MILANO – A chi non piacerebbe scoprire la ricetta della felicità? C’è qualcuno che ha provato a scoprirlo con un giro del mondo, o quasi, facendo dieci domande a tutti i popoli per scoprire come individuare un metodo per raggiungere una meta così ambita. L’idea, alquanto singolare, è di un giovane, Giuseppe Bertuccio D’Angelo che nel settembre 2019 è partito per un viaggio attraverso i continenti ponendo quesiti e prendendo appunti, conoscendo realtà nuove ed elaborando pensieri scaturiti da culture diverse. Il Progetto Happiness durerà un anno esatto: “Per allora spero di aver trovato le risposte”, aveva detto Giuseppe partendo per questa meravigliosa avventura. Dieci domande per scoprire il segreto di ogni popolo.
“I trent’anni sono un po’ il giro di boa, il momento in cui si riflette su quanto si è combinato nella prima parte della propria vita. Ho deciso di partire per incontrare persone normali che con le loro storie straordinarie possano ispirarmi. Voglio capire qual è la loro attitudine alla felicità”. Questo il proposito di Giuseppe. Quali sono le domande? E come è finita? E’ proprio Giuseppe, trent’anni appena compiuti, originario di Messina ma nato a Lecco “per sbaglio” che illustra il suo progetto e racconta la sua esperienza. Lui che non è nuovo ad avventure ed esperienze del genere. Nel 2014 dopo la laurea in Marketing alla Bicocca e gli anni trascorsi a lavorare come commesso per racimolare qualche soldo, ha fatto il giro del mondo in solitaria ed una volta tornato, stabilitosi a Barcellona, decise di partecipare al triathlon più duro al mondo in un solo anno e senza mai essersi allenato prima. Poi il grande passo, il “Progetto Happiness”, ideato e pianificato nei minimi dettagli, ma in continuo divenire.
“Sono partito forse con l’arroganza di trovare una formula universale, ma sto capendo che non esiste un’unica ricetta. Sto scoprendo nuove fonti di felicità, tante quante le persone che incontro”, racconta Giuseppe dopo un anno di viaggio. Non sono certo poche le storie che ha vissuto e le vite che ha incrociato e sta continuando a incrociare: 26 aerei presi, 13 Paesi visitati, un numero di persone incontrate finora impossibile da calcolare, attraversando il mondo da un capo all’altro. Ha ascoltato maratoneti, astronauti, eremiti, ma anche bambini in un campo profughi o suore che coltivano la cannabis ponendo a tutti le stesse domande. Qual è la piccola cosa che ti fa sempre sorridere? Che profumo ha il ricordo più felice della tua vita? Qual è la cosa più preziosa che possiedi? Le domande sono pensate per stimolare sensazioni positive e far sì che l’intervistato individui esperienze e persino oggetti considerati speciali, dal giorno più significativo della propria vita alle tre cose più belle al mondo.
Ma Giuseppe sa che per comprendere appieno la felicità, bisogna fare i conti anche con il suo contrario, cioè con le cose che spaventano e le esperienze che lasciano la bocca amara. Di qui le domande che portano l’intervistato ad interrogarsi su cosa ne sarà di lui quando non ci sarà più, per esempio “Quale pensi sia la più grande sfortuna che ti possa capitare? Cosa vuol dire morire?”. Una domanda poi è dedicata ai posteri: “Se potessi dare un unico consiglio a tuo figlio, cosa gli diresti?”. E ancora: “Ti piace la persona che vedi allo specchio? Quando tra cinquant’anni anni qualcuno racconterà la tua storia, cosa dirà?”. Un modo per scandagliare l’animo umano a 360 gradi avvicinando popoli diversi. Tante le scoperte anche se di una vera e propria ricetta non si può parlare. “C’è chi afferma che una volta raggiunta non è più felicità – dice Giuseppe – ecco perché per me essere felice significa rendermi conto delle svariate fonti di felicità che ho intorno e che prima non vedevo”. Di una cosa è certo: non esiste una regola matematica perché in ogni angolo della Terra ognuno trova la felicità in modo diverso. “Mi ha colpito moltissimo Dilavar, ad esempio, un manual scavenger della casta indiana degli ‘intoccabili’, che mi ha risposto di trovarla nella sua famiglia, nel vivere non facendo del male a nessuno e nel suo lavoro – racconta -. Sai perché? Perché il suo lavoro consiste nel pulire le fogne a mani nude, a volte immergendocisi anche. Sono rimasto scioccato. Nessuno sarebbe felice di farlo. Eppure lui lo è perché, grazie al suo lavoro, può sfamare la famiglia, sperando che in futuro i suoi figli possano affrancarsi dalla sua vita e dal suo mestiere. Questo mi ha fatto riflettere molto”.
Giuseppe Bertuccio D’Angelo è curioso, sensibile e tenace e non si è dato per vinto nemmeno quando è scoppiata la pandemia del Covid 19 ed è stato costretto a ritornare da Atlanta, interrompendo la sua ricerca. Rientrato in Italia ha sfruttato il periodo di lockdown per rimodulare il suo viaggio. Partito da Israele per poi approdare in Oriente tra Giordania, Iraq, Kuwait e poi Pakistan, India, Cina ha fatto una puntata in Australia e poi di nuovo Corea, Giappone e Russia e America e qui è dovuto rientrare. Adesso il progetto si è spostato in Italia: dal 21 agosto, partito dalla Sardegna dove è rimasto impressionato dal toccante incontro con l’altro maratoneta Roberto Zanda, sta risalendo lo stivale in smart. Sono 9 le regioni che ha già girato, Sicilia compresa dove ha avvicinato e intervistato i volontari di Addiopizzo, l’ambasciatore del Sorriso Andrea Caschetto e un senzatetto con un cognome famoso, documentando tutto minuziosamente. Su YouTube ha pubblicato un reportage e settimanalmente sui social condivide il resoconto dei suoi incontri. Giuseppe spera di poter concludere la sua esperienza per Natale, anche se davvero non potrà trattarsi di una conclusione dal momento che per lui tutta la vita è una continua ricerca e scoperta.
La sua è un’esistenza in continuo movimento ed essa stessa ha il sapore della felicità come egli stesso afferma: “La vita è unica, per questo ho deciso di fare, perché bisogna prenderla meno sul serio per prenderla davvero sul serio, viverla strategicamente alla leggera per fa sì che sia straordinaria”. Sicuramente questo è un ingrediente importante per essere felici così come godere di ogni momento della propria vita, consapevoli che esso è unico ed irripetibile. Vale la pena di ricordarsene anche e soprattutto in questo periodo così difficile e incerto.
Margherita Bonfilio
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