PERUGIA – L’uscita ormai prossima sulla piattaforma Netflix della docu-serie “Queen Cleopatra” ha scatenato tutto un pullulare di dibattiti in quanto il ruolo dell’affascinante regina d’Egitto, nel dopo guerra (1963) interpretata da Liz Taylor (dagli occhi color cobalto), è stato affidato ad una attrice di colore, la britannica Adele James.
Le fonti storiche nulla precisano sul colore della pelle di Cleopatra (figlia di Tolomeo XII Aulete) per cui la “querelle” – che ha coinvolto anche il grande archeologo egiziano Zahi Hawass, convinto assertore della tesi che la sovrana fosse greco-macedone e quindi di carnagione chiara – rischia di diventare, come sostenevano i romani, una discussione… “de lana caprina”.
C’è da ritenere che se Cleopatra avesse avuto la pelle nera almeno un accenno, i vari scrittori, storici e poeti che l’hanno vista e frequentata (a Roma aveva soggiornato diversi mesi) lo avrebbero dedicato ad un particolare così caratterizzante. Come hanno rimarcato il suo fascino, la sua eleganza, la sua intelligenza e pure il suo naso “importante”, avrebbero sicuramente notato questa peculiarità. Che fosse bianca lo confermano anche le statue. Ed ancora: poco tempo fa, l’università di Cambridge ha reso nota un’immagine di Cleopatra, basandosi sugli scritti relativi alla regina, come bianca, con il naso allungato, le labbra sottili, gli occhi marroni e arrotondati. Tuttavia questo aspetto resta, sinceramente, di secondaria importanza.
Cleopatra Tea Filopatore (69 aC-30 aC) coltissima, brillante, plurilingue, potente e spietata riuscì a far cadere ai suoi piedi prima il maturo Giulio Cesare (100 aC-44aC), poi il più giovane ed aitante Marco Antonio (83 aC-30 aC), due potenti del suo tempo. Dal primo ebbe il figlio Tolomeo XV Cesare, detto Cesarione (piccolo Cesare: 47 aC-30 aC); al secondo partorì addirittura tre rampolli: i gemelli Alessandro Helios (40 aC-25 aC) e Cleopatra Semele (40 aC-6 dC) e, più tardi, Tolomeo Filadelfo (36 aC-29 aC).
Chissà se nella docu-serie verrà presentato e approfondito, piuttosto, il lungo periodo – quasi due anni (tra il 46 ed il 44 aC) – trascorso dalla sovrana a Roma.
Dopo aver travolto Farnace II, re del Ponto a Zela (nella battaglia sintetizzata da Cesare stesso in Senato con le tre secche e celebri parole: “Veni, vidi, vici”), fu lo stesso generale romano ad invitare Cleopatra. E la regina, con il frutto dell’amore sbocciato all’ombra delle Piramidi, il piccolo Cesarione, appunto, partì nel luglio da Alessandria, capitale del regno, con un importante seguito, approdando nella città “caput mundi” agli inizi di settembre. Con Cleopatra anche il fratello-marito-faraone (più giovane) Tolomeo XIV. Quasi che la delegazione egiziana rivestisse i panni di un mero rapporto diplomatico.
Cesare aveva messo a disposizione dell’amante-ospite (lui era restato nell’abitazione di famiglia, con la moglie Calpurnia) una sua villa sul Gianicolo, sulla riva destra del Tevere. Abituata al lusso ed allo sfarzo della corte alessandrina, pare che la regina non fosse rimasta bene impressionata dalla frugalità dei romani e, soprattutto, dalla confusione e dalla sporcizia della Roma di quel periodo, tra l’altro ancora priva di quei monumenti che l’avrebbero resa celebre nei secoli. L’ospite egiziana, comunque, si adeguò e tenne banchetti, riunioni e conferenze avendo portato con sé personaggi di rilievo come l’astronomo Sosigene (che rivestì un ruolo nel varo, ad opera di Giulio Cesare, del nuovo calendario “Giuliano”) ed il medico Olimpo.
