NAPOLI – L’uomo, per sua natura, vive sin dal concepimento, in una perenne attesa. Si è da subito proiettati nel futuro. Per nove mesi si attende la nascita, il primo respiro e comincia la lunga attesa degli accadimenti che denotano lo sviluppo e la crescita di ognuno di noi. Si attende il primo dentino, la prima parola e via via il primo giorno di scuola, il primo bacio…
Da giovani le nostre aspettative sono tantissime, ma non calano in età matura; si vive in perenne attesa di qualcosa che ci cambierà, che cambierà il mondo attorno a noi. Intanto gli anni si susseguono, si attende un compagno, un figlio, un nipote e così i capodanni richiamano inevitabilmente ad un bilancio complessivo dell’anno trascorso: cambiamenti? Novità? Qualcuno ci ha lasciato, qualcuno è nato e noi con un anno in più ci osserviamo allo specchio: qualche nuova ruga e qualche esperienza in più che ci ha segnato nel profondo, perché il vero cammino arriva e si svolge dentro di noi.
Il senso della vita in questo passaggio ciclico del tempo sta proprio nel sentire quest’attesa rinnovata, nella speranza che a partire dalla mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno, ci siano per noi in serbo nuove prospettive che ci facciano vedere le stesse cose, ma in maniera completamente diversa: nuovi incontri, nuove occasioni, nuove speranze…
L’anno che verrà è seducente perché porta con sé un bagaglio di aspettative e di speranze credendo sempre che il meglio debba ancora venire. E allora leggiamo gli oroscopi, guardiamo le stelle come se il cambiamento dovesse venire da fuori e aspettiamo il giorno che passi non pensando per un attimo a vivere intensamente quel giorno stesso, che non tornerà mai più e che il giorno che verrà sarà un passo ulteriore verso la fine del nostro percorso terreno.
E allora cosa ci attendiamo, cosa ci spinge al desiderio se non l’amore e la speranza di essere amati? L’amore resta l’unico alimentatore di questo desiderio d’attesa. Difficilmente ci voltiamo indietro verso l’anno vecchio acciaccato, disilluso, perdente, intriso di eventi tragici causati dall’uomo che ha perso di vista la bussola che lo avrebbe invece condotto a perseguire un bene comune e questo avviene ogni anno. Ingrati verso un anno sì vecchio, ma che magari correderà di nostalgia i nostri ricordi futuri, ma nonostante tutto, la sera dell’ultimo dell’anno ci buttiamo alle spalle le vecchie cose brindando all’anno che verrà che ha un aspetto giovane, brillante portatore di nuova speranza per le nuove generazioni del secondo millennio.
Alla notte di Capodanno si affidano tutte le nostre paure ed aspettative e tutto assume valore simbolico con riti scaramantici, abbuffate come se non ci fosse un domani, in famiglia, con amici il brindisi e il countdown obbligatori e “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando ed è questa (l’unica) novità”. Buon Anno.
Angela Ristaldo
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