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La storia della Scuola nelle aree depresse

di | 2024-08-15T12:39:24+02:00 18-8-2024 5:15|Cultura, Sezione 4|0 Commenti

BORGOROSE (Rieti) – Da una scuola che insegnava appena a “leggere, scrivere e far di conto” all’articolo 34 della Costituzione, la strada è stata lunga, soprattutto nelle aree interne. “Alla schola” è il titolo dell’incontro organizzato dall’associazione di volontariato “Amici di S. Martino” presieduta da Antonio Bertoldi, sulla storia della scuola elementare nel Cicolano, con particolare riferimento a Torano, frazione di Borgorose, nella secolare abbazia di S. Martino, che l’associazione sta lentamente restaurando raccogliendo fondi e organizzando eventi. Il primo traguardo è vicino e a breve inizieranno i lavori per il riposizionamento del rosone in pietra, del portale e del portone.

Dopo il convegno con ricerche storiche sulla storia dell’emigrazione, l’associazione si è concentrata sulla storia della scuola elementare, attingendo anche a pagelle, diari, temi, quaderni, registri scolastici, video interviste agli scolari di allora, oggi centenari, ottantenni e novantenni, che ricordano molto bene quegli anni, quando la scuola iniziava alle 9, perché prima dovevano accudire il bestiame, la campanella di inizio suonata dalla chiesa, le punizioni con le bacchettate sul palmo delle mani e dietro la lavagna. “Nessuno aveva l’orologio e le campane scandivano il tempo del lavoro, della scuola, delle funzioni religione, delle feste patronali”.

Ricerche e presentazione di Marino Nicolai, Carlo Proia, Domenico Felli, Angela Cattivera, Rossella Nicolai, Mimmo Tabacco, Franco Proia e Emiliano Proia. Una prima fonte storica è stato l’archivio del Comune di Petrella Salto e il libro del maestro Antonio Ranucci “Cenni sulle origini della scuola primaria nel Cicolano e sulle ulteriori condizioni dal 1800 ai giorni nostri” scritto nel 1911. Nel 1713 si diffusero le ‘Scuole Pie’, per dar modo ai figli di famiglie contadine, che non potevano permettersi un precettore, di avere un minimo di istruzione scolastica. Gli studenti delle famiglie agiate, per poter ricevere gli insegnamenti superiori, erano poi obbligati a frequentare i Seminari diocesani istituiti dalla Chiesa cattolica in ogni città in cui era presente una sede vescovile, come da disposizioni del Concilio di Trento. I pochi ragazzi del Cicolano, i più fortunati, si recavano al seminario di Rieti, istituito nel 1569.

Fino alla proclamazione del regno d’Italia (17 marzo 1861) il Cicolano fu privo quasi del tutto di una qualsiasi forma di istruzione scolastica organizzata. Le Opere Pie furono la prima forma di istruzione elementare per il popolo, organismi creati in seguito ad un lascito testamentario di persone facoltose del territorio. Nel testamento veniva disposto che l’ingente somma elargita quale ‘dondativo’ doveva, prima di tutto, servire per pagare i servizi divini personali (messe in suffragio per la salvezza dell’anima), poi per pagare un insegnante incaricato di somministrare le prime nozioni scolastiche ai figli del popolo. In seguito ai lasciti testamentari chiamati Legati, nel 1877 nel Cicolano erano attive 27 Opere Pie: 14 a Borgocollefegato (oggi Borgorose); 5 a Fiamignano; 4 a Petrella Salto e 4 a Pescorocchiano.

