Di record in record. Di aumento in aumento. Di preoccupazione in preoccupazione. Sembra di parafrasare I cieli d’Irlanda, magistralmente interpretata da Fiorella Mannoia. L’argomento del giorno è il gas, anzi il suo prezzo costantemente in crescita tanto da toccare (persino più volte nello stesso giorno) vertici mai raggiunti in passato. Con evidenti ricadute sulla vita di tutti noi. Già i calcoli di queste ultime ore hanno quantificato in +70% rispetto ad un anno fa i costi che una famiglia media deve sostenere per l’energia. E le cose, senza decisi interventi dei governanti italici ed europei, sono destinate soltanto a peggiorare.
La questione è molto semplice. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la conseguente guerra ha provocato la reazione compatta dell’intero mondo occidentale attraverso sanzioni e limitazioni di varia natura; alle quali Mosca ha risposto con una forte contrazione delle forniture di gas o addirittura chiudendo i rubinetti. E’ vero, tutti si sono dati da fare aumentando le importazioni da altri Paesi (Algeria, Azerbaigian), ma ciò non è bastato ad impedire che le quotazioni della materia prima schizzassero alle stelle. Il problema investe soprattutto l’Europa priva di risorse proprie, mentre investe relativamente sia gli Stati Uniti che la Cina. Insomma, tocca a noi trovare soluzioni adeguate e con l’inverno che si avvicina non c’è assolutamente tempo da perdere.
Secondo autorevoli fonti di governo, entro la fine del 2023 l’Italia sarà libera dalla dipendenza dal gas russo. Senza mettere in alcun dubbio la serietà e l’affidabilità di tali prese di posizione, restano (per ora) irrisolte due questioni fondamentali: come passare senza particolari problemi i mesi più freddi e i costi assolutamente insostenibili per famiglie e soprattutto imprese. Insomma, per dirla con il grande Eduardo addà passà a’ nuttata. Soluzioni immediate non se ne vedono all’orizzonte se non aumentare ancora le importazioni e intervenire in maniera stringente sul calmieramento dei prezzi. Ma è sul medio e lungo termine che bisogna assolutamente intervenire: subito e senza ulteriori indugi.
La strada del nucleare è un’utopia senza logica. Ammesso che un cantiere per installare una centrale di quel tipo parta oggi, ci vorrebbero una decina d’anni prima che possa essere prodotto un solo watt di energia: è un tempo enorme che non possiamo permetterci. Tornare ad un uso intensivo di petrolio e carbone ha costi insostenibili sul piano ambientale oltre a lasciare intatto il problema dell’approvvigionamento. Una cinquantina di anni si fece ricorso alle domeniche a piedi e alle targhe alterne per far fronte alla crisi petrolifera: oggi è oggettivamente sostenibile ed economicamente sopportabile una soluzione del genere?
Senza tirarla troppo per le lunghe, è tempo di buttarsi a capofitto sulle energie sostenibili: eolico e soprattutto solare. I costi non sono proprio bassissimi, ma con l’attuale situazione non ci sono molte strade alternative. Tanto più che, nonostante le lamentazioni delle prefiche di turno, l’impatto ambientale è abbastanza relativo. La smettano gli ecologisti da strapazzo di straparlare sul consumo di suolo o sulla cancellazione del paesaggio: nessuno sano di mente ha in animo di installare pannelli fotovoltaici sul Colosseo o sulla Costiera Amalfitana. E nessuno pensa di sradicare un vigneto o un uliveto o distruggere risaie o campi di grano per sostituirli con impianti che producono energia. Ma ci sono in tutta Italia tante zone disabitate e prive di vegetazione (se non erbacce e arbusti senza alcun pregio) che possono, anzi devono, essere utilizzate per questo scopo. Lo si faccia a tappeto su tutti gli edifici pubblici (e anche privati); lo si faccia (ove possibile) nelle abitazioni. Tanto più che tali fonti sono inesauribili e non dipendono dalle bizze del dittatore di turno.
Buona domenica.
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