PALERMO – Nadia Nadim gioca a calcio ed è un’attaccante della nazionale danese. Proprio prendendo a calci un pallone, ha ottenuto il successo più importante della sua carriera conseguendo una non facile vittoria nella sua travagliata vicenda esistenziale. La storia di Nadia comincia in un paese molto lontano dall’Europa: l’Afghanistan, esattamente nella capitale Kabul, dove nasce il 2 gennaio 1988, in una famiglia benestante. Poi nel suo Paese le cose si complicano: vanno al potere i Talebani e la vita diventa dura per chi non accetta la loro ideologia e il loro potere. Il padre di Nadia, generale dell’esercito afgano, non è gradito al regime. Viene sequestrato e ucciso tra il 1998 e il 1999. Ci vorranno molti mesi perché la signora Hamida scopra l’orribile verità sulla scomparsa del marito.
Hamida comprende che in Afghanistan lei e le sue cinque figlie non hanno futuro. Nel 2000 riesce così a passare il confine e ad arrivare in Pakistan da dove ha inizio un viaggio lungo e difficile, nel retro di un camion. Hamida e le sue figlie fanno tappa in Italia e poi arrivano in Danimarca, in un campo per rifugiati. La vita lì non è facile per Nadia, perché tutto è nuovo e diverso: clima, abitudini, lingua. Ed è incredibile per lei vedere bambini e bambine giocare a calcio: in Afghanistan il pallone era una delle tante cose proibite alle donne. Nadia si sente attratta da quel gioco e inizia a prendere a calci una palla, dentro e fuori il campo profughi.
Sente che il calcio per lei è più di un gioco: è una passione e una ragione di vita. Nadia ormai si allena costantemente e diventa sempre più brava. A sedici anni il suo talento calcistico viene notato: viene ingaggiata dall’Aalborg, poi nel 2012 dal Fortuna Hjørring, con cui nella stagione 2013/14 vince la Eliteserien e partecipa alla UEFA Women’s Champions League. Intanto Nadia, che nel frattempo ha preso la cittadinanza danese, viene subito inserita nella Nazionale della Danimarca e diventa una delle calciatrici più apprezzate della squadra.
Dal 2014 al 2017 va a giocare negli USA, nelle squadre dello Sky Blue e del Portland Thorns FC e disputa così la prestigiosa National Women’s Soccer League. Nel settembre del 2017 torna in Europa per giocare nel Manchester City. Oggi ha 33 anni, gioca nel Paris Saint-Germain, squadra della quale è capitana, e continua a mietere successi. Nel 2017 è stata eletta “danese dell’anno”. È stata anche nominata dall’UNESCO campione per l’educazione dei giovani, grazie al suo impegno nel promuovere l’uguaglianza e la parità tra generi.
Nadia ha le idee chiare per il suo futuro: studia Medicina all’università di Aarhus ed è prossima alla laurea. Infatti, quando smetterà di giocare a calcio, vorrebbe lavorare per Medici Senza Frontiere. Perché – ha scritto in una biografia ancora non tradotta in italiano – è grata di essere stata accolta in un paese straniero che le ha offerto una nuova possibilità di vita.
E vuole restituire al mondo il bene che ha ricevuto.
Maria D’Asaro
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