/, Sezione 2/La magia del presepe, portatore di pace

La magia del presepe, portatore di pace

di | 2022-12-25T13:04:40+01:00 25-12-2022 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

RIETI – “Greccio 2023” (greccio-2023.com): parte da Betlemme il primo evento internazionale, tra i tanti in programma per gli 800 anni dalla rappresentazione del primo presepe vivente del 1223 e dall’approvazione della Regola. Il 22 dicembre è stata inaugurata la mostra – spettacolo “Italian visions of Nativity Scene” al Peace Center del comune di Betlemme, tra la chiesa della Natività e la moschea di Omar, alla presenza del vicesindaco di Betlemme Nader Rahil, la console italiana Alice Amoriello, il padre vicario Ibrahim Faltas (della Custodia Francescana) e Paolo Dalla Sega (manager culturale del comitato nazionale “Greccio 2023”). Su sipari di seta sono riprodotte le Natività di Botticelli, Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Raffaello, il Perugino, Giotto, Filippo Lippi, Tiepolo: come l’Italia ha rappresentato la Natività nei secoli.

Le marionette della storica Compagnia marionettista Carlo Colla e figli (marionettecolla.org) formerà un presepe, che si animerà dal 10 al 12 gennaio con lo spettacolo storico dei Colla “La Capanna di Betlemme” (in arabo, italiano, inglese, musica classica al pianoforte) con la loro ultima creazione: la marionetta di San Francesco. Il 10 gennaio sarà presente anche il sindaco di Greccio Emiliano Fabi. La manifestazione è prodotta da Change di Milano (con sede anche a Tokyo). “Greccio 2023” è promosso e sostenuto dal Ministero della cultura che ha istituito il Comitato nazionale per l’ottavo centenario, con iniziative nazionali e internazionali anche per gli 800 anni dalle stimmate nel 1224, il Cantico nel 1225 (il 2025 è anche l’anno Giubileo), la morte di San Francesco nel 1226, collegando Greccio, Chiusi e Assisi, stringendo ancora più forte il gemellaggio tra Greccio e Betlemme siglato nel 1972 e recentemente rinnovato.

Carlo Colla con la marionetta di san Francesco

Le origini della famiglia Colla risalgono al XVIII secolo, quando lo spettacolo delle marionette nel teatrino di casa era una moda che accomunava le famiglie aristocratiche e quelle della borghesia milanese. Il fondatore della Compagnia morì nel 1861, i figli portarono avanti la tradizione di famiglia anche se la struttura cambiò. I figli Antonio, Carlo e Giovanni, si divisero “l’edificio teatrale”, un patrimonio di marionette, teste di ricambio, costumi, scenari, copioni e materiale di attrezzeria dando vita a tre diverse compagnie. Antonio morì senza eredi, Carlo formò la Carlo Colla e Figli. Dal 1980 la partecipazione a festival internazionali, nel 2011 l’inserimento nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Lombardia.

Il Corriere della Sera ha dedicato l’inserto domenicale “La lettura” del 18 dicembre a “Greccio 2023” con tre belle pagine dal titolo “Il Presepe ha nuovi pastori”, a firma di Annachiara Sacchi, che pone diversi quesiti a teologi, antropologi, sociologi, religiosi, docenti universitari (Paolo Dalla Sega, Flavio Dalla Vecchia, Elisabetta Moro, Grazia Papola, Marinella Perroni, Silvano Petrosino, Domenico Pompili, Flaminio Squazzoni, Piero Stefani, Rosanna Virgili). “Quale platea oggi riceverebbe il messaggio?”: della Natività si parla nei vangeli di Luca (con il racconto dei pastori) e Matteo (con il racconto dei Magi). I pastori vegliavano facendo la guardia al gregge, ma conducevano una vita nomade, non avevano vita sociale, con esistenze ai margini e duemila anni fa erano visti con disprezzo e terrore, come oggi gli zingari.

Nell’Antico Testamento Mosè e Davide erano stati pastori e nel nuovo testamento il termine pastore è applicato a Dio, Gesù e ai responsabili di una comunità. Luca guarda a Roma e all’Occidente, nel suo Vangelo non c’è la grotta, che sembra esser invenzione del II-III secolo. Anche il bue e l’asinello sono successivi. Matteo invece guarda all’Oriente e alla comunità giudaica. Luca è attento ai poveri e all’annuncio di salvezza universale concentrandosi sulla figura di Maria, Matteo invece si focalizza su Giuseppe e nel suo Vangelo compaiono i Magi, senza specificare il numero, ma solo i tre doni. Diventeranno tre nell’VIII secolo, non erano re, ma saggi e i nomi li dette Marco Polo nel 1270 nel suo libro “Il Milione”, dopo aver visitato le loro tombe a Saba.

Chi sarebbero allora i pastori di oggi?, chiede Annachiara Sacchi: “I migranti – risponde Domenico Pompili che è stato Vescovo di Rieti e che  da luglio è Vescovo a Verona e resta referente di “Greccio 2023” -. Migranti politici, climatici, economici. Sono quelli che devono lasciare la loro terra per cercare un altrove in cui vivere. Quelli che pagano il prezzo più alto del sistema globale”. Per l’antropologia sono i braccianti, gli operai senza sicurezza, le donne sottopagate, per la teologia chi sa ascoltare senza pregiudizi e per il massmediologo chi è ancora capace di stupirsi.

Francesco, di ritorno da Betlemme dove aveva partecipato alle Crociate, con tutti i suoi orrori ed errori, pensò che non fosse più necessario andare in pellegrinaggio, correndo rischi e realizzò qui una nuova Betlemme. “E’ un uomo trasformato da Dio – prosegue Pompili – il suo presepe sposta l’attenzione da un Dio onnipotente e distante a uno impotente e vicino, abbandona la violenza e rivela che un’altra strada è possibile ed è quella della mitezza”. “Non bisogna conquistare Betlemme, ma riscrivere Betlemme. La grandezza di Francesco – aggiunge Dalla Sega – sta nell’inventare un presepe nuovo e vivo: in una grotta fa allestire una mangiatoia vuota, forse coinvolge l’asino e il bue, Maria e Giuseppe non ci sono, come il bambino. Qui Francesco parla e la gente di Greccio accorre”.

Nei secoli tanto è cambiato, ma nel presepe c’è tutta la storia dell’uomo. L’antropologa Elisabetta Moro, autrice con Marino Niola del volume “Il presepe” (Il Mulino), risponde alla giornalista del Corriere della Sera: “Il Baldassarre nero viene introdotto nel Medioevo, serviva un magio etiope che rappresentasse quella parte di mondo. La Chiesa cerca storie inclusive”. E’ una continua stratificazione, con il presepe barocco napoletano che nel XVII secolo inizia a far entrare la città nella rappresentazione, fino ai personaggi di oggi a San Gregorio Armeno.

Francesca Sammarco

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi