LANUSEI (Nuoro) – Dopo due anni di Dad, di limitazioni, di lezioni blindate dietro uno schermo, finalmente la scuola riapre le sue porte a esperti e scrittori. Così, il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci di Lanusei, piccolo centro montano dell’Ogliastra, investe nella sua proposta formativa per offrire agli studenti nuovi stimoli, curiosità e un modo di fare scuola che riavvicini l’uomo all’uomo. Il tutto parte da una proposta dipartimentale datata 7 settembre 2021, quando viene suggerita ai vari docenti di lettere di consultare il link dedicato al corso “Educare alla lettura”, valido per l’aggiornamento dei docenti e realizzato dal Salone Internazionale del Libro di Torino e il MiC – Centro per il libro e la lettura. Da questo momento le proposte dei docenti si sono susseguite per offrire stimoli e spunti di riflessione, proposte innovative di lavoro per rendere più accattivanti e “vive” le lezioni in classe con i ragazzi finalmente in presenza.
La maggior parte delle idee provengono dalla mente vulcanica della docente Maria Luisa Onida che propone il webinar Pearson volto a illustrare la proposta di social reading per il corrente anno scolastico. Si tratta di percorsi di lettura e scrittura attraverso i social che possono rappresentare una modalità per avvicinare gli studenti alla lettura e guidarli nell’approfondimento in chiave intertestuale e multimediale attraverso tre cicli di letture: uno sulla natura (e l’agenda 2030), uno su Shakespeare e un altro sulla Divina Commedia, il che ben si presta anche ad essere utilizzato per l’educazione civica. Si aderisce inoltre alle proposte di lavoro della XIX mostra del libro di Macomer che garantisce alle scuole incontri con autori e laboratori per i ragazzi. La possibilità di scelta spazia dai saggi ai piccoli romanzi alle poesie e tutti gli studenti, da quelli più giovani del biennio a quelli più grandetti delle classi terminali, supportati dai docenti curricolari, hanno la possibilità di leggere, analizzare, riassumere testi e confrontarsi con i coetanei alla presenza degli autori.
La locandina degli appuntamenti è fitta di incontri: Fabio Deotto presenta “L’altro mondo” (Edizioni Bompiani), Alessandra Grandelis presenta “Il telescopio della letteratura” (Bompiani), Nicola Muscas presenta “Isla Bonita” (66thand2nd), Paola Soriga presenta “Maicolgecson” (Einaudi), Daniele Serra (illustratore) presenta “Murder Ballads”, Angelo Mazza presenta “Tascabile indimenticabile” (Il Maestrale), Pino Pace presenta “L’ultimo elefante” (Giunti) e propone dei laboratori con gli studenti. Parlare di tutti sarebbe impossibile, pertanto ci limitiamo a raccontare l’incontro con Pino Pace avvenuto con le classi 1DB linguistico e 2A scientifico, presso la Biblioteca dell’Istituto. Emozionati e un po’ timorosi, 47 ragazzi accompagnati dalla sottoscritta e dalla docente di lettere Manuela Peana si sono recati a conoscere Pino Pace dopo aver divorato le pagine del libro “L’ultimo elefante”.
Pino Pace, scrittore di libri per bimbi e per ragazzi, si è laureato in lettere presso l’Università di Bologna. Autore per il cinema, la radio, l’audiovisivo oltre ad essere un insegnante di scrittura creativa all’Istituto europeo di design di Torino, nelle scuole di specializzazione e nei centri culturali, propone laboratori “su misura” nelle scuole elementari, medie e superiori. A Pino è sempre piaciuto scrivere e soprattutto leggere, due elementi che devono sempre viaggiare in coppia per suscitare la curiosità, aprire la mente, imparare, conoscere e fantasticare. Intorno all’età di 30 anni ha iniziato a scrivere, grazie alla nascita delle due figlie, alle quali ha dedicato gran parte delle sue composizioni.
La scrittura è “un lavoro fatto di tanti lavori, l’italiano è una lingua piccola e il mercato editoriale della nostra penisola è assai ridotto, ma se la passione è grande e si ha la voglia di comunicare qualcosa agli altri, allora si superano tutte le difficoltà legate al mondo dell’editoria e della carta stampata”. Per scrivere occorre trovare tutte le maniere per raccontare, le storie appartengono a tutti, perciò, per veicolare un messaggio, Pino Pace spesso parte da semplici racconti anche di altri, come le fiabe. Un esempio sono i suoi “Tre porcellini”, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Hansel e Gretel”, dove unisce la narrazione alla geografia, costruendo delle mappe, come fa con i libri di Verne. Altra modalità per scrivere è rivalutare le fonti storiche e adattarle alla sua narrazione. Così fa per scrivere il libro che presenta ai ragazzi del Liceo “L’ultimo elefante”.
La vicenda narrata è ambientata nel 218 a.C., durante la seconda guerra punica e racconta le vicende e le peripezie di un ragazzino di soli 12 anni, Mes, che abita nell’attuale Provenza. Fa il pastore ed è aiutato dal suo fedele e amato cane Blez. Mes vive una vita semplice e mai e poi mai avrebbe pensato che qualcosa avrebbe potuto sconvolgere la sua quotidianità e le sue abitudini, togliendogli ogni certezza. Un giorno, invece, il suo villaggio viene preso d’assedio da un esercito di uomini armati fino ai denti, gli uomini vengono uccisi, le donne rapite. Mes pensa che l’unica soluzione per sopravvivere sia cercare una via di fuga ma viene catturato dai soldati numidi dell’armata del condottiero cartaginese Annibale Barca. Così, da un giorno all’altro, la sua vita cambia. Da uomo libero si trasforma in prigioniero, legato alla catena, col compito di sorvegliare gli elefanti, animali mai visti prima, che da principio gli incutono grande timore. Viene incaricato di fare l’attendente al reparto degli elefanti e grazie a Yann, giovane amico che vive la sua stessa condizione, impara a conoscere, ad apprezzare, ad amare questi strani pachidermi che capisce possono essere usati per fini nobili e anche meno nobili come fare la guerra, perché costretti a terrorizzare gli avversari dei cartaginesi, ossia i romani. Ma questi animali durano solo una manciata di mesi perché possono essere colpiti dai giavellotti e dalle lance e inoltre vengono sterminati dal freddo.
La storia quindi racconta il viaggio di Mes, un viaggio di formazione per il giovane che non solo cresce, diventa adulto, si apre al nuovo, osservando le cose con occhi diversi, imparando a dare giudizi e soprattutto a decidere per sé stesso e per gli altri. Dopo aver pensato che l’unico modo per sopravvivere è fuggire, pian piano capisce che i Cartaginesi sono la sua nuova famiglia ed è con loro che deve stare ed è per loro che si deve impegnare al meglio. In questo lungo viaggio Mes, analfabeta, imparerà a leggere e scrivere grazie a un “viaggiatore disincantato” dal nome Sileno, scoprirà quanto si possono amare gli elefanti grazie a Shafà, un gigante nero che comanda i pachidermi, scoprirà il valore dell’amicizia grazie a Yann, con cui condivide gioie e dolori e imparerà cosa significa amare grazie a una dolce ragazza che gli insegnerà che oltre la guerra, il sangue, la morte esiste anche un mondo fatto di dolcezza, tenerezza, calore e bellezza. Grazie a lei Mes alla fine riuscirà a salvarsi, sebbene tutto gli sembri ormai perduto.
Come dice Pino Pace ai ragazzi con cui dialoga, “L’ultimo elefante” è una storia ricca di storie parallele. È una storia avventurosa ma anche un romanzo storico documentato con maestria, un romanzo di formazione, un romanzo ricco di personaggi e storie variegate. Il linguaggio è semplice. A parlare è Mes che racconta e descrive il “suo mondo” senza arzigogoli, senza cercare un significato nascosto, ma parlando “il linguaggio delle cose”. Come gli eventi travolgono la vita del giovane protagonista del romanzo, così la voce narrante talvolta è travolta dalla complessità e dalla ricchezza della vita, modificandosi ma senza mai snaturarsi. I ragazzi che hanno letto il libro ne sono rimasti affascinati e durante l’incontro hanno bombardato Pino Pace di domande e curiosità facendo a gara per prendere la parola.
L’incontro-laboratorio inoltre è stata un’occasione per uscire dall’aula e incontrare altre persone, vincendo la timidezza e relazionandosi con gli altri, per riflettere sulla storia antica e su quanto fosse difficoltoso affrontare situazioni estreme come una guerra e soprattutto una spedizione militare in pieno inverno, per capire come una guerra non solo è spargimento di sangue, morte e distruzione ma anche amicizia, cooperazione, altruismo e affetto, per ragionare sulle modalità con cui si possono raccontare i fatti, scrivere delle storie, creare personaggi credibili e contesti reali o verisimili, per trovare una o più modalità per chiudere il finale aperto dell’Ultimo elefante e magari dare voce e corpo a quei personaggi che nel corso della storia si perdono e potrebbero invece rivivere con un’anima e un’aura nuova. Adesso la palla passa di mano ai ragazzi e saranno loro a fare tesoro dei consigli di Pino Pace e portare a termine il lavoro da lui iniziato.
Virginia Mariane
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