MILANO – «Non ho inventato niente». È la candida ammissione di Enrico Ruggeri fatta alla presentazione del nuovo album “La rivoluzione”, in uscita venerdì scorso. «Forse è il mio miglior disco, come dico dai 38 che ho realizzato fino ad ora – ha fatto notare il cantautore – C’è stato più tempo per riflettere, soffermandomi di più sui testi. È un disco meditato, particolare, che esce a tre anni dal precedente, perché durante la pandemia non si potevano fare concerti. Sono comunque ottimista perché il destino mi ha portato a farlo uscire al momento giusto: sono stato in studio per due anni, offrendo tamponi a tutti mentre prima offrivo le cene».
L’album “La rivoluzione” è un disco che parla di rapporti umani, di sogni adolescenziali e di una generazione che si è scontrata con la vita, rappresentata dall’iconico scatto di copertina, una foto della classe di Enrico Ruggeri al Liceo Berchet, anno scolastico 1973/’74. «Ho pensato a lungo alla copertina, ma dato che questo è un album che parla di rapporti umani, di generazioni, di sogni dell’adolescenza, della vita che si scontra con quello che pensavamo la vita avrebbe dovuto essere, mi è sembrato naturale tirare fuori una foto del liceo. Andavamo a letto dopo Carosello e in quell’immagine ci sono non solo i miei sogni, ma anche una generazione che vide arrivare la lotta armata, le bombe di Piazza Fontana, l’eroina, l’Aids che portò a una retromarcia nella liberazione sessuale, ma anche tanti tipi di musica, suonata bene, che hanno segnato la storia. Ed ora veniamo da un periodo logorante, che ha esasperato la solitudine, in cui abbiamo ascoltato poco».
Gli undici brani delineano un concept album autobiografico, con racconti e suggestioni esaltati dall’inconfondibile timbro vocale di Enrico e dalla cura del suono in fase di registrazione. «La svolta della mia vita sono stati i due album con i Decibel – ha ammesso –. Per avere la paternità di questo disco sono stato in studio dal primo suono di rullante, uscendo dallo studio solo alla fine di tutto. Qualche rivoluzione era già accaduta perché ‘Mistero’ è stata la prima canzone rock a vincere un Sanremo, ancora prima dei Maneskin». Il cantautore ha lavorato per due anni a i brani dell’album, con la collaborazione di Andrea Mirò in “Gladiatore” e di Massimo Bigi in “La rivoluzione”, “Non sparate sul cantante”, “Parte di me” e “Glam bang”.
«Il punto fondamentale è stato la ricerca di un suono che catturasse le nostre emozioni, senza nessun tipo di condizionamento esterno – ha affermato – Per ottenere il risultato dei miei sogni ci siamo attenuti scrupolosamente a dieci principi che ho indicato prima ancora di cominciare questo affascinante viaggio». La pandemia ha segnato tutti, a cominciare dai giovani. «I due anni passati sono una ferita che gli adolescenti si porteranno dietro tutta la vita. Sono mancati milioni di componenti alla scuola in presenza: oggi l’individualità è diventata fondamentale, cercando comunque il riscatto sociale». Ruggeri non ha mai nascosto la sua passione di essere accanito lettore: «Ho passato anni della mia vita a leggere autori russi, Dostoevskij su tutti che continuerò ad adorare, ma anche Puskin e Tolstoj. La canzone cosa può fare in un periodo come questo che stiamo attraversando? Grandi artisti hanno cercato di modificare le coscienze, come Bob Dylan: oggi non è più così, perché ogni periodo storico è a se stante; gli artisti hanno una visione del mondo, non migliore ma sicuramente diversa. In questo disco ho cercato di raccontare le esteriorità e le interiorità, ma le storie dipende da come le racconti: magari sono le stesse degli altri con argomenti diversi».
L’artista si è soffermato anche sulla legge del “fine vita”. «Ognuno deve decidere per sé, ma è terribile – ha confessato – La fine della vita è un principio di qualcosa e non la fine di tutto: io non so cosa farei in una situazione del genere ma comunque ho il massimo rispetto per la scelta di ogni individuo». Enrico Ruggeri incontrerà i fan e firmerà le copie del nuovo album nell’instore tour, il 5 aprile a Torino (alle 18 presso la libreria laFeltrinelli in p.zza C.L.N.9, l’8 a Milano (alle 18.30 presso la libreria laFeltrinelli di piazza Duomo), l’11 a Genova (alle 18 presso la libreria laFeltrinelli in via Ceccardi), il 13 a Bologna (alle 18 presso la libreria laFeltrinelli di piazza Ravegnana), il 20 a Palermo (alle 18 presso la libreria laFeltrinelli in via Cavour) e il 21 a Catania (alle 18 presso la libreria laFeltrinelli in via Etnea). Enrico Ruggeri tornerà in concerto da aprile con “La rivoluzione – il tour”, il 2 a Crema (Teatro San Domenico), il 9 a Milano (Teatro Nazionale), il 21 a Catania (Teatro Ambasciatori), il 26 a Roma (Teatro Olimpico) e il 30 a Galatina (Teatro Cavallino Bianco).
«Salire sul palco è una delle cose piacevoli della mia vita – conclude –. In studio ascoltavo una canzone e me la immaginavo già dal vivo; il concerto è condivisione, fondamentale per far arrivare la tua musica: in tanti momenti ho pensato al concerto».
Franco Gigante
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