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La Missione Starliner dura 6 mesi in più

di | 2024-08-30T13:07:38+02:00 1-9-2024 1:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

PERUGIA – Si fa presto a dire “La Terra può attendere”. Titolo bello, suggestivo, nessun dubbio. Mettiamoci, però, nei panni di chi sarebbe dovuto rientrare a casa già da tre mesi (8 giorni la durata prevista della missione) ed ora dovrà attendere altri sei mesi, nello spazio angusto della Stazione Spaziale Internazionale (Iss, in sigla), perché il veicolo col quale sono giunti lassù, lo “Starliner Calypso”, uscito dalla fabbrica della Boeing, accusa delle problematiche che rendono il volo di ritorno troppo a rischio… Certo i due astronauti – Sunita “Suni” Williams, 58 anni, e Barry Eugene “Butch” Wilmore, 61 – sono veterani del volo e rotti a tutti i pericoli (avendo partecipato, nella loro carriera militare persino ad azioni di guerra), però dover aspettare un altro semestre prima di riabbracciare i propri cari, ed in più costretti come sono in un posto risicato e con poche o punto comodità, non è che sia come aspettare il prossimo treno in una piccola stazione sperduta, digitando sul cellulare, leggendo giornali e riviste o risolvendo cruciverba…

Butch e Suni hanno ricevuto la notizia del rinvio dalla NASA. I problemi della perdita di gas elio (cinque volte si è ripetuto l’inconveniente) e soprattutto il particolare che ben 5 propulsori (dei 28 del veicolo spaziale) non funzionino a dovere, hanno convinto la direzione di terra che non sia il caso di correre rischi. Il comando centrale ha deciso che mentre “Starliner Calypso” rientrerà (senza passeggeri) a metà settembre, i due astronauti dovranno attendere la… coincidenza. E tale davvero è: a febbraio si aggancerà all’Iss il Crew-9 della “SpaceX” di Elon Musk, che partirà solo con due dei quattro astronauti previsti, in modo che, al ritorno, potrà ospitare, comodamente, Suni e Butch. La decisione definitiva è stata assunta dall’amministratore della NASA Bill Nelson, astronauta lui pure, in accordo con i centri di Jpl in California, di Marshall in Alabama e di Withe Sands in Nuovo Mexico, dove, a secondo dei piani di rientro e delle necessità che si dovessero presentare nella delicata operazione di ingresso nell’atmosfera terrestre, il veicolo dovrebbe atterrare.

Da risolvere il problema delle tute: quelle fornite dalla Boeing, non sono compatibili con quelle della “SpaceX”, sul veicolo della quale i due dovrebbero tornare. Pare che la NASA sia pronta ad inviare tute adeguate per il viaggio di ritorno. Da un punto di vista della organizzazione di vita all’interno della Stazione non dovrebbero sorgere inconvenienti: il sistema di aerazione funziona perfettamente (i due in attesa di rientro contano sulla compagnia di ben altri otto astronauti russi). Per dissetarsi? Nessuna preoccupazione: una macchina trasforma l’urina di tutti gli astronauti in acqua di fonte. Di cibo, poi, non risulta penuria (tutto o quasi liofilizzato) ed in più, dentro l’Iss è stato ricavato anche piccolo orto, coltivato con ogni attenzione e cura.

Nessun problema, dunque? No, qualche perplessità rimane. Da valutare le conseguenze sul corpo degli astronauti, provocate da 270 giorni consecutivi trascorsi in assenza di peso. Come risponderanno i muscoli, gli organi interni, il cervello, la stessa vista? Certo sia Butch, ingegnere elettrico (viene dal Tennessee ed è atteso dalla moglie Deanna e da due figlie), vanta un fisico atletico e da universitario giocava a football e pure Suni, doppia laurea in Fisica ed in Ingegneria gestionale (proveniente dall’Ohio dove l’aspettano il marito, Michael e due cani, Gorby e Bayley), può essere considerata una superdonna, amante, così viene descritta, dello sport (pratica dal surf al ciclismo, dal nuoto all’atletica). Tuttavia nessuno, neppure gli scienziati più accreditati, hanno idea di cosa possa succedere ad un fisico, pure ben allenato, che rimanga per così lungo tempo nello spazio, in un posto limitato e disagevole ed in cui ci si può muovere decisamente poco.

I due astronauti, in realtà, non sembrano essersela presa più di tanto. Ha spiegato Suni, con i capelli lunghi arruffati e dritti sopra la testa: “È bello fluttuare, quassù… Quindi non ci lamentiamo”. Da vero filosofo stoico la risposta (sempre che le fonti abbiano riportato correttamente la frase), che Deanne, la moglie di Butch, avrebbe fornito all’addetto alle comunicazioni della NASA che le aveva appena annunciato il ritardo con il quale il coniuge sarebbe rientrato a casa: “Ce ne faremo una ragione…”.

Elio Clero Bertoldi

Nell’immagine di copertina, gli astronauti “Suni” Williams e “Butch” Wilmore, costretti a restare in orbita altri 6 mesi

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