GRECCIO (Rieti) – Proseguono gli eventi di “Greccio 2023”, dodici mesi con Francesco a Greccio, Rieti e Valle Santa per gli 800 anni dal primo presepe. Il 27 agosto, sotto il Santuario, in uno scenario suggestivo, Nicola Piovani, con “La compagnia della luna piena”, ha regalato una serata memorabile, ricca di emozioni e di aneddoti con il concerto “La musica è pericolosa”, coinvolgendo tutto il folto pubblico, che applaude a lungo alzandosi in piedi con i lucciconi. La magia sul prato sotto il santuario si ripeterà il 4 settembre alle 19 con “Le Confessioni di un malandrino”, uno spettacolo con i brani più celebri di Angelo Branduardi, in duo con il polistrumentista Fabio Valdemarin. Il 3 settembre musica per i più giovani a Poggio Bustone con LDA alle 21.
“Secondo me la musica è uno dei modi per esprimere la passione, verso uno sguardo importante sulla sacralità del vivere al di là della pratica quotidiana osservante, laicità e sacralità vanno coniugate insieme. Con la musica scopri bellezza, stupore, gioia, paura e questo è anche un mio sentimento. Il lavoro mi ha portato in tanti luoghi e oggi, in occasione di una ricorrenza importante, sono in un posto in cui si sente forte il francescanesimo, grazie anche a papa Francesco”, dichiara il Premio Oscar, tre David di Donatello, quattro premi Colonna Sonora, tre Nastri d’argento, due Ciak d’or, il Globo d’Oro della stampa estera e il Premio Elsa Morante.
La musica può anche suscitare soggezione e lo sapeva bene Federico Fellini: “Era proprio lui a dire che la musica è pericolosa: due note, pausa, due note emesse in fila ‘mi strangolano di emozioni, solo quando lavoro mi fa da sottofondo’, diceva. Ed era vero: non era una delle sue solite, note bugie. Quando lavoravamo si liberava. Un giorno. mentre nel suo studio in Corso Italia a Roma si era assentato per una telefonata, io stavo suonando la musica composta per la recita ‘L’amore delle tre melarance’, rientrando la sentì e gli piacque molto. Gli dissi che non era elegante riadattare una musica già scritta per un’altra occasione. Il giorno dopo tornò sull’argomento, mi chiese di suonarla nuovamente e poi disse ‘ma a noi ce ne frega tanto dell’eleganza?’ e così, a forza di insistere, diventò la colonna sonora del film ‘L’intervista’. I registi hanno tempi diversi, Monicelli era molto più asciutto e deciso, con lui si faceva presto”.
Scorrono le immagini, le musiche di “Ginger e Fred”, il film di Rubini sui Fratelli De Filippo, “Il Marchese del Grillo”, “La vita è bella”, Nanni Moretti, il ritratto di Piovani dipinto da Fellini, la sirena Partenope (sullo schermo i disegni di Milo Manara) e qui Piovani si lancia nella mitologia citando Omero che racconta di ‘esseri metà donna e metà uccello (successivamente pesce) che cantavano con voce suadente su una spiaggia di scheletri e cadaveri putrefatti“. “Sono convinto che l’isola delle sirene fosse Capri, perché quando le sirene sfidarono le Muse (c’è sempre qualcuno che commette il peccato di orgoglio, a cominciare da Adamo ed Eva…), si salvò solo Partenope, il cui canto commosse il mare e il vento. Sulla sua tomba, in corrispondenza di Castel dell’Ovo, nacque Napoli”.
Piovani ricorda la sua emozione prima che la musica lo seguisse dappertutto “costringendoti ad un ascolto passivo nei supermercati o al ristorante. Quando da bambino arrivava la banda che accompagnava la statua del santo era una grande emozione per tutti, è lì che ho iniziato e per Roberto Benigni ho usato gli strumenti per banda”. Poi ci sono le canzoni “quelle che in tre minuti segnano un momento della tua vita, marcano le giornate e la memoria”. Negli anni Settanta compone con Fabrizio De André gli album “Non al denaro, non all’amore né al cielo” e “Storia di un impiegato”, con il brano Il Bombarolo, dichiarato sovversivo e censurato: suonarlo proprio sotto al santuario francescano ha il sapore di una rivincita e di un riscatto, tanto più che “il rif con le note mi – fa – la, ripetute in sequenze diverse, sono il suono delle tre campane delle suore di Ivrea a Roma dove ho fatto le elementari e che sentivo risuonare tutti i giorni”.
Piovani racconta di quando scrisse con Vincenzo Cerami e Benigni la struggente “Quanto t’ho amato” le decisioni sull’ultima strofa che è rimasta quella proposta da lui, quasi per scherzo “più delle parole conta la musica”. Emozione, commozione, groppo in gola, con Marcello Mastroianni che canta in argentino il tango “Caminito“, scritto da Filiberto Juan de Dios, registrato in studio con Piovani, “ero attento al labiale per non dover incidere nuovamente. Grazie per essere venuti qui, ad ascoltarci, come si dice oggi ‘dal vivo’ anche se non ne capisco il significato. Accordiamo i nostri strumenti, proviamo, viaggiamo, così come facevano gli artisti 2500 anni fa negli anfiteatri e come faremo ancora nei secoli”.
Bravi tutti i musicisti: al sax e clarinetto Marina Cesari, al violoncello, chitarra e mandoloncello Pasquale Filastò, batteria e percussioni Pietro Pompei, contrabbasso Marco Loddo, tastiere Sergio Colicchio. “Dopo i gemellaggi, lo sport, la danza, il teatro, l’arte, la musica è la protagonista assoluta, per abbracciare un pubblico il più possibile trasversale e variegato”, commenta il presidente del Comitato Nazionale Greccio 2023 (e sindaco di Greccio), Emiliano Fabi. “I concerti al Santuario, tutti gratuiti, chiudono la brillante estate di ‘Greccio 2023’, iniziata a giugno con la danza internazionale e artiste dai quattro continenti. Con due grandi maestri della musica italiana alla luce del tramonto sulla Valle Santa, la musica batte il tempo di otto secoli di storia, gli alberi si illuminano di nuovo, come riportano le cronache di allora, alla luce delle fiaccole”, aggiunge Paolo Dalla Sega, manager culturale del Comitato.
Il programma delle celebrazioni dell’ottavo centenario del presepe proseguirà a ottobre con “L’asino e il bue” di Ascanio Celestini, scritto in primavera dopo un paziente lavoro di ricerca e incontri con gli abitanti della Valle Santa. Se siete in centro Italia, fermatevi a Greccio non perdete Branduardi il 4 settembre (portate un giacchetto e un cuscino per sedervi sull’erba del prato).
Francesca Sammarco
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