Milano – «Fra Israele e Palestina in mezzo ci sono le vittime». Lo ha accennato Francesco Guccini alla presentazione di “Canzoni da osteria”, il suo nuovo progetto discografico con il quale ci accompagna ancora una volta tra le sue melodie del cuore e le immagini evocative dei suoi ricordi. «Mi sono girate per la testa per anni – ha confessato –. Erano tante, forse troppe, e ce ne sarebbero state a sufficienza per confezionare altri venti progetti».
Naturale prosecuzione del precedente album “Canzoni da intorto”, certificato disco di platino, vincitore della Targa Tenco per la categoria interprete di canzoni e album fisico più venduto del 2022 che ha segnato il ritorno a cantare di Francesco Guccini a dieci anni di distanza dall’ultimo progetto in studio, “Canzoni da osteria” è una raccolta di canti popolari selezionati dal maestro, rivisitati in chiave strettamente personale, per un suggestivo viaggio tra culture e tradizioni nascoste, veri e propri gioielli del repertorio nazionale e internazionale: «Passo per un grande esperto di osterie ma in effetti ne conoscevo solo tre: una chiudeva alle 8 di sera, l’osteria delle Dame l’ho frequentata per un paio d’anni, e l’altra dei Poeti, verso la fine degli anni sessanta. Le osterie erano frequentate da anziani, tutti semialcolizzati, a bere sangiovese».
Un viaggio sonoro lungo 14 tracce tra cultura, tradizioni nascoste e storia, che ha come punto di partenza l’inno italiano della Resistenza “Bella ciao”, prosegue in Sud America con “Jacinto Chiclana”, “El caballo negro”, “La chacarera del 55” con Flaco Biondini e “Sur”, fino a cantare dell’amore in ogni sua forma con “Amore dove sei”, “Maria la guerza” e “La tieta”; non mancano le tradizionali “Il canto dei battipali” in veneto, “La maduneina dal Baurgh ’d San Pir” in bolognese, “Hava nagila” in ebraico, la nostalgica “The last thing on my mind” e il folk americano in “Cotton fields” e, a chiudere il disco tra il greco e l’italiano, il brano bilingue “21 aprile”.
«Ho scelto personalmente “Bella ciao”, che è stata cantata da molte donne, la cantavano soprattutto le mondine. É diventata il simbolo della protesta: mi sono concesso una licenza cantanto ‘ho trovato l’oppressor’ e non ‘l’invasor’». “Canzoni da osteria” è disponibile nei formati cd, cd limited edition maxi formato, vinile, vinile special edition (edizione limitata numerata e colorata), e per i veri intenditori uno speciale doppio vinile edizione esclusiva con tracce strumentali incisione diretta dai mix (edizione limitata e numerata).
«All’osteria delle dame non si cantavano solo canzoni bolognesi ma anche politiche, ironiche reinterpretazioni di canzoni sanremesi – osserva –. Uno studente israeliano di nome Elisha che studiava medicina introdusse una canzone ebraica, “Hava nagila”: nei giorni scorsi quello studente, ormai medico, mi ha telefonato colto dalla nostalgia per la Bologna di quegli anni e per i suoi amici di allora». Francesco Guccini è un artista a tutto tondo, autore, cantautore, scrittore, e chi più ne ha più ne metta. «Ho letto tanto, il primo libro all’età di 5 anni, non andavo ancora a scuola, ho letto di tutto – chiosa –. Ora non riesco più a leggere e questo mi fa soffrire tantissimo: mi arrivano valanghe di libri ma non riesco più a leggerli».
In occasione della pubblicazione di questo nuovo progetto discografico, fino a domenica 26 novembre, nell’ambito della Milano Music Week a Milano lungo via Dante sarà possibile prendere parte all’esperienza immersiva di “Ma ho fatto anche il cantautore, Francesco Guccini: oltre il palco”, la mostra fotografica a cielo aperto che NEWU, società di consulenza strategico-creativa, ha concepito e realizzato per BMG Italia con l’obiettivo di raccontare un Guccini inedito, privato, con alcuni degli scatti più iconici che ripercorrono la vita, la storia e la sua carriera lontano dal palcoscenico. Francesco Guccini presenterà “Canzoni da osteria” venerdì 1 dicembre a Bologna presso il Cinema Modernissimo.
Franco Gigante
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