PERUGIA – La sua filosofia è sintetizzata in poche parole: “Trasformare la forma dandogli sostanza”. Lanfranco Lanari ha lavorato per lustri negli uffici giudiziari dell’Umbria (Norcia, Spoleto e, infine, a Perugia), ma la sua passione, da sempre, sono stati i sassi. Di ogni misura, di ogni colore. Raccolti in Italia o all’estero (uno glielo hanno riportato persino dal Marocco). Lui di questa materia, dura ed elementare, ha fatto la base del suo estro artistico, assemblando e fissando i ciottoli, sulla carta e su altri supporti soprattutto di legno, ma senza colorarli, al massimo lucidandoli.
Nella storia umana i sassi hanno detenuto una posizione importante: lavorando la pietra in vari modi gli uomini preistorici costruirono le armi per procacciarsi il cibo (e poi per farsi la guerra); Davide utilizzò un sasso, ben levigato, per colpire ed abbattere con la fionda il gigantesco nemico Golia; i frombolieri (famosi quelli delle Baleari) rivestirono un ruolo decisivo nelle battaglie per molti secoli dai tempi della Repubblica Romana all’Impero ed oltre); in epoca più recente (1746) si colloca Giovan Battista Perasso, detto Balilla che, a Genova, scatenò una protesta di popolo scagliando pietre contro i soldati dell’impero asburgico e le sassate firmarono l’Intifada “delle pietre” (1987) dei palestinesi contro Israele. Lanari usa in maniera pacifica oltre che creativa, questo materiale facile da reperire e al quale è difficile dare un valore venale, regalando (quasi) un’anima a quello che appare come qualcosa di inanimato.
Qualche settimana fa a Monteleone la sua mostra di opere – dal titolo “Sassi d’arte”, create appunto con i ciottoli – ha raccolto consensi unanimi. Tanto che l’autore ha già ricevuto contatti per replicare l’esposizione in altre realtà. Dare forme nuove, inconsuete, fantastiche alla pietra è stata una illuminazione che, per Lanari, risale agli inizi degli anni Ottanta e che, sulle prime, si è concretizzata nel varo di piccoli oggetti costruiti per fare dei regali ai figli o agli amici. L’evoluzione di questo hobby ha portato poi alla produzione di simpatici fraticelli (non siamo forse nella terra dei francescani e dei benedettini?) fino ad approdare ai quadri.
Con personaggi sempre sorridenti, perché “bisogna spargere ottimismo” nel mondo. Da quando, poi, il funzionario pubblico ha raggiunto l’età della pensione quello che in precedenza aveva tutti i crismi di un passatempo – il suo laboratorio si trova in garage, nel quale da decenni l’auto di famiglia non trova più spazi – è diventato una vera e propria inclinazione artistica. Da sempre, quando cammina in riva al mare o sugli argini dei fiumi o sulle pietraie collinari e montane, l’artista guarda a terra. E i ciottoli, che per la maggioranza di noi, non rappresentano che materia inerte, nella sua fantasia prendono già forma e collocazione al primo sguardo.
Egli, infatti, non li manipola, non li scheggia ma li usa così come la natura glieli offre. Semplicemente li mette insieme. Talvolta, poi, a regalargli suggerimenti preziosi tocca ai nipotini che l’11 settembre sono saliti a quota 8 (sette femmine e un maschietto: Viola, Giorgia, Sofia, Miriam, Giulia, Arianna, Luca e Susanna, la più grande di sette anni, la più piccola di pochi giorni). Proprio in occasione della nascita di Susanna, l’ultima arrivata, l’uomo che trasforma i sassi, ha dato vita ad una suggestiva composizione nella quale ognuno dei sette tra fratelli e cugini ha rivolto un invito alla neonata: “Vieni a giocare con noi”. Perché la vena artistica è sicuramente importante per Lanfranco Lanari, ma la famiglia lo è ancora di più.
Elio Clero Bertoldi
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