NAPOLI – Un successo entusiasmante, in Islanda, l’esperimento condotto su 2.500 dipendenti della pubblica amministrazione, che si sono visti ridurre la settimana lavorativa a soli 4 giorni, senza alcuna riduzione dello stipendio. Un programma partito il 2015, rivolto al personale di scuole dell’infanzia, uffici pubblici, fornitori di servizi sociali e ospedali, che hanno lavorato 35 ore a settimana, contro le 40 consuetudinarie, facendo registrare non solo una maggiore produttività, ma anche un calo dei livelli di stress e, pertanto, un maggior equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il direttore della ricerca presso l’Autonomy, Will Stronge, orgoglioso dei risultati, ha affermato: “Questo studio mostra che la più grande prova al mondo di una settimana lavorativa più corta nel settore pubblico è stata sotto tutti i punti di vista un successo travolgente. Dimostra che il settore pubblico è maturo per essere un pioniere delle settimane lavorative più brevi e altri governi possono trarne lezioni“.
Quanto avvenuto in Islanda, infatti, non resterà un caso isolato e alcuni Paesi (Spagna e Nuova Zelanda in testa), confortati dagli esiti positivi della “settimana cortissima”, stanno mettendo a punto lo stesso programma sperimentale. La ricchezza di un Paese, si sa, dipende dalla sua economia e dai livelli di produzione interna, ma il progresso di una comunità non si può ridurre solo a beni materiali, bensì si misura anche con il benessere psico-fisico dei lavoratori.
Un uomo che sta bene con se stesso, ha maggiori possibilità di essere felice con gli altri e, di conseguenza, sentirsi parte integrante della comunità in cui vive e lavora.
Amalia Ammirati
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