NAPOLI – Un breve fiume, il Sarno, che attraversa l’intero Agro nocerino e parte dell’hinterland vesuviano. Lungo appena 24 km, è noto per essere il fiume più inquinato d’Europa, insieme ai torrenti Cavaiola e Solofrana. L’inquinamento della falda acquifera per gli scarichi urbani e industriali, provenienti dalle industrie private conciarie e agroalimentari, ha causato un forte degrado del territorio, oltre ad un incremento dell’incidenza di malattie allergiche e di patologie tumorali. Poi è arrivata la pandemia da Covid 19. Il blocco di tutte le attività produttive, con il conseguente arresto dello sversamento di rifiuti, sia dalle fabbriche che dagli agricoltori, ha riportato le acque alla loro limpidezza originaria.
Ma bisogna essere molto cauti, prima di dichiarare la guarigione del fiume. Non può bastare la vista di acque limpide e trasparenti per proclamare la cessazione dell’inquinamento e le sue conseguenze. Se è vero che il blocco delle attività ha fermato lo sversamento degli scarichi industriali e urbani, permane ancora una gran quantità di rifiuti solidi e reflui nel bacino idrografico del fiume. La mancanza di un efficace sistema di depurazione delle acque fluviali è alla base del disastro della falda acquifera.
Chissà se questo particolare momento, in cui la Natura sembra essersi presa una grande rivincita nei confronti delle azioni sciagurate e devastatrici dell’uomo, possa far scaturire nell’uomo la speranza di un futuro migliore, a favore dei più elementari criteri del buonsenso, in grado di preservare l’ambiente e garantire uno sviluppo sostenibile nel nostro pianeta.
Amalia Ammirati
Nell’immagine di copertina, il fiume Sarno pulito
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