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La statua dei migranti troneggia a San Pietro

di | 2021-10-01T19:57:46+02:00 3-10-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

ROMA – “E prima di lasciare la piazza, vi invito a avvicinarvi a quel monumento là, dove c’è il Cardinale Czerny: la barca con i migranti. E a soffermarvi sullo sguardo di quelle persone e a cogliere in quello sguardo la speranza che oggi ha ogni migrante di ricominciare a vivere. Andate là, vedete quel monumento. Non chiudiamo le porte alla loro speranza”. Sì è espresso così domenica scorsa Papa Francesco all’Angelus in una affollata piazza San Pietro.

L’opera a cui si riferisce il Pontefice è “Angels Unwares”, Angeli Inconsapevoli, realizzata dall’artista canadese Timothy Schmalz, per indicazione di padre Michael Czerny sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Timothy Schmalz è anche l’autore dell’opera in bronzo “Gesù senza tetto”, che si trova in Vaticano, presso l’Elemosineria apostolica. Centoquaranta persone di diversi luoghi ed epoche storiche: ci sono gli indigeni e gli ebrei perseguitati dalla Germania nazista, i siriani che scappano dalla guerra e gli africani che fuggono la fame. Sono loro, infatti, i protagonisti della statua in bronzo e argilla che il Pontefice aveva inaugurato il 29 settembre 2019, sempre a San Pietro, dopo la messa celebrata in occasione della Giornata mondiale del rifugiato e del migrante.

Dopo 400 anni viene realizzato per piazza San Pietro, un nuovo artefatto artistico che ha come tema le parole della Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (13,2). Una scultura imponente, espressiva, realizzata in bronzo ed argilla, raffigurante un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici. Papa Francesco la volle proprio in Piazza San Pietro, per ricordare a tutti “la sfida evangelica dell’accoglienza”, come disse il giorno dell’inaugurazione, in questa piazza centro del mondo e della cristianità.

Una folla di migranti, dunque, che avanza accalcata, dalla quale spuntano due ali di angelo. Sotto i loro piedi, un’imbarcazione che ricorda i naufragi di questi anni nel Mediterraneo, ma anche per non dimenticare che tutta l’umanità è sulla stessa barca. Tra l’altro, l’esatta copia di “Angels Unwares” era stata svelata l’ 8 dicembre 2020, in occasione della Grand Army Plaza, nel quartiere di Brooklyn, a New York. Quei volti, così espressivi da sembrare vivi, sono presi da foto e immagini di persone realmente esistite.

Un simbolo, una vera e propria icona della sfida evangelica dell’accoglienza.

Laura Ciulli

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