ROMA – Il pubblico di Roma è avvezzo a correre al Teatro dell’Opera, quando va in scena “Tosca”, il melodramma di Giacomo Puccini più amato e romano per eccellenza, essendo andato in scena proprio nel lirico capitolino, en première il 14 gennaio 1900, alla presenza del compositore. Dal 4 al 12 dicembre il Teatro dell’Opera ripropone quella che è una delle partiture più apprezzate nel mondo, pari forse solo alla “Traviata” verdiana: non solo per la drammatica vicenda che ha al centro la vita di un grande patriota (la storia italiana ne è piena fino alla seconda Guerra Mondiale), e per la profonda vicenda amorosa dei protagonisti, che tuttavia non riuscirà a salvarli: ma anche per la bellezza delle arie, tali che ognuno di noi se le porta dentro a vita.
Oggi, il Teatro dell’Opera ha inteso rimontare l’allestimento del 1900, anche se molte altre messe in scena sono state bellissime: in particolare il Teatro è tornato alla ripresa della celebre ‘prima’ del 1900 (a cui presenziò anche la regina Margherita). Quando il sipario del Costanzi si aprì per la prima volta sull’immortale “Tosca” – realizzata sul libretto di Illica e Giacosa, tratto dal dramma di Victorien Sardou – le scene e i costumi erano del pittore e grafico Adolf Hohenstein, uno dei vertici della “art nouveau” in Italia (e ricordiamo in proposito che Puccini fece dipingere la sua villa a Torre del Lago dal pittore liberty Galileo Chini, i cui affreschi sono stati ritrovati nei restauri recenti, del 2021). Figurini e bozzetti di Hohenstein sono stati rimontati da Anna Biagiotti e Carlo Savi, la regìa ripresa da Arianna Salzano: sul palco, l’Orchestra del Costanzi è stata diretta da Paolo Arrivabeni, le luci firmate da Vinicio Cheli.
Tre da sempre i protagonisti dell’opera: lei, la voluttuosa e gelosa cantante Tosca, (già impersonata da Renata Scotto, Magda Olivero, dalla Callas e altre), è cantata oggi dalla spagnola soprano lirico spinto Saioa Hernández, formatasi con la Scotto e con la grande Monserrat Caballè: ella è innamorata del pittore antipapalino Mario Cavaradossi, il versatilissimo tenore Vittorio Grigolo, che debuttò a 13 anni nella Tosca del 1990 con Pavarotti, facendo il pastorello nel terzo atto (il ruolo fu interpretato almeno da Beniamino Gigli, da Caruso, Mario del Monaco, Placido Domingo). Scarpia, già impersonato da Tito Gobbi e Leo Nucci, ora ha portato il nome del baritono Roberto Frontali.
E’ stata l’occasione per riascoltare dal vivo il possente “Te Deum” del Coro del Maestro Gabbiani, la preghiera accorata di Tosca “Vissi d’arte, vissi d’amore…) e di Mario “O dolci mani” di lei che già avevano ucciso, ed infine l’ineguagliabile bellezza dell’ultimo sospiro del pittore “E lucean le stelle”. Una rappresentazione meorabile: da non perdere.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, una scena della Tosca in scena al Teatro dell’Opera di Roma (foto Fabrizio Sansnoi)
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