//Gli antichi romani? Come noi, o quasi

Gli antichi romani? Come noi, o quasi

di | 2022-02-20T07:21:05+01:00 20-2-2022 7:00|Top Blogger|0 Commenti

L’antica Roma, i romani di quel tempo, la civiltà romana. Quanto ne sappiamo noi, uomini del XXI secolo, di quella grande potenza che ci ha lasciato tantissimi segni del suo passaggio? Del mondo romano conosciamo tutto, o quasi. Sappiamo moltissimo dei suoi re, degli imperatori, delle conquiste e del suo diffondersi su tutta quella che oggi è l’Europa e anche oltre. Ma, come scrive Alberto Angela nel suo libro “Una giornata nell’antica Roma, vita quotidiana, segreti e curiosità”) “…le informazioni sul mondo romano non arrivano quasi mai alla gente e spesso rimangono prigioniere nelle pubblicazioni specialistiche o nei siti archeologici”. E allora il suddetto libro ci racconta della vita quotidiana dei nostri lontanissimi (in termini di tempo, ovviamente) antenati, ci fa entrare nelle loro case svelandoci segreti e offrendoci curiosità inaspettate. L’autore accompagna il lettore in una fantastica passeggiata per le vie dell’antica Caput mundi, lo fa camminare nelle strade e nei vicoli, lo fa entrare nelle terme e lo fa parlare con la gente di quel tempo. “Le scene che vi scorreranno davanti agli occhi – sottolinea Angela – non sono immaginarie, ma derivano direttamente dai risultati di studi e scoperte archeologiche, da analisi di laboratorio di reperti e scheletri o dall’esame di testi antichi”.

I Fori imperiali a Roma

Nel II secolo d.C. Roma è all’apice della sua potenza e del suo splendore, la città copre un territorio di 1800 ettari con un perimetro di 22 chilometri e conta circa un milione/un milione e mezzo di abitanti. Ma come era la città, dove vivevano i romani? Allora come oggi, solo i ricchi e i nobili, e non erano molti, potevano permettersi di abitare in ville con tanto di servitù, le cosiddette domus. La maggioranza della popolazione viveva in grandi caseggiati, spesso in condizioni disagiate: le insule. Erano veri e propri condomini, complessi abitativi che potremmo paragonare a villaggi o borghi messi in verticale, con fabbricati che in qualche caso superavano i 20 metri d’altezza. Quindi simili ai quartieri dei giorni nostri. Con la differenza che all’ultimo piano, quello che oggi potremmo definire attico, ci abitavano le famiglie meno abbienti. Per due motivi, il primo perché la manutenzione era scarsa e non erano per niente rare le infiltrazioni d’acqua. Poi in caso d’incendio – a quei tempi alquanto frequenti – raggiungere di corsa la strada era più difficile. Al pianterreno, ieri come oggi, c’erano invece i negozi sopra ai quali, al primo piano, vivevano in genere gli stessi gestori dell’attività.
Un altro aspetto che accomuna la Roma antica a quella attuale erano le piante rampicanti che ricoprivano le ringhiere dei balconi.
Anche a quei tempi le donne ci tenevano molto alla loro bellezza, l’uso del trucco era assai frequente, soprattutto tra le più ricche. Immaginate la domina, la padrona di casa, seduta su una poltrona di vimini con lo schienale alto mentre una schiava con un bastoncino di carbone le sta allungando le sopracciglia e un’altra che regge uno specchio di bronzo in modo che la padrona possa seguire attimo dopo attimo la regolazione del trucco. In un tavolo al suo fianco creme, profumi e ungenti contenuti in piccole anfore di vetro, terracotta e alabastro.

E com’era la colazione dei romani, lo ientaculum? Ovviamente i poveri si dovevano arrangiare e non sempre trovavano qualcosa da mettere sotto i denti mentre per gli aristocratici la scelta era ben più ampia. Pane, focacce, miele e latte erano gli alimenti più diffusi.
I romani avevano molta cura della propria bocca. A quell’epoca esistevano dentifrici a base di bicarbonato di sodio che lo schiavo spalmava sui denti del padrone ma c’era anche chi preferiva un modo assai sconcertante per noi: lavarseli con l’urina.

La scuola al tempo dell’antica Roma

Un’altra curiosità: a che cosa giocavano i bambini? Ieri come oggi giocavano con le biglie, ovviamente, ma non di vetro o di ceramica, costavano troppo. Allora utilizzavano delle semplici noci. Poi c’era la cosiddetta moscacieca e giocare alle battaglie cavalcando delle canne. Da bambini anche noi – quelli della mia generazione – lo abbiamo fatto. E le femminucce? Beh, le bambole sono sempre esistite!
Nelle osterie gli adulti giocavano a morra (micatio), nei vicoli del centro si scommetteva con il testa o croce (navia aut capita). Poi c’era l’intramontabile pari e dispari (par impar) che al tempo dei romani consisteva nell’indovinare il numero dei sassolini che l’avversario nascondeva nella mano.
Andare a scuola, il Foro, i medici dei romani, il pranzo, le terme: tanti gli argomenti che Alberto Angela fa vivere da vicino nel suo libro. E non tralascia quello del sesso. Nella società romana l’uomo è al centro di tutto e anche nella sessualità il mondo gravita intorno a lui. “I suoi partner – scrive – devono procurargli piacere, siano essi donne o ragazzi, oltre alla sposa che deve rimanere sempre fedele”. E un marito tradito poteva uccidere moglie e amante. La sola regola da rispettare era che la persona con cui l’uomo faceva sesso fuori del matrimonio doveva essere di rango inferiore, cioè non doveva essere cittadino romano come lui, ma uno schiavo o una schiava.
E dove compravano il sesso i romani? Nei lupanari, i bordelli, oppure in certe zone della città (come avviene pure oggi). Secondo gli storici nel sesso i romani avevano le loro regole, i loro tabù e su tali argomenti esistono ancora numerosi luoghi comuni. “Per prima cosa c’è da dire – afferma ancora Alberto Angela – che on erano affatto depravati, viziosi e immorali come a volta si pensa. Anzi, giudicherebbero la nostra sessualità eccessivamente complicata e carica di sovrastrutture mentali e di ruoli: con troppe regole su cosa può fare un uomo e cosa può fare una donna, cosa è osceno e cosa non lo è, come deve essere il comportamento di un eterosessuale e quello di un omosessuale”.
Insomma, il libro di Alberto Angela fa vivere la vita dell’antica Roma dal di dentro, illustrando gli aspetti quotidiani ma importanti di un popolo che ha segnato per 1500 anni e per il futuro la cultura, le abitudini, la storia di un intero continente. E che, a guardar bene, non è stato tanto diverso da noi italiani di oggi.

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