ROMA – È stata l’Istituzione musicale dell’Università di RomaTre a proporre al pubblico dell’Auditorium della Macroarea di Lettere e Filosofia dell’Ateneo un’opera di raro ascolto, come La Pastorale di Beethoven trasposta per pianoforte. Si tratta della “Sinfonia n.6 op.68” (del 1807-08) del genio di Bonn, sottotitolata dallo stesso compositore “Pastorale”, per il suo riferimento alla bellezza della natura bucolica. Il concerto in cui è stata proposta era tenuto dal pianista bulgaro Ivan Donchev, già in una notevole carriera internazionale dopo gli studi musicali in patria, e i contatti coi grandi pianisti del momento in Europa e fuori.
Forse perché Donchev si è perfezionalo col famoso Maestro napoletano Aldo Ciccolini – con cui tenne un concerto in duo al Festival di Fenetrange in Francia – egli ha un tocco così raffinato. Il quale infatti lo condusse al Festival dei Due Mondi di Spoleto, alle tournées nella Corea del Sud, all’esecuzione in Ekaterinburg in diretta da Uralfest TV, del terribile (per le difficoltà) “Concerto per pianoforte n.3 ” di Rachmaninov. Ma vi è stato bisogno proprio di questo per affrontare il gigantismo di Beethoven e quello di Liszt. Sì, perché quest’ultimo, virtuoso spettacolare della tastiera, ha trasposto per pianoforte tutte le nove Sinfonie del colosso di Bonn, compresa l’ultima, la celeberrima Nona, nella sua monumentalità ritenuta irriproducibile sul pianoforte. Liszt ci ha lasciato la versione pianistica ovviamente anche della Sesta Sinfonia beethoveniana, che l’autore stesso volle titolare “Pastorale” (1807-08): e Donchev ha affrontato nei primi tre movimenti dapprima le onomatopèe dei suoni della natura, i cinguettìi degli uccelli (il famoso cucù del cùculo), lo scorrere del ruscello, lo stormire delle fronde, il canto dei contadini, il boato di tuoni e fulmini del temporale, oltre alla profonda commozione spirituale dinanzi al miracolo del Creato.
Ma negli ultimi due movimenti, il quarto in cui il violento temporale lentamente si allontana, e il quinto introdotto dal flauto, che sottolinea il passaggio alla luce solare, simbolo della speranza e della rinascita, il miracolo dei suoni naturali nella loro delicata bellezza, cede all’espressione della incontenibile forza della natura stessa. Essa chiama a concorso la potenza dei suoni: Liszt e Beethoven si uniscono nella furibonda preponderanza delle sonorità di timpani, piatti, tamburi, che il formidabile apporto del pianoforte del virtuoso Ivan Donchev sostiene ed esalta. Una rara sintonia a tre ha visto il compositore tedesco, il traspositore ungherese, l’esecutore bulgaro, uniti in un concorso di forze, che ha illuminato di una nuova luce, non solo bucolica, la Sinfonia n.6 detta la “Pastorale” di Beethoven, che ci riporta alla forte speranza di rinascita dell’Ucraina, dalla distruzione ancora in atto ad opera degli invasori russi.
Paola Pariset
Nell’immagine di copertina, il grande compositore tedesco Ludwig van Beethoven
Lascia un commento