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La lettera del Diavolo scritta da suor Maria Crocifissa

di | 2023-06-08T20:27:01+02:00 11-6-2023 5:25|Cultura, Sezione 6|0 Commenti

TARANTO – «Il dì 11 Agosto nel 1676 accorgendosi le Sorelle che mentre in Coro si recitava Nona, Suor Maria Crocifissa era assente, onde partendosi sollecitamente a vedere che cosa aveva, la trovarono posta a sedere in terra colla mezza faccia sinistra tutta imbrattata di nerissimo inchiostro; aveva sopra le dinochia un Calamajo con penna e sotto la mano sinistra un viglietto aperto, ma di carattere illeggibile. Mostrava grande affanno nel respirare, e come grave patire avesse avuto nell’interno».

Il soffitto del palazzo ducale di Palma

Si tratta di uno stralcio del verbale con il quale l’abadessa Suor Maria Serafica riferiva al vescovo dell’incidente occorso ad una consorella nel Monastero delle monache Benedettine di Palma di Montechiaro.

Il “viglietto aperto” che suor Maria Crocifissa, al secolo duchessa Isabella Tomasi di Lampedusa, teneva sotto la mano sinistra era stato, a dire della stessa, vergato da uno spirito maligno che intendeva proporre «un Memoriale a Dio domandandogli giustizia di quel che ci spetta». Il demone le aveva poi imposto di sottoscrivere il testo, ma lei gli aveva opposto un netto rifiuto, sicché il maligno, infuriato, «le imbrattò d’inchiostro la mezza faccia, lasciandole il memoriale con ordine espresso, che colle sue Orazioni portato l’avrebbe al Cielo impetrandone da Dio quanto conteneva, incaricandone la risposta con prestezza, che se ciò non faceva l’avrebbero castigata severamente e con foribondi minaccie si partirono».

Fin qui il racconto di suor Maria Crocifissa così come emerge dal verbale della superiora del convento. Ma che cosa c’era scritto su quel biglietto? Che cosa desiderava comunicare il demonio al Padreterno? Nulla di comprensibile, in effetti.

Tanto Giuseppe Tomasi di Lampedusa (proprio lui, l’autore de Il gattopardo, discendente diretto della suora, che nel romanzo viene indicata come “beata Corbera”) quanto Andrea Camilleri, assieme a tanti altri, hanno provato, senza riuscirvi, a decifrarne il contenuto: lettere riferibili ad un alfabeto ignoto, pure vergate con mano sicura. L’unica parola intellegibile, redatta dalla monaca – secondo il suo racconto – in luogo della firma, è l’ultima: Ohimè.

Le cosiddetta lettera del Diavolo, scritta da suor Maria Crocifissa

Suor Maria Crocifissa morì il 16 ottobre del 1699, nel monastero in cui aveva vissuto. Appena due anni dopo venne avviato il processo di beatificazione e il 15 agosto del 1787 fu dichiarata “venerabile” da papa Pio VI.

Nel settembre del 2017, un team di esperti (grafologi, psicologi, storici, fisici e informatici) del Ludum Science Center di Catania ha provato a vederci chiaro, utilizzando un software di decriptazione di uso militare. I risultati dello studio sono i seguenti:

  1. il testo della lettera sarebbe stato scritto da un’unica mano, presumibilmente quella di suor Maria Crocifissa giacché era da sola nella cella;
  2. il testo “diabolico” sarebbe composto da termini e rappresentazioni a lei note, mescolati a caso, il cui senso complessivo sarebbe: Dio non esiste, la trinità è un falso, esiste solo il Diavolo;
  3. dall’analisi di altri scritti – un ricco epistolario e due opere pubblicate (Dell’orribile bruttezza dell’anima di un sacerdote che celebra il Divino Sacrificio in peccato mortale e Le salutazioni del SS. Rosario e detti segnalati cinque gaudii di Maria Vergine) – emergerebbe un profilo psicologico bipolare, aggravato dalla clausura imposta alla nobildonna sin da quando questa aveva quindici anni.

    Lo stemma della casata di Tomasi di Lampedusa, diretto discedente di suor Maria Crocifissa

Dopo la pubblicazione dello studio (che è risultato essere il quarto articolo scientifico citato al mondo nel 2018), diversi leader di sette sataniche hanno contattato i ricercatori, convinti che questi, dietro pressione delle autorità ecclesiastiche, avessero tenuto nascosto il vero messaggio, dai contenuti esiziali per la Chiesa Cattolica.

È una storia in cui si intrecciano due piani: quello del rigore scientifico, che, in assenza di inequivoche evidenze, prudentemente si esprime utilizzando il condizionale e quello del fanatismo ideologico, del complottismo, dell’esoterismo misterico, del terrorismo psicologico, della follia alienante, che si esprime sempre con il modo indicativo. Il nostro bisogno di credere in qualcosa, in qualcuno, ci porta – purtroppo – ad offrire consenso a chi è risolutamente assertivo, non a chi formula una sequela di ipotesi da provare: è uno dei bias cognitivi (costrutti derivanti da percezioni errate) che caratterizzano la nostra specie, una distorsione mentale dalla quale possiamo liberarci solo implementando, nelle scuole, lo studio delle discipline scientifiche.

Fede e scienza non sono contrapposte: si muovono solo in ambiti diversi. La Chiesa ha dichiarato suor Maria Crocifissa “venerabile”, né beata né santa, sottolineando in tal modo le virtù eroiche certamente dimostrate in vita dalla religiosa: null’altro. Se ci guardassimo attorno con attenzione, scopriremmo di essere letteralmente circondati da persone “venerabili”: donne e uomini che conducono coraggiosamente la loro esistenza nel becero frastuono di un risicato manipolo di fanatici paranoici e apofenici, caratterizzati da gravi deficit analitici e bassi quozienti intellettivi.

Spazio alla ragione.

Riccardo Della Ricca

Nell’immagine di copertina, il Monastero delle monache Benedettine di Palma di Montechiaro

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