zucche e gatti che vengono acquistati sia da adulti che dai genitori per la gioia dei propri pargoli. Divertenti e simpatici simboli di una festa che in realtà non ci appartiene per nulla. Ma la notte di Halloween, corrotta perfino della sua vera natura, è stata da noi importata, un po’ per caso e un po’ per goliardia, qualche anno fa, quando le prime zucche cominciarono a campeggiare sui banchi delle birrerie, negli angoli bui dei pub, sugli scaffali immacolati di qualche boutique mestamente alla moda.
Niente di male, business is business, così come c’è la festa del papà e quella della mamma, la festa della birra e l’happening del reggiseno, San Valentino, la festa del libro… Certo, Halloween sta diventando, anche da noi, un passaggio obbligato, un in alto i calici per la nostra coscienza civica. Peccato che abbiamo dimenticato il gusto delle visite al cimitero, quelle visite dove forse c’era più spirito di circostanza che dolore, ma che al fondo avevano qualcosa di grande e di giusto: ricordare i nostri morti, i nostri padri ed i nostri nonni, e dire con un gesto che la vita, quando si spegne, vale almeno un fiore. Questo non lo facciamo quasi più, come le preghiere che s’infrangono sulle labbra dei bambini, questa beata ignoranza che si regala il Paese dei cioè, che dimentica e, non pago, s’inventa una ragione per dimenticare, sia lo spirito laico sia lo svecchiamento dei costumi.
In compenso ci regalano la festa di Halloween e la stanno facendo diventare più popolare che mai, facendola intrufolare addirittura nelle scuole. Festeggiamo pure la notte di Halloween, con tutte le sue tradizioni, i suoi riti, il suo esorcismo verso la paura per l’aldilà, ma facciamolo quando siamo in un Paese dove questa tradizione è parte della cultura locale. Fatto da noi italiani appare un ridicolo e provinciale tentativo di imitare gli americani in un campo che non ci appartiene e soprattutto è un ulteriore modo per dimenticare le nostre radici peccato che le tradizioni nessuno se le sceglie, alcune sono buone altre cattive… noi ci ritroviamo San Nicola e Santa Lucia, la Befana ed i Magi, tanto per citarne qualcuna di quelle che hanno accompagnato, egregiamente, non solo il periodo della nostra infanzia.
Ma Halloween non fa parte del pacchetto, e bene fa chi tiene fuori le zucche, non solo dalla scuola o dalla Chiesa.
Adele Paglialunga
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