Il lascito più interessante fu quello del parroco di Torre di Taglio, frazione di Pescorocchiano, don Francesco Antonio Perini, nel 1711. Con la parte residua del lascito, gli eredi testamentari avrebbero dovuto dar luogo ad altre opere pie: maritare una zitella povera assegnandole una rendita pari a 20 ducati l’anno, per 10 anni consecutivi avrebbero dovuto versare ai parenti del defunto sacerdote, 20 ducati per ciascuno. Gli eredi non erano così contenti e spesso osteggiarono le Opere Pie, con lunghe cause civili. Sempre a Torre di Taglio, 197 anni dopo, venne istituita un’altra Opera Pia da lascito del medico condotto di Pescorocchiano Vincenzo Cicerone, deceduto nel 1909, destinata ai bambini poveri. Queste scuole non avevano controlli, molti bambini facevano assenze perché servivano ‘braccia per l’agricoltura’.

L’assenteismo nelle aree rurali perdurò fino alla metà del ‘900, non c’era ancora una vera edilizia scolastica, le scuole erano in case prese in affitto, la prima scuola a Torano venne costruita nel 1960. Il Cicolano faceva parte dello stato dei Borbone (in seguito Regno delle Due Sicilie). Napoleone Bonaparte cacciò i Borbone e nel 1806 il fratello Giuseppe divenne Re di Napoli, abolì il feudalesimo, portando lo spirito illuminista. Fece una riforma amministrativa istituendo i Comuni, i cui consiglieri venivano votati dalle famiglie che pagavano le tasse. Due anni dopo Giuseppe diventò Re di Spagna e a Napoli arrivò Gioacchino Murat che istituì il distretto di Cittaducale, il comune di Borgocollefegato, espropriò le terre della Chiesa (a Torano espropriò 600 ettari agli Agostiniani), fondò la scuola pubblica. I maestri dovevano giurare fedeltà al Re e le spese erano a carico dei Comuni, che spesso, proprio alle scuole, tagliavano i fondi.

Nel 1815 tornò Ferdinando IV di Borbone che si fece nominare Ferdinando I, primo Re delle Due Sicilie, che depotenziò, ma non abolì, le scuole. Solo dopo il 1861, con il Regno d’Italia, la scuola iniziò a essere vista come progresso e potenziata con le leggi Casati (1859) e Coppino (1877), nel 1878 a Pace di Pescorocchiano, con lascito della famiglia Antonini, venne istituito il primo asilo per bambini dai 3 ai 6 anni, per permettere alle madri di lavorare nei campi. Nel 1888 Francesco Crispi varò una riforma amministrativa istituendo il voto per i Comuni e le Province, abolì la pena di morte, introdusse il diritto di sciopero. Per essere ammessi al voto bisognava pagare le tasse e superare un esame scolastico. Nel Cicolano l’esame si svolgeva presso la Pretura di Borgocollefegato. Con Giovanni Giolitti arrivano le tutele per il lavoro minorile e femminile, le assicurazioni per i lavoratori, la municipalizzazione dei servizi pubblici, le pensioni senili.

Il 15 luglio 1906 viene varato il “Provvedimento per le provincie meridionali”, Sicilia e Sardegna, a firma di Sidney Sonnino, ministro delle Finanze e del Tesoro, che consente d’istituire “scuole elementari inferiori di terza classe rurale completamente a carico dello Stato nelle frazioni, borgate e villaggi con almeno 40 obbligati”. Sonnino si fece iniziatore anche della proposta di legge sui contratti agrari proponendo per il Mezzogiorno una larga riforma con la quale si chiedeva l’intervento dello Stato a difesa del colono costretto ad accettare contratti che lo privavano della giusta remunerazione. Con la legge Daneo-Credaro del 1911, sempre con il governo Giolitti, venne dato un duro colpo all’analfabetismo trasformando in statale la scuola elementare, con l’obbligo scolastico, ponendo a carico dello Stato il pagamento degli stipendi dei maestri elementari, per poter disciplinare l’obbligo di frequenza. Con il fascismo nasce l’Opera Nazionale Balilla, parallela alla scuola, come formazione ideologica.

Finalmente con l’articolo 34 della Costituzione nel 1947, la scuola è vista come opportunità e ascensore sociale: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.

Francesca Sammarco

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