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Le differenze di genere e la necessaria equità nello sport

di | 2024-08-09T18:13:36+02:00 11-8-2024 5:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

MILANO – L’incontro di pugilato tra Angela Carini e Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024 ha innescato un dibattito acceso sulle questioni di genere ed equità nello sport. Il match si è concluso bruscamente dopo soli 46 secondi, quando Carini ha deciso di ritirarsi dopo aver ricevuto diversi colpi alla testa da Khelif, affermando di voler “salvaguardare la sua vita”. L’atleta azzurra, in un’intervista, ha spiegato di aver provato un forte dolore al naso e, con la maturità di una pugile esperta, ha scelto di non proseguire il match. Nonostante abbia precisato di non voler fare dichiarazioni politiche rifiutando di stringere la mano a Khelif, il suo gesto ha generato un’ondata di critiche verso l’algerina.

Reazioni e controversie A seguito dell’incontro, sui social media sono circolate accuse infondate nei confronti di Imane Khelif, definita da alcuni come un “maschio biologico” che non dovrebbe gareggiare contro le donne. Queste accuse sono state alimentate dalla sua squalifica dai campionati mondiali del 2023, dove si ritiene abbia fallito un “test di eleggibilità di genere”. Tuttavia, la questione delle Differenze di Sviluppo Sessuale (DSD) è complessa e non può essere ridotta a semplici etichette. In risposta alle polemiche, figure pubbliche (come l’attrice Gabrielle Union) si sono schierate in difesa di Khelif, condannando le critiche. D’altro canto, figure politiche (come Donald Trump e Marjorie Taylor Greene) hanno sfruttato la situazione per promuovere la loro agenda, promettendo azioni per “mantenere gli uomini fuori dagli sport femminili”. È importante sottolineare che Khelif è sempre stata riconosciuta come atleta femminile, avendo gareggiato e vissuto come tale.

La condizione del DSD Il caso di Imane Khelif ha portato all’attenzione il tema delle differenze di sviluppo sessuale (DSD). Le persone con DSD possono presentare caratteristiche biologiche di entrambi i sessi, incluse variazioni nei livelli di testosterone. Queste caratteristiche possono potenzialmente offrire un vantaggio in sport dove forza e resistenza sono cruciali. Tuttavia, determinare l’idoneità a competere basandosi esclusivamente sui livelli di testosterone è controverso, poiché le variazioni naturali sono comuni tra gli atleti.

L’Associazione Internazionale di Boxe (IBA), che non gestisce la boxe olimpica a causa di una disputa con il CIO, ha dichiarato che i test indicano vantaggi per Khelif e altre atlete, senza specificare quali test siano stati usati. Il CIO ha confermato che Khelif è stata autorizzata a competere a Parigi basandosi su passaporti e altre certificazioni mediche, come avvenuto in precedenti competizioni. Tuttavia, i dettagli sui test di eleggibilità di genere rimangono non chiariti al pubblico. La questione delle atlete con DSD non è nuova nel mondo dello sport. Un caso emblematico è quello della velocista sudafricana Caster Semenya, la cui partecipazione alle competizioni internazionali è stata oggetto di polemiche e restrizioni a causa dei suoi livelli di testosterone. Semenya è stata costretta a sottoporsi a test di verifica del sesso e, successivamente, a prendere farmaci per ridurre i suoi livelli di testosterone, sollevando domande sulla giustizia e sui diritti umani. Altri casi simili hanno coinvolto atlete come Dutee Chand e Annet Negesa, che hanno affrontato sfide legali e personali legate alle loro caratteristiche biologiche.

Caster Semenya

Conclusione L’incontro tra Carini e Khelif alle Olimpiadi di Parigi mette in luce le complesse dinamiche tra genere, biologia e sport. È fondamentale che le organizzazioni sportive trovino un equilibrio per garantire che tutte le atlete competano ad armi pari e il rispetto dei diritti delle atlete con DSD. Attraverso comprensione e dialogo, si può contribuire a creare un ambiente sportivo più inclusivo ed equo, dove gli atleti possano competere con dignità e rispetto. Dunque, le politiche future dovranno affrontare queste sfide in modo trasparente e basato su evidenze scientifiche, per promuovere equità e inclusione nello sport globale.

Ivana Tuzi

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