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Ecco l’albero di Giuda: annuncia la primavera

di | 2021-04-24T19:28:22+02:00 25-4-2021 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

ROMA – Anche quest’anno, con un inverno che sembra non voler finire più, non ha mancato il suo appuntamento. E’ comparso sui campi assolati, nei boschi ombrosi e nelle forre lussureggianti tra marzo e aprile, come sempre. Ispirando pensieri romantici, nostalgia, semplicemente chiazzando di fucsia una natura ancora per il resto ancora indecisa. E’ il “Cercis siliquastro”, volgarmente detto albero di Giuda, un arbusto ornamentale dall’origine orientale e un po’ misteriosa che ogni anno compare all’improvviso con i suoi sprazzi colorati sparsi nella natura. Chi non li ha mai fotografati chiedendosi cosa fossero?

Una leggenda medievale identifica questo come l’albero sul quale l’Iscariota – da cui il nome – pentitosi e preso dal rimorso dopo aver tradito e baciato Gesù, tentò di impiccarsi ma morì solo rovinando sulle rocce sottostanti perché il ramo si spezzò. Il suo sangue avrebbe colorato di violaceo i fiori, in origine bianchi, che spuntano direttamente sulla corteccia, molto prima delle foglie, e quindi sembrano fuoriuscire da una ferita. Essi crescono raggruppati in mazzetti da 4-6 esemplari cui, dopo qualche settimana, si sostituiscono i frutti nei classici baccelli lunghi circa 10 cm e larghi 2 cm che quando si seccano si staccano dalla pianta. Da qui essa inizia un nuovo ciclo che giungerà al suo splendore nella primavera successiva.

Il tronco tortuoso e di colore scuro, con screpolature brune, rimanda a simboli misteriosi, come anche la corteccia rossastra. Insomma, ci sono tante cose che fanno del Cercis una pianta che non può passare inosservata. Il riferimento di tutta la leggenda, con i suoi significati di morte e di rinascita ciclica, è alla passione di Gesù e infatti la splendida fioritura dell’elegante arbusto avviene in primavera, stagione legata alla Pasqua. Al di là di questa curiosa e improbabile spiegazione, qualcosa di vero nel nome volgare deve esserci perché il bellissimo alberello dalla fioritura copiosa è molto diffuso nel Mediterraneo e in Asia minore, da dove probabilmente è giunto in Occidente. E’, quindi, verosimile che inizialmente fosse stato indicato come albero di Giudea, poi corrotto in Giuda.

Il nome scientifico dell’alberello ornamentale e aggraziato, invece, deriva dalla conformazione dei suoi frutti ed è composto da una parola greca e una latina. Il Cercis siliquastro, appartenente alla famiglia delle fabacee (legumi), è infatti un baccello (kerkis), a forma di navicella (siliqua). Nato come pianta ornamentale in Oriente, oggi lo si trova molto spesso, nato spontaneamente, nelle nostre campagne, sui prati e nelle selve non avendo bisogno di grandi cure e prediligendo i terreni carsici che da noi sono diffusissimi. La sua presenza è capace di scuotere all’improvviso anche una mente distratta e poco attenta, forse anche per il suo portato affascinante e simbolico che rimanda alla natura, alla vita.

Ultimamente viene utilizzato come arredo urbano, grazie alla sua resistenza all’inquinamento quindi lo si può trovare anche in viali e parchi cittadini. Il suo posto, però, è lì, nella natura di cui riassume simbolicamente il continuo avvicendarsi nel tempo, nelle stagioni. Probabilmente è per questo inconsapevole collegamento che alla sua vista improvvisa nessuno può sottrarsi ad una reazione istintiva di meraviglia e stupore, ogni volta.

Gloria Zarletti

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