NUORO – Al giorno d’oggi, se c’è un tema che accomuna quasi tutti i ragazzi è la musica. Pop, rock, rap, tekno, hip hop: i generi sono tanti e per tutti i gusti. La musica permette di uscire dalla monotonia della vita per entrare in un nuovo mondo e fa sognare quando vogliamo allontanarci dai problemi e dalle difficoltà che la vita quotidianamente ci riserva. Per i giovani, soprattutto gli adolescenti, la musica rappresenta un posto in cui ci si può sempre rifugiare per affrontare le difficoltà, per gioire di una conquista, per dare sfogo alla propria anima affranta, con la stessa energia che i cantanti ci trasmettono.
Ovviamente la musica, come qualsiasi forma d’arte, è soggettiva, e ognuno la ascolta a seconda dello stato d’animo che sta vivendo in quel momento o del periodo della vita che sa regalare gioie e dolori come una rosa offre dolce profumo e dolorose spine. Essa molto spesso rappresenta un aspetto del nostro carattere. A seconda della musica che si ascolta cambia, infatti, il modo di vestirsi, di atteggiarsi e di presentarsi agli occhi degli altri. Questo accomuna tutti, ma i diversi tipi di musica ascoltata differenziano un ragazzo dall’altro. Chi ascolta infatti musica classica o la cosiddetta musica melodica italiana è di solito calmo, pacato, romantico, chi ascolta il rock o il punk è più trasgressivo di chi preferisce musica leggera, e spesso si trova a dover combattere contro i pregiudizi della gente.
Negli ultimi anni, un genere che ha ottenuto sempre più attenzione tra i giovani e a livello mediatico è il rap. Questo genere musicale consiste nel “parlare” seguendo un certo ritmo, utilizzando un linguaggio “crudo”, talvolta anche aggressivo, per esprimere le proprie idee. I giovani si identificano nei testi delle canzoni preferite e nei vari rapper come Fedez, Emis Killa, Mahmood, Marracash, Ghali, solo per citarne alcuni, in quanto essi riescono ad esprimere ciò che loro vorrebbero dire. Ma questo successo non ha riscontrato lo stesso effetto negli adulti che sono rimasti fermi alla musica ascoltata nei momenti più importanti della propria vita ritenendola “superiore”. Molti si lamentano del fatto che la musica e i testi di adesso siano privi di significato quando invece magari esso è solo più nascosto.
C’è da dire però che molte canzoni moderne riscuotono un gran successo grazie ai social network e alle case discografiche che investono denaro su alcuni artisti per far diventare le loro canzoni dei tormentoni che finiscono poi dimenticati dopo qualche mese. In questo modo non si fa più musica, ma businnes. La musica ci emoziona e serve a parlare di quello che succede nel nostro animo. È una pregevole forma d’arte fine a se stessa. Secondo lo psicologo e musicista Romeo Lippi, “condividere la propria musica con gli altri, come si fa con i social network, diventa un modo per conoscerli, e magari anche un modo per corteggiarsi”. D’altronde secondo Charles Darwin, il padre dell’evoluzionismo, gli uomini hanno imparato a cantare e hanno inventato la musica proprio per corteggiarsi, come fanno alcuni uccelli.
La musica inoltre serve a farci stare insieme. Lo abbiamo ereditato dai nostri antenati preistorici. Da sempre e dappertutto nel mondo suonare e cantare serve a stare in gruppo. Alle feste, pubbliche o private, la musica si mette sempre, anzi, la festa comincia quando comincia la musica. Mentre parlare in tanti, tutti insieme, soprattutto se si è in gruppo, è difficile, cantare e suonare invece riesce benissimo. Lo facciamo nelle occasioni allegre e in quelle tristi, dai matrimoni ai funerali.
Aristotele, filosofo greco del IV sec. a.C., affermava che la musica non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l’educazione, per procurare la catarsi e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo. La musica può essere l’espressione di sentimenti e di comportamenti comuni, esalta l’appartenenza di un singolo all’interno di uno specifico gruppo sociale, gli regala un’identità che spesso, soprattutto durante l’adolescenza, un giovane difficilmente riesce ad affermare.
Oggi la musica invade ogni spazio e si diffonde sempre più grazie all’utilizzo di nuove tecnologie. Si scarica da internet e si può portare ovunque grazie all’utilizzo di oggetti tecnologici sempre più leggeri e meno ingombranti come il semplice cellulare multifunzionale che occupa poco spazio ma è fornito di tutto ciò che serve nella vita quotidiana. Non si può immaginare una vita senza musica, vorrebbe dire vivere un’esistenza piatta, senza colori e senza emozioni. Essa è un insostituibile bene prezioso, è speciale proprio per questo, perché è in grado di unire popolazioni diverse, è in grado di rallegrare e di confortare. E sebbene la musica non abbia uno scopo preciso, non è indispensabile a sopravvivere come il cibo o l’aria che respiriamo, ci piace tantissimo. Secondo lo psicologo americano Steven Pinker la musica infatti ci piace così tanto proprio perché non serve a nulla, ma nonostante questo ci diletta e ci permette di vivere una vita “a colori”.
Virginia Mariane
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