ROMA – Gli esperti non hanno dubbi: immergersi nell’atmosfera natalizia fa mantenere i contatti con il bambino che è in noi, facendo sembrare più lontani le responsabilità e i problemi della vita adulta. Quindi se avete già allestito l’albero e siete pronti per addobbare casa con le luci natalizie, non c’è nulla di strano: siete solo persone felici.
Ogni anno è sempre la stessa storia: gli amanti del Natale vorrebbero tirar fuori dalla cantina luci e albero al cambio dell’ora legale. I non amanti del Natale invece difendono l’idea che “la casa non va addobbata a novembre, ma dall’8 dicembre in poi perché la tradizione vuole che albero e presepe vengano preparati l’8 dicembre (giorno dell’Immacolata Concezione). Così, se qualcuno già impacchetta regali, qualcun altro non srotola un nastro prima del 24 mattina: una vera e propria regola per i non amanti della festa di Babbo Natale. Ma decorare casa prima ha i suoi benefici e a confermarlo sono gli esperti, stabilendo che chi predispone gli addobbi natalizi in anticipo è più felice degli altri.
Riga, la capitale della Lettonia, da sempre rivendica con orgoglio di aver ospitato il primo albero di Natale della storia. Proprio a Riga, infatti, c’è uno stemma in terracotta deposto sul punto in cui sarebbe stato innalzato un abete natalizio che si ritiene fosse stato ornato da decorazioni di carta e poi bruciato in segno di buon augurio per l’arrivo dell’inverno. In Estonia la pensano diversamente e si afferma invece che il primo albero di Natale fu creato a Tallin, nel 1441. I bambini lo amano anche perché sanno che è portatore di doni. In effetti, i regali si appendevano un tempo ai suoi rami assieme a frutta, focacce, biscotti. Poi i doni sono finiti sotto l’albero, perché la società dei consumi li ha via via moltiplicati e ingigantiti, derubandoli del significato intimo e personale che aveva in precedenza.
Per avere le prime testimonianze scritte circa la diffusione e l’affermazione dell’albero di Natale come lo conosciamo oggi, occorre arrivare al XV secolo quando la Confraternita dei fornai di Friburgo pose in occasione del Natale, nell’ospedale della città, un albero “adorno di mele, pere, noci colorate, cialde, piccole focacce, biscotti, carta colorata e fronzoli vari”. A Capodanno l’albero veniva scosso per far cadere le focacce e la frutta come segno beneaugurante per l’anno nuovo. Nel 1604 a Strasburgo si ha testimonianza che “nelle osterie venivano sistemati degli abeti a cui venivano appese delle rose di carta di vari colori assieme a mele, focacce, zucchero e oggetti in similoro”. L’albero così adorno venne chiamato albero di Natale o albero di Cristo o anche albero di Maggio, in quanto anticipava la speranza nella fioritura di un nuovo raccolto. La leggenda attribuisce a Lutero, il fondatore del protestantesimo, la diffusione dell’albero di Natale ornato di candele. Si dice che egli, tornando verso Wittenberg in una notte di vigilia, fosse rimasto colpito dallo splendore dei ghiaccioli appesi agli abeti, che splendevano alla luce delle stelle. Per cui ebbe l’idea di porre delle candele sull’albero per illuminarlo. L’albero di Natale divenne così anche l’albero delle Luci e venne considerato segno del protestantesimo. Tali alberi con le candele si diffusero tra il XVII e il XVIII secolo e venivano allestiti nelle strade. Ma vennero presto vietati per il grande pericolo di incendio che rappresentavano.
Nel XIX secolo, dopo la scoperta della stearina e della paraffina, l’albero delle Luci si diffuse nelle corti europee e negli ambienti alto-borghesi dell’epoca e l’usanza si radicò soprattutto in Germania e nei paesi scandinavi. In Italia venne introdotta al Quirinale dalla regina Margherita, ma la sua diffusione si fa risalire agli anni della ripresa economica dopo la seconda guerra mondiale. Anche perché più forte era da noi la tradizione del presepe di origine francescana.
La seconda patria dell’abete natalizio dopo la Germania viene considerata l’Inghilterra, dove esso venne introdotto a corte prima dai sovrani della casa di Hannover e poi specialmente da Alberto di Sassonia-Coburgo, principe consorte della regina Vittoria. La tradizione dell’abete decorato e illuminato passò poi nelle famiglie inglesi per imitazione delle feste natalizie di corte. La sua terza patria divennero gli Stati Uniti, dove fu importato dagli immigrati tedeschi della Pennsylvania come simbolo della loro terra, e in seguito dai mercenari tedeschi, che parteciparono alla guerra di indipendenza del 1776-1783. Le candele elettriche resero in seguito possibile la collocazione di alberi di Natale sempre più grandi anche all’aperto.
Nel 1912 venne eretto il primo albero delle Luci nella Madison Square a New York. Dagli anni ’20, su esempio americano, si cominciarono a diffondere nelle strade commerciali delle città tedesche e più tardi nei giardini delle famiglie abbienti. Gli scambi culturali e commerciali fecero poi il resto. Cosicché l’abete con la sua forma piramidale e spiralica, con le sue foglie aghiformi, sta diventando in tutto il mondo il simbolo laico del periodo natalizio. Dal 1991 il primato mondiale (riconosciuto dal Guinness) è detenuto dall’Albero delle Luci realizzato sul monte Ingino, che sovrasta Gubbio con la cometa proprio sulla cima.
Adele Paglialunga
Nella foto di copertina, l’albero di Natale più grande del mondo realizzato sul Monte Ingino a Gubbio
Lascia un commento