Tra gli invitati, almeno una volta, lo stesso Marco Tullio Cicerone che, in una lettera all’amico Attico, vergò le parole “Detesto la regina”, forse perché Cleopatra non aveva concesso il dovuto rilievo ad un “padre della Patria” come l’arpinate (tale era definito dai tempi della congiura di Catilina, quando, da console, aveva svolto un ruolo primario) o, magari, perché la monarca non gli aveva dato in prestito dei papiri che l’oratore aveva a cuore di leggere e studiare. Anche i grandi sono vittime delle loro manie, delle loro debolezze.
Nessuno scrive di episodi particolari sul periodo di residenza romana della regina. Evidentemente se si era portati dietro i simboli del suo potere di Faraone (lo scettro, il flagello, la collana d’oro, l’ureo con il cobra eretto) li aveva tenuti ben riposti in una cassa, per non mettere in imbarazzo Cesare. Deve aver mostrato solo il suo chitone annodato al seno e fatto di raffinati, vaporosi tessuti e magari i suoi favolosi gioielli.
Proprio nei mesi di permanenza di Cleopatra sul Gianicolo, Cesare celebrò ben quattro trionfi relativi ai suoi successi in Gallia, in Egitto, nel Ponto ed in Africa. E la regina assistette sicuramente alle cerimonie. Addirittura il “dictator” organizzò una naumachia (la prima in assoluto a Roma) con biremi e triremi allargando ed allagando uno spazio a fianco del Tevere; in un altro ordinando che sfilassero ben 40 elefanti con torce accese sulle proboscidi innalzate; negli altri disponendo di far trascinare nel corteo dei vinti la principessa Arsinoe (sorella di Cleopatra, ma sua competitrice per la corona d’Egitto) in catene d’oro e il re degli Alverni, Vergingetorige, il comandante dei Galli, battuto e imprigionato, nella battaglia di Alesia. Quest’ultimo venne subito dopo giustiziato nel carcere Mamertino; Arsinoe fu inviata, invece, ad Efeso in esilio (ma siccome continuava ad insidiare la sorella alla quale voleva soffiare il trono, venne fatta uccidere dalla stessa Cleopatra: bella e senza pietà, almeno quando si trattava di ragioni di Stato).
Ed anche se, almeno a parole, i romani si descrivevano come morigerati e parchi (Cesare stesso aveva fatto votare in senato leggi suntuarie contro il lusso e gli sprechi) per il suo trionfo il “dux” fece allestire qualcosa come ventiduemila triclini per allocarvi duecentomila invitati (un romano su cinque, se si considera che Roma, al tempo, contava su un milione di abitanti).
Ma ecco le terribili Idi di marzo. Cesare venne massacrato dai congiurati in Senato, davanti alla statua di Pompeo. Cleopatra seppe quasi subito dell’uccisione dell’amato, attese l’apertura del testamento (nella speranza, vana, che vi si facesse un qualche cenno a Cesarione) e poi decise di andarsene. Lasciò Roma alla fine di aprile per imbarcarsi a Puteoli (odierna Pozzuoli). Sulla nave subì un aborto spontaneo, frutto dei suoi rapporti col dittatore, all’epoca 56enne.
Intrigante anche la vicenda sentimentale, successiva, con Marco Antonio, pure lui rapito dal fascino della conturbante regina. Una tragedia, quella dei due amanti, ancor più toccante e luttuosa: il romano, sconfitto da Ottaviano si suicidò con la spada, Cleopatra, che aveva appena 36 anni, si affidò al morso di un aspide.
Neanche i suoi figli furono più fortunati (tranne, in parte, Cleopatra Selene): la stirpe greco-macedonica dei Tolomei uscì completamente dalla storia.
Elio Clero Bertoldi
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