FIRENZE – È uno spettacolo tra fede e tradizione che richiama ogni anno migliaia di persone da tutto il mondo. Un incontro con radici lontane nella storia, ma sempre vivo nel cuore dei fiorentini. L’anniversario più amato e indimenticabile è senza dubbio l’esplosione del carro in Piazza del Duomo, che si festeggia nel giorno di Pasqua. Questa tradizione dalle antiche radici ha come fulcro dell’evento una reliquia, che ancora oggi viene utilizzata in questa ricorrenza.
La leggenda narra che durante la prima crociata del 1099, il nobile capitano fiorentino Pazzino De’ Pazzi fu il primo a scalare le mura di Gerusalemme e il primo ad alzare lo stendardo dei Crociati sulla