NAPOLI – Per fronteggiare questo triste momento, condizionato dall’emergenza coronavirus, tutti siamo chiamati ad assumere un radicale cambiamento di stile di vita, improntato ad una nuova quotidianità e aperto ad eroiche sfide. Una delle riposte più immediate per contrastare e contenere il diffondersi del COVID-19, è stata la chiusura delle scuole, di ogni ordine e grado, in tutta la penisola fino al 3 aprile. Tra lezioni virtuali e corsi telematici, piattaforme per la didattica a distanza, chat e altri mezzi tecnologici al servizio dell’insegnamento, i docenti dell’Italia intera, anche se non tutti preparati allo stesso modo nell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, si stanno attivando per continuare l’azione educativa e garantire il diritto allo studio a tutti gli studenti.
Seppure in un contesto atipico in cui viene sacrificata la dimensione comunitaria e relazionale, la didattica digitale diventa l’unico approccio possibile per guidare, sostenere e, soprattutto, rassicurare i più giovani. “Una cosa è certa – spiega il professor Angelo Bardini, che ha collaborato al Piano Nazionale Scuola Digitale del 2015 ed è attualmente ‘ambassador’ dell’Indire – la didattica a distanza non può e non potrà mai sostituire quella tradizionale. Può però essere un’alternativa in una situazione straordinaria come questa e un formidabile strumento di integrazione in condizioni normali”.
Per venire incontro a tale necessità, il Miur ha messo a disposizione sul suo sito una pagina dedicata alla didattica a distanza: dei mini-corsi online per dirigenti scolastici e docenti realizzati da Indire (Istituto nazionale di innovazione e ricerca), le piattaforme Microsoft su cui simulare le “classi virtuali”, i materiali multimediali Rai, Treccani e Fondazione Reggio Children per arricchire le lezioni.
Amalia Ammirati
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