VITERBO – È conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. È una statuetta nuragica risalente a circa 3500 anni fa, che rappresenta una mamma con il figlio morto, o forse in agonia, in braccio, nudo con un copricapo e, sul petto, un pugnale nel fodero. In questo tempo di Quaresima, prossimo alla Pasqua, la Passione e la Morte di Gesù sono i tempi importanti della storia del cristianesimo, con lo strazio di Maria, Mater Dolorosa, Madre associata proprio alla Passione del Figlio e sotto la croce.
Quello che colpisce è, infatti, questa posizione dei due personaggi, perché richiama subito ad un’altra statua ammirata da ogni parte del mondo: la Pietà di Michelangelo”, emblema della Basilica di San Pietro, commissionata dal Cardinale francese Jean Bilhères de Lagraulas per la propria tomba, tanto che questo bronzetto è stato ribattezzato, appunto, “La Pietà Sarda”. L’archeologo Giovanni Lilliu, invece, la chiamò la “Madre dell’Ucciso”e scriveva: “…su d’uno sgabello, in parte tutt’ora immerso nella massa di piombo che lo fissava alla base, sta seduta una figurina della madre con il figlio in grembo…” (Scultura della Sardegna Nuragica di Giovanni Lilliu).
Una statuetta scoperta da un ragazzo di Urzulei, mentre stava cercando radica di erica, per le fabbriche di pipe in Germania, nei primi del Novecento. Successivamente, qualche anno dopo, nel 1930, la consegna all’archeologo Taramelli, che si trovava in zona per redigere la Carta Archeologica. Un sensazionale rinvenimento nella grotta “sa Domu ‘e s’Orcu” che esprime l’intensa supplica della madre per la salvezza del figlio a qualche arcaica divinità.
Chissà se non sia stata l’ispiratrice della grandiosa opera di Michelangelo e comunque nel 1931, secondo l’archeologo Antonio Tamarelli, se si considera morto il figlio tra le braccia della madre, è possibile che si tratti di una “Pietà”. Ipotesi avvalorata dal fatto che il bronzetto proviene da una caverna sacra, con una madre intenta ad offrire in sacrificio il figlio, avvolto proprio in una sorta di manto che ricorda appunto un sudario.
Si può visitare a Cagliari, presso il Museo Archeologico Nazionale, all’interno del complesso museale intitolato all’archeologo sardo Giovanni Lilliu, considerato la figura più illustre della civiltà nuragica.
Laura Ciulli
Il bambino non è morto!
Il bambino è custodito e guidato tra le braccia della madre. Il bambino ha i parametri di un grande guerriero con la spada e l’elsa decorata.
A quei tempi la donna era al centro dell’universo.