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L’arte della ribellione dell’ignoto Banksy

di | 2020-11-01T06:46:12+01:00 1-11-2020 6:10|Arte, Sezione 3|0 Commenti

NAPOLI – E’ sempre più conosciuta l’arte di strada di un grande artista dal volto sconosciuto di nome Banksy. La sua è un’arte che attrae, che è diventata ormai di dominio pubblico. Ma la cosa anomala e che attrae è forse proprio il fatto che si tratta di un uomo senza volto. Sconosciuto alla massa, i suoi murales però riescono ad avere sull’osservatore un impatto enorme, ad infondere una grande carica emotiva che viene fuori dall’ironia e dalla sagacia dei messaggi che manda. Nell’osservare le sue opere si genera istantaneamente un contesto magico dalla potenza evocativa incredibile. Immagini dal linguaggio innovativo che l’artista ha reso rivoluzionarie nel loro tempo e nei diversi contesti dove vengono esposte. Banksy ha saputo creare una grammatica del disegno che rende le immagini icone, in grado di veicolare messaggi, stati d’animo, emozioni.

Tutti conoscono Banksy. E in tanti lo amano. È talmente noto che il termine “the Banksy effect” è diventato ormai un detto comune. L’effetto Banksy spopola da anni e non cessa di espandersi. Lo street artist inglese è di fatto patrimonio della cultura e dell’immaginario popolare collettivo come una popstar. La guerra, la ricchezza e la povertà, gli animali, la globalizzazione, il consumismo, la politica, il potere, l’ecologia sono i temi che Banksy affronta. Sono i temi del mondo che viviamo ogni giorno e che il genio dell’artista trasforma in opere d’arte.

Quello che sappiamo è che si è formato negli ambienti underground dell’Inghilterra, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti e che la sua produzione artistica, iniziata a fine anni Novanta, continua incessante soprattutto in questo periodo. Le sue opere costituite da graffiti e varie performance e incursioni hanno invaso numerose città, da Bristol a Londra, da New York a Gerusalemme fino a Venezia.

In questi giorni è in visione al cinema “Banksy, l’arte della ribellione”: il film diretto da Elio España, è una riprova che di questa figura, ormai non più così misteriosa, c’è sempre qualcosa da raccontare. Divenuto un fenomeno popolarissimo, non si può non raccontare e parlare di lui. Ci vuole coraggio, e anche tanto, per presentarsi da perfetti sconosciuti in una realtà come quella in cui viviamo, standardizzata, priva di umanità, e invocare cose in cui nessuno crede in maniera autentica, originale nella forma cioè vera, come la pace, la giustizia e la libertà.

Non si sa perché le persone siano così entusiaste, sui canali mediatici, di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata: da questo punto di vista l’invisibilità è un superpotere e la pubblicizzazione di sé sicuramente una debolezza. Banksy ha questa grande dote, mostrarsi nel non farsi vedere, proporre una linea di pensiero senza omologarsi, cogliere il nodo della questione e attraverso una figura, una immagine assolutamente essenziale dare un giudizio chiaro e forte. Lunga vita a Banksy.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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