//La forza dell’amicizia è il motore della vita

La forza dell’amicizia è il motore della vita

di | 2023-05-07T09:48:37+02:00 7-5-2023 9:00|Punto e Virgola|0 Commenti

L’amicizia è un viaggio da fare in due. Non solo l’amicizia, comunque: qualunque rapporto, di qualsiasi tipo, ha bisogno di una corrispondenza biunivoca per poter essere definito tale. Altrimenti diventa prepotenza, sopraffazione, sudditanza, se non addirittura dominio. E allora per poter andare avanti bisogna essere almeno in coppia: nell’amore come nel lavoro. Nella vita, insomma: potersi appoggiare ad una persona su cui fare affidamento sempre e in tutti i sensi, dà forza, consapevolezza, convinzione nei propri mezzi. Il reciproco sostegno moltiplica le risorse, amplifica le possibilità, centuplica le volontà.

Albert Camus

Un pensiero (o aforisma o componimento: le definizioni sono discordi) di Albert Camus semplifica e fortifica tali riflessioni. Eccolo:

Non camminare davanti a me, potrei non seguirti
Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti
Cammina al mio fianco e saremo sempre amici

L’amicizia ha bisogno di intesa e complicità; è procedere insieme, seguendo il lungo cammino della vita. Lo scrittore francese (Premio Nobel per la Letteratura nel 1957 ad appena 44 anni) descrive il rapporto in maniera semplice ed efficace: amico, non camminare davanti a me perché le insidie sono diverse e potrei non farcela a starti dietro; ma non stare nemmeno dietro di me perché, da solo, potrei smarrire la strada e non sapere più dove portarti. Invece, è necessario procedere insieme, con lo stesso passo e allo stesso ritmo, e così sapremo affrontare pericoli e difficoltà sapendo di poter contare l’uno sull’altro. Semplicemente, fianco a fianco.

Albert Camus, spirito ribelle e libertario, ebbe una vita travagliata e soprattutto segnata dalla tubercolosi che lo colpì quando aveva soli 17 anni e che allora era considerata incurabile (la penicillina sarebbe arrivata diversi decenni dopo). Perse il padre (una delle tante vittime della Prima Guerra Mondiale) quando non aveva ancora celebrato il primo compleanno e crebbe in un contesto di grande povertà, ma riuscì comunque a completare la sua formazione grazie a una borsa di studio che veniva concessa ai figli dei soldati francesi caduti in guerra.

Era nato a Mondovi (oggi Drèan), nell’allora Algeria francese in una modesta famiglia di pieds-noirs, cioè i coloni ed i loro discendenti stanziati nelle colonie francesi del Nord Africa, per la cui povera condizione sociale il futuro scrittore, da ragazzo, nutriva una forte vergogna. Dopo la morte del padre, assieme alla madre e alla nonna materna, che rivestirà un ruolo molto importante nella sua educazione, si trasferisce ad Algeri dove segue tutti i gradi di scuola. Camus brilla sin da giovane negli studi e, spinto da Jean Grenier (suo professore di filosofia e in seguito grande amico) vince una borsa di studio presso la facoltà di filosofia dell’Università di Algeri.

La tubercolosi lo colpisce giovanissimo e gli impedisce di frequentare i corsi e di continuare a giocare a calcio (era un ottimo portiere), oltre a ostacolare l’altra sua passione: quella di attore di teatro. Finisce così gli studi da privatista e si laurea in filosofia nel 1936 con una tesi su Plotino e Sant’Agostino.

Certamente anticonformista e, per certi versi, anche rivoluzionario, ma sempre profondo e sincero. Alcune sue frasi aiutano a comprendere più in profondità il suo pensiero: “Non essere amati è una semplice sventura; la vera disgrazia è non saper amare”; “Il successo è facile da ottenere. Il difficile è meritarlo”; “Nella profondità dell’inverno, ho imparato alla fine che dentro di me c’è un’estate invincibile”; “Nessuno comprende che alcune persone consumano una enorme quantità di energia per essere normali”; “Coloro che sono tristi hanno due ragioni di esserlo: essi ignorano e sperano”. Molte citazioni di Albert Camus mostrano un tono ironico e divertente. Ciò non toglie nulla alla loro profondità, anzi dimostra che era un genio che mai perdeva l’umiltà che lo caratterizzava.

Nel 1957 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, a testimonianza del valore letterario delle sue opere. La salute è già compromessa: entrambi i polmoni sono intaccati dalla tubercolosi oltre che dal fumo. Il 4 gennaio 1960, muore in un incidente d’auto, nel quale perde la vita anche il suo editore Michel Gallimard che era alla guida. Camus viene estratto dalle lamiere ormai incosciente e con gravissime ferite, poco dopo viene dichiarato morto. Nelle sue tasche fu trovato un biglietto ferroviario non utilizzato, segno che probabilmente aveva pensato di usare il treno, cambiando idea all’ultimo momento. In passato aveva più volte sostenuto che il modo più assurdo di morire sarebbe stato proprio in un incidente automobilistico.

L’amicizia, dunque, è davvero il motore della nostra vita. Ma solo quando è vera, sincera, disinteressata. Certi rapporti vanno coltivati e preservati con delicatezza e dedizione perché ad essi possiamo (e dobbiamo) far ricorso quando il nostro orizzonte si offusca e si intorbida. Appoggiandoci sulle spalle di un amico e, soprattutto, camminando fianco a fianco.

Buona domenica.

 

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