MILANO – Il Caffè Pedrocchi di Padova, uno dei più famosi caffè storici italiani, il 9 settembre nell’ambito della rassegna dei Caffè Letterari d’Italia e d’Europa ha accolto un gruppo di autori, artisti e imprenditori radunati nella famosa Sala Bianca. Tema della serata, tra “l’essere e l’apparire”, il tempo della bellezza, titolo di due raccolte di poesie del poeta Antonio Lera. Gli intervenuti, provenienti da diverse parti d’Italia, hanno illustrato personali composizioni in prosa e poesia riguardanti la tematica proposta. Un’occasione per riaffermare la posizione di prestigio di questo luogo come luogo di cultura e aggregazione dal 1800 a oggi, uno dei più famosi Caffè Letterari d’Italia e d’Europa, a pieno titolo nell’associazione Agape di cui Antonio Lera è il presidente.
Il Pedrocchi è uno dei più famosi caffè letterari italiani dell’Ottocento testimone del Risorgimento, frequentato da artisti, letterati italiani ed europei tra cui Eleonora Duse, il futurista Marinetti, D’Annunzio fino a Balzac e Stendhal e altri a cui si sono uniti nel tempo politici e patrioti, professori universitari e studenti. Il Caffè, punto di riferimento per la città, era il luogo dove si davano appuntamento esponenti della borghesia padovana, intellettuali e letterati, ma anche un luogo dove si organizzavano feste, balli di carnevale, riunioni massoniche e dove si intessevano relazioni sociali e si concludevano affari. Luogo comunque aperto a tutti anche a studenti squattrinati che potevano fermarsi senza consumare nella Sala Verde per bere un bicchiere d’acqua e leggere il giornale. Infatti il detto “restare al verde” proviene proprio da qui.
E la tradizione che caratterizza questa sala è tutt’oggi valida perciò chiunque voglia fermarsi e sedersi per conversare e leggere il giornale senza obbligo di consumazione può farlo tranquillamente. La Sala Bianca invece conserva significative tracce storiche che denotano l’importanza del caffè Pedrocchi come teatro di avvenimenti legati ai moti risorgimentali studenteschi. L’ 8 febbraio del 1848 l’edificio fu teatro degli scontri che portarono i giovani patrioti a ribellarsi ai dominatori austriaci e nella sala ci sono buchi lasciati dalle pallottole austriache sparate durante gli scontri. La Sala Rossa invece è quella centrale con il bancone in marmo. É evidente che il colore di queste sale non è casuale giacché richiamano i colori della bandiera italiana, in onore di quell’Italia che proprio nell’800 si andava costruendo.
Le origini del Caffè Pedrocchi risalgono al 1772 quando un bergamasco, di Rovetta per la precisione, si trasferì a Padova dove avviò una bottega del caffè poiché proprio in quegli anni si era diffusa in Italia la moda di bere quella bevanda. Fu il figlio Antonio Pedrocchi che, ereditata la proprietà nell‘800, investì i guadagni nell’acquisire gli stabili limitrofi e nel 1826 presentò alle autorità comunali il progetto per la realizzazione di un vero e proprio stabilimento che comprendeva i locali per la torrefazione, la conservazione del caffè con la ghiacciaia ed i locali per la mescita.
Il progetto fu affidato al veneziano Giuseppe Jappelli, architetto ed ingegnere di fama europea che, nonostante la pianta irregolare del complesso, riuscì a realizzare un’opera elegante ed unica. Nel 1839 venne poi aggiunto il corpo in stile neogotico – il “Pedrocchino” – destinato ad accogliere la pasticceria e negli anni successivi ulteriormente ampliato con l’aggiunte delle sale dei piani superiori.
Il magnifico piano Nobile, la sala etrusca, la sala greca, la sala romana, la sala ercolana, la sala egizia, la sala moresca, lo stanzino barocco, rinascimentale, la sala gotica-medievale e la fastosa sala Rossini, la più grande, spazio adibito alle feste e ai balli. Il Pedrocchi è anche detto “Caffè senza porte” perché aperto 24 ore e fu letteralmente senza porte fino al 1916 quando si decise di chiudere la sera spegnendo le luci per non dare riferimenti agli aerei che bombardavano la città durante la prima guerra mondiale.
Ancora oggi davanti a una tazzina di caffè o gustando lo Zabaione Stendhal bontà da riscoprire e valorizzare, si incontrano intellettuali, artisti, accademici e studenti, proprio come nell’800 mantenendo intatte le motivazioni che fanno di questo caffè, un Caffè Letterario.
Margherita Bonfilio
Articolo interessante.
Attratta da tutte le espressioni di carattere culturale, sarò felice di visitare il Caffè Pedrocchi quando avrò l’occasione di trovarmi a Padova.