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La magica Siviglia, capitale dell’Andalusia

di | 2024-11-28T18:31:16+01:00 1-12-2024 0:10|Sezione 2, Viaggi|0 Commenti

PALERMO – Scoperta l’anno scorso la Spagna, grazie a due viaggi a Valencia e a Madrid (qui l’articolo sulla capitale spagnola), per la scrivente è stato subito amore a prima vista. Così a metà ottobre, due settimane prima della disastrosa alluvione che avrebbe colpito la regione valenciana, si è ritagliata alcuni giorni in Andalusia, con prima tappa nella capitale Siviglia.

La bandiera di Siviglia

Sebbene a 12 km dalla città ci sia l’aeroporto San Pablo, in mancanza di un volo diretto da Palermo, chi scrive ha preferito atterrare a Madrid e poi, dalla stazione di Atocha, continuare in treno per Siviglia. Treno che ha rischiato di perdere, perché lei e i familiari sono arrivati due minuti prima della partenza al binario, dove due addette ai controlli dicendo Cerrado, cerrado (chiuso, chiuso) spiegavano che l’accesso ai treni dell’alta velocità va fatto almeno cinque minuti prima della partenza programmata.

Sarà stata l’espressione mortificata e contrita della turista italiana, sarà stato il buon cuore delle lavoratrici, fatto sta che comunque le due signore hanno chiamato il capotreno che, non proprio volentieri, ha riaperto le porte e ha permesso al gruppo di partire. La buona sorte, incarnata nella compassione delle addette al controllo, non aveva abbandonato i turisti italiani.

L’interno della cattedrale

No me ha dejado (Non mi ha abbandonato) è proprio la frase che risolve il rebus/logotipo della bandiera del capoluogo andaluso, dove, a caratteri gialli  su fondo rosso, c’è una matassa di filo (in castigliano madeja), simile al numero otto, preceduta da “NO” e seguita da “DO”:  appunto NO8DO,  cioè NO-MADEJA-DO. La frase è tradizionalmente riferita al re Alfonso X, che aveva trovato protezione a Siviglia quando nel 1282 il suo regno era rimasto coinvolto in una guerra dinastica. Nel 1283, il re avrebbe permesso ai sivigliani di inserire questo motto nello stemma cittadino.

La Giralda

Siviglia non ha deluso le aspettative. Intanto ci sono state belle giornate (primavera e autunno sono le stagioni ideali per visitarla, visto che d’estate fa piuttosto caldo), inoltre, poiché è una città grande ma non grandissima (684.000 abitanti, 1.500.000 con l’hinterland, quarta città spagnola dopo Madrid, Barcellona e Valencia) se si è abituati a camminare, è assai piacevole visitarla a piedi, specie se si ha un punto d’appoggio centrale, come è stato per la scrivente, che ha soggiornato in una struttura ricettiva nel Barrio de san Bartolomè (quartiere di san Bartolomeo), proprio nel centro storico di Siviglia.

Plaza de Espana

Dove è da visitare la Casa de Pilatos, forse uno dei più bei palazzi della città. L’edificio,  completato all’inizio del XVI secolo da Fadrique Enriquez de Ribera, deve il nome a un suo pellegrinaggio nel 1519 a Gerusalemme. Si narra che, al suo ritorno, il marchese scoprì che la distanza tra la sua abitazione e la chiesa collocata fuori dalle mura era uguale a quella tra le rovine della residenza di Ponzio Pilato e il monte Calvario.

Parasol o Seta de Sevilla

Sorpreso dalla coincidenza, il marchese stabilì lungo il percorso le quattordici stazioni della Via Crucis, di cui la prima, la sua casa, corrispondeva alla Casa di Pilato. Questo il motivo per cui si è creduto che la residenza fosse una copia della casa del governatore Ponzio Pilato. All’interno della residenza rinascimentale, c’è un tipico patio andaluso con pareti in stile mudéjar (stile ibrido con decorazione a stucco cesellata policroma e in ceramica azulejos), con 24 arcate recanti busti di imperatori romani e di personaggi del mondo latino. Ci sono poi due giardini, mentre le eleganti sale interne sono decorate ad azulejos, con soffitti decorati.

Il fiume Guadalquivir

Il Barrio de san Bartolomè, come parte del vicino Barrio de Santa Cruz, erano detti “la Juderia” perché abitati soprattutto da ebrei. Nel Barrio de Santa Cruz si può visitare la chiesa barocca di Santa Maria la Blanca, sinagoga riconvertita nel XVI secolo in chiesa cristiana. Decorata con stucchi barocchi e marmo rosso, conserva all’interno un’Ultima Cena di Murillo. Vicino al Barrio de Santa Cruz si trovano i Giardini di Murillo, prima facenti parte degli orti dei Reales Alcázares, nel 1911 donati alla città.

Non lontani dal Barrio de san Bartolomè ci sono i monumenti più significativi di Siviglia: la Cattedrale, la torre della Giralda, l’Alcázar e l’Archivio delle Indie, nel 1987 dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

La cattedrale di Santa Maria de la Sede de Sevilla è la più grande della Spagna e una delle più grandi chiese gotiche del mondo occidentale: terminata all’inizio del XVI secolo, fu costruita sull’antica moschea degli Almohadi, di cui rimangono solo la Giralda e il Patio de los Naranios (Cortile degli aranci).

Archivio delle Indie

La visita dell’interno è davvero suggestiva, anche per l’immensità degli spazi. Nella navata centrale dietro il coro spicca la Cappella Maggiore, chiusa da una magnifica inferriata in ferro dorato, all’interno della quale si trova l’immenso retablo della Virgen de la Sede. Dentro la cattedrale si trova l’imponente mausoleo funebre di Cristoforo Colombo, osannato dappertutto in terra spagnola.

La Tomba di Cristoforo Colombo nella Cattedrale di Siviglia

La Giralda, alta 103 metri, è l’antico minareto della moschea divenuto poi torre campanaria della cattedrale. Ora è il monumento simbolo di Siviglia, visibile da ogni angolo della città. La Giralda, iniziata a costruire nel 1171 e terminata nel 1198, nel tempo ha subito varie modifiche: oggi rappresenta uno dei migliori esempi dello stile mudéjar. La sottoscritta ce l’ha fatta a salire in cima, da dove si ammira una magnifica vista della città.

Chi scrive deve confessare però un fallimento: le è stato impossibile visitare l’Alcazar, la fortezza reale di Siviglia. Purtroppo era necessario prenotare on line parecchio tempo prima e in loco non c’era un solo biglietto a disposizione. E così si è persa una meraviglia. Ha recuperato, si fa per dire, qualche giorno dopo con la visita all’Alhambra a Granada (quella sì prenotata per tempo on line, visita che conta di raccontare).

A Plaza del Triunfo, a due passi dalla Giralda e dalla Cattedrale, di grande fascino è stata la visita all’Archivo Generale de Indias, l’imponente edificio in stile rinascimentale a due piani, con un patio centrale e portici suggestivi. Costruito inizialmente per ospitare la Borsa dei Commercianti, nel 1785 fu convertito in sede dell’Archivio delle Indie per raccogliere i documenti legati ai possedimenti spagnoli d’oltremare. Tale biblioteca ha perciò un ruolo fondamentale per la ricostruzione della storia delle Americhe, dall’arrivo degli Europei alla fine del colonialismo: con la sua infinità di documenti preziosi –  tra cui la copia de Il Milione di Marco Polo appartenuta a Cristoforo Colombo e da lui annotata a margine – rappresenta oggi uno degli archivi più importanti del mondo.

Retablo nella Cattedrale di Siviglia

D’obbligo anche la visita a Plaza de España, una piazza davvero grande a forma di semicerchio: nella sua retorica trionfale, rappresenta l’abbraccio della Spagna e delle sue antiche colonie. La piazza guarda verso il fiume Guadalquivir e simboleggia la strada da seguire per l’America. Le sue architetture, tra cui le due torri imponenti, furono realizzate nel 1929 in occasione dell’Esposizione ibero-americana. Tutti gli edifici sono decorati in mattoni a vista, marmo e ceramica. Al centro della spianata un canale navigabile; la piazza è circondata da portici sormontati da balaustre al di sotto delle quali ci sono delle panchine decorate con maioliche che raffigurano le 54 provincie spagnole.

L’ampiezza e la sua particolare disposizione la rendono una delle piazze più caratteristiche della città. Plaza de España si trova all’interno del Parco di Maria Luisa, il più grande giardino pubblico di Siviglia.

In una delle sere sivigliane, non è mancata una passeggiata a Plaza de la Encarnaciòn, dove si apprezza il Metropol Parasol o Setas de Sevilla, una particolarissima struttura architettonica a forma di pergola, realizzata nel 2011 dall’architetto tedesco Jürgen Mayer: alta circa 26 metri e lunga circa 150 è la struttura in legno (con supporto di cemento) forse più grande del mondo.

Siviglia rimane nel cuore: città accogliente, pulita, dove – come altrove in Spagna – si mangia bene a prezzi assai ragionevoli. Città dove è bello anche solo passeggiare per i viali alberati sulle sponde del fiume Guadalquivir, magari vicino alla Torre de Oro, un’antica torre di sorveglianza, il cui nome pare derivi dal fatto che un tempo era ricoperta di maioliche dorate.

E il Guadalquivir, tanto carico di storia, ha riportato a chi scrive i versi di Cristoforo Colombo, di Francesco Guccini, canzone che canticchiava sottovoce durante il soggiorno spagnolo:

È già stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato/Per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato/E di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua/Perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell’anima sua/ Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo/Quell’attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo/Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia/E anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via/E la Spagna di spada e di croce riconquista Granata/Con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada/Isabella è la grande regina del Guadalquivir/Ma come lui è una donna convinta che il mondo non può finir lì/(…) E naviga, naviga via/Verso un mondo impensabile ancora da ogni teoria/Naviga, naviga via/Nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria…

Allora, in Spagna o in Italia, viaggiatori nomadi o stanziali inquieti, l’augurio è che ciascuno, come Colombo, trovi la strada di stelle nel cielo dell’anima sua

Maria D’Asaro

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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