NAPOLI – A chi non è mai capitato di darsela a gambe, alla vista di un’ape? Questo piccolo e fastidioso insetto rappresenta una fonte di preoccupazione che, non appena si scorge un alveare nei pressi della propria dimora, si corre subito ai ripari per una rapida e definitiva soluzione. Eppure è indubbio l’apporto che le api forniscono all’agricoltura; esse sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono il 35% della produzione globale di frutta e verdura, senza considerare la prelibatezza del frutto degli Dei, il miele, prodotto con un ingegneristico lavoro di straordinaria perfezione e complessa laboriosità.
“Se le api scomparissero, gli umani avrebbero 4 anni di vita”, è un’affermazione attribuita ad Einstein e rileva una grande verità: bisogna frenare questa ecatombe per il bene stesso della sopravvivenza dell’uomo. Il grido d’allarme è stato lanciato dall’Earthwatch Institute che, nell’ultimo incontro della Royal Geographical Society di Londra, ha rilevato che oltre il 90% di questi preziosi imenotteri sta scomparendo per fattori riconducibili, in larga misura, all’uomo: pesticidi, inquinamento, deforestazione, cambiamenti climatici. E’ indispensabile, dunque, cambiare abitudini e comportamenti, ridurre al minimo l’utilizzo di pesticidi e contrastare il cambiamento climatico, per garantire la sopravvivenza di questi insetti fondamentali per l’ambiente, per gli ecosistemi, per la biodiversità e per la nostra stessa vita.
Amalia Ammirati
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