NAPOLI – Domenico Carrara, un poeta, un giovane meridionale di trentaquattro anni, originario di Grottaminarda in provincia di Avellino. Un “cultore della cultura” che, pur essendo laureato, aveva accettato un posto di collaboratore scolastico in una scuola di Bienno. La sua vita si è fermata proprio in provincia di Brescia, in quel paesino: dove la natura incontaminata la fa da padrona. Sarà stato, forse, il piacere di godere dell’aria pura, di passeggiare tra gli alberi verso la montagna, di gustare la bellezza dei luoghi, che lo spinsero una domenica ad uscire in solitaria.
Certo è che aveva lasciato il cellulare a casa, forse dimenticato o per staccarsi dal mondo mondano, per assorbire le ispirazioni che il luogo offriva e magari ideare una nuova proposta editoriale. Supposizioni, realtà, non si sa, quel che è certo è che è uscito e non ha fatto più ritorno a casa, non ha risposto alle telefonate dei cari che hanno allertato i soccorsi e poi ritrovato dopo cinque giorni in un burrone, una fatalità, una distrazione, una perdita di coscienza, la morte lo ha strappato ai suoi sogni.
La sua attività letteraria annovera C’è chi si lamenta della pioggia, Mnemosine Nel ripetersi delle cose editi da Homo Scrivens Binario 8 Edito Photocity.it.
Conoscere l’intima anima di Domenico Carrara lo si può fare attraverso i suoi scritti, i suoi appunti:
Stringere finchè possibile
la fortuna d’esserci,
se fortuna rimane.
Pregare che un temporale
ti riporti delle voci,
non ti strappi nessuno.
Provare a darsi un cammino,
lieve peso sulla schiena,
spinta sino a scomparire.
In questa poesia c’è quasi un presagio del suo destino, darsi un cammino fino a scomparire, le voci nel temporale, sembra riportare il suo percorso di vita breve, la camminata verso la montagna, e il suo andare dal Sud al Nord per nuovo avvenire, la fortuna avuta nella speranza esaudita di un posto la fortuna che lui richiama nella poesia e che poi indica se fortuna rimane.
Carla Abenante
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