Insomma da quelle parti il tempo sembra essersi fermato. Ma accade qualcosa di impronosticabile. Una notte, mentre è a pesca, Nelson viene ucciso: lo hanno colpito con un colpo di vanga alla testa, poi hanno trascinato il corpo e lo hanno appeso ad un vecchio ginepro. L’assassino si è accanito sulle parti intime e, come ulteriore sfregio, ha amputato e fatto sparire tre dita della mano sinistra. Inevitabilmente i sospetti della polizia si concentrano sulle tre donne. E chi altri?
Rachel è stata la prima a sposarsi: ha avuto un’infanzia assai complicata, è vissuta in povertà assoluta nell’Homestead in una comunità, guidata da un santone, pluripoligamo e stupratore di ragazzine, ma venerato come un dio. Lì è accaduto di tutto in una clinica in cui nascevano e venivano fatti sparire i neonati nati deformi a causa dei frequenti accoppiamenti fra consanguinei. Lei stessa è vittima di un aborto, chissà quanto spontaneo: ci pensava zia Meg, moglie e favorita del santone, a sbrigare tutte le “pratiche” illegali e sconosciute alle autorità. Compreso un misterioso cimitero che non si sa bene dove sia ubicato. Rachel cucina per tutti e soprattutto si occupa delle provviste in attesa dell’apocalisse.
E poi c’è Tina, ex tossicodipendente e prostituta per potersi procurare i soldi per acquistare droga d’ogni genere. Blake l’ha conosciuta in una comunità di recupero ed ha saputo conquistarla con i suoi modi apparentemente gentili. Ha per fortuna un lavoro e guadagna qualcosa che contribuisce al magro bilancio di quella strana famiglia. Infine, Emily, timida e indifesa: aveva 19 anni quando si è sposata… Blake sapeva essere affascinante e lei troppo giovane per sentire odore di fregatura. Le tre donne non vanno per niente d’accordo, ma sono troppo legate a Nelson per provare a spezzare quello strano matrimonio plurimo.
“Le tre vedove” è un magnifico noir di Cate Quinn, quarantenne scrittrice e giornalista statunitense che collabora con prestigiose testate (Times, The Guardian, Mirror) occupandosi di viaggi e costume. La storia, narrata con linguaggio piano, prende corpo lentamente. Le mogli sono le principali sospettate, ma scavando nel passato vengono fuori altri particolari: c’è un mondo nascosto e perverso, quello delle sette e dei loro inaccettabili rituali, che va scandagliato perché è lì che potrebbe esserci la traccia giusta per arrivare alla risoluzione del caso. Ci sono le famiglie d’origine delle donne e dello stesso Blake: i rapporti, a causa della poligamia, non sono affatto buoni. Ci sono affari legati all’acquisto dei terreni dell’Homestead: Nelson avrebbe voluto acquisirli per poi cederli ad una chiacchierata agenzia immobiliare, in odore di affari con la mafia, che avrebbe voluto costruirci un casinò. Insomma, la matassa da sbrogliare è intricata.
L’autrice è abilissima nel tenere il lettore con il fiato sospeso sino alle ultime pagine quando finalmente si arriva alla scoperta dell’autore o autrice del crimine. Un bel giallo, certamente. E non si tratta soltanto di una lettura estiva.
Buona domenica.
Nell’immagine di copertina, la scrittrice Cate Quinn
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