MILANO – E’ il primo atto istintivo che facciamo venendo alla luce: respirare. Unico e sensazionale, è quel movimento ritmico per mezzo del quale siamo in vita. Un gesto spontaneo che spesso dimentichiamo e ci troviamo spesso col respiro corto, pieno d’ansia e di paura e invece è ciò che ci riconnette al mondo. Basta un respiro profondo, lungo, breve. Invece spesso tiriamo sospiri, respiri di sollievo, passando oltre uno spavento, una paura, superando una fase critica. La respirazione è alla base di tutte le funzioni dell’organismo, nessuna cellula potrebbe sopravvivere. In mancanza di ossigeno non potremmo bruciare nemmeno i nutrienti per avere energia.
In Oriente, la filosofia yoga insegna che il respiro è il principale mezzo di scambio tra l’ambiente esterno e noi stessi. L’inspirazione corrisponde alla gioia, alla luce, al sorriso; l’espirazione per contro corrisponde alla malinconia, al buio, al vuoto. Ogni volta che inspiriamo lasciamo entrare una parte dell’universo ed ogni volta che espiriamo cediamo una parte di noi stessi all’universo. Durante l’inspirazione il diaframma si abbassa, gli intercostali esterni allargano la gabbia toracica ed alcuni muscoli toracici la alzano; si può quindi definire l’inspirazione come un movimento attivo. Al contrario, l’espirazione è causata dal ritorno elastico del tessuto polmonare e dei muscoli inspiratori, pertanto si definisce un movimento passivo; tuttavia, è importante precisare che nell’espirazione profonda entrano in gioco attivamente i muscoli addominali, che contraendosi consentono al diaframma di salire più in alto, ed i muscoli intercostali interni, che avvicinando le coste riducono di volume la gabbia toracica.
Dal momento della nascita, il respiro umano è soggetto a continue modificazioni indotte da necessità fisiologiche o di natura emotiva; tra queste ultime, le emozioni responsabili delle maggiori fluttuazioni respiratorie sono l’incertezza, l’insicurezza e la paura; esse provocano forti contrazioni ed irrigidimenti muscolari, che negli anni si ripercuotono inevitabilmente su altre parti del corpo. Lo yoga esprime e persegue tre concetti fondamentali: innanzitutto in ogni essere umano, l’energia vitale è veicolata dal respiro; l’energia è diretta dalla mente, lì dove essa si dirige si incanala l’energia stessa; infine, la respirazione è l’unica attività corporea che, pur essendo involontaria, può essere costantemente monitorata e controllata anche volontariamente. Il respiro assume un ruolo fondamentale nella comunicazione tra conscio ed inconscio e lo studio delle pratiche di respirazione consente un miglioramento del controllo di tutti gli stati emotivi, nonché dello stato di concentrazione mentale.
La tecnica o il modo di respirare caratteristico dello yoga è definito PranaYama. Questo termine deriva dall’unione delle due parole Prana (forza vitale) e Yama (controllo). Il Prana si trova in tutte le forme viventi, nell’acqua, nella terra e nel cibo e, secondo tale filosofia, può essere assorbito in grande quantità proprio grazie alla respirazione; per contro, Yama significa “senza controllo” oppure “al di là del controllo”. In fase di trattenimento del respiro a pieni polmoni, l’energia si diffonde in tutto il nostro organismo, mentre nella fase di trattenimento a polmoni vuoti riusciamo a sperimentare la percezione del “nulla”; proprio per questo motivo, lo yoga dà una grande importanza alla fase di trattenimento del respiro. Secondo gli yogi, la nostra principale fonte di Prana (forza vitale) è indubbiamente l’aria che respiriamo, seguita dai cibi e dalle bevande che introduciamo con l’alimentazione; il Prana dell’aria viene assorbito attraverso le mucose del naso ed i recettori nervosi dell’apparato respiratorio, mentre quello dei cibi e delle bevande viene captato dalle terminazioni nervose della lingua e della gola. Ne deriva che, nella pratica dello yoga, l’igiene del naso e della lingua assume un ruolo fondamentale ma complementare al perfezionamento delle tecniche respiratorie e alla cura della masticazione degli alimenti.
La pratica dello yoga ricorda ogni giorno che il respiro è vita. Tutte le volte che saliamo sul tappetino e iniziamo a far entrare l’aria nei polmoni, tutto il corpo si ossigena, diventa più forte, sano e acquista vitalità. E così regala ai praticanti una grande varietà di respirazioni. Una tecnica di pranayama attivante è Surya Bhedana, dove Surya significa “sole” in sanscrito, Bhedana significa “passare attraverso”. Il sole rappresenta l’energia attivante, forte e calda maschile, collegata alla parte destra del corpo, in cui passa uno dei principali canali energetici sottili che scorrono nel nostro corpo. Allora non resta che, proprio in riva al mare o in montagna, davanti ad alba o un tramonto, ci si possa sedere su un cuscino in posizione comoda a gambe incrociate, portando i piedi sopra le anche. Inspirando, sollevando le spalle e rotandole indietro. Espirando, si fanno scivolare le scapole verso il basso in modo da tenere la colonna vertebrale dritta. Le braccia sono distese lungo il corpo, le mani appoggiate sulle ginocchia con i palmi rivolti verso l’alto, il pollice e indice sono chiusi in un delicato contatto, chiamato Chin Mudra. Sollevando la mano destra e porta il dito indice e il medio tra le sopracciglia, nel punto in cui è situato il terzo occhio, chiudendo gli occhi si dirige lo sguardo interiore verso quel punto. Un profondo inspiro e poi espira svuotando completamente i polmoni. Chiudendo delicatamente con l’indice la narice sinistra ed inspira lentamente con la narice destra, contando fino a quattro. Poi si chiude la narice destra con il pollice e si espira dalla narice sinistra, contando anche qui fino a quattro e cercando di svuotare i polmoni. Si inspira da destra ed espira da sinistra.
Questo tipo di respirazione si esegue a narici alternate, tenendo la schiena dritta, gli occhi chiusi e lo sguardo fisso al terz’occhio si continua ad inspirare da destra e ad espirare da sinistra. Si percepisce così il senso di calore, di forza e di energia che questo tipo di pranayama porta a tutto il sistema nervoso. Usare questa tecnica di respirazione serve per dare la carica giusta alla giornata e ogni volta che ci si sente giù di tono, afflitti, abbattuti e si desidera portare vitalità al sistema nervoso, sollevando l’umore, per riconnettersi a se stessi e al mondo. Il maestro spirituale Eckhart Tolle, nel libro il “Potere di adesso” rafforza lo spirito umano nell’importanza dell’istante che stiamo vivendo, non nel passato non nel futuro, ma nel presente. Egli rammenda di lasciare che respiro ci conduca dentro il corpo. “A volte quando la mente è stata molto attiva acquisisce una tale inerzia che trova impossibile distogliere l’attenzione e percepire il corpo interiore. Ciò succede specialmente quando si entra in schemi di ansia o preoccupazione. Si è in difficoltà ad entrare in contatto col proprio corpo interiore. Così in qualsiasi momento è meglio concentrarsi prima di tutto sulla respirazione. La respirazione consapevole che già di per sé una potente forma di meditazione, ci permetterà gradualmente rientrare in contatto con il corpo, seguire il respiro con attenzione mentre entra ed esce dal corpo. Inspirando di sente l’addome espandersi e contrarsi leggermente. Ad ogni inspirazione ed espirazione chiudendo gli occhi bisognerebbe immaginare di essere circondato dalla luce, immerso in una sostanza luminosa, in un mare di consapevolezza. Quella luce deve riempiere il nostro corpo rendendolo luminoso, per poi piano piano focalizzare maggiormente quella sensazione. Solo adesso si è nel corpo senza restare attaccato a nessuna immagine visiva”.
Bisognerebbe vivere così, passo dopo passo, godendosi le piccole cose, in questo istante, in ogni attimo, vivendo sino all’ultimo respiro.
Claudia Gaetani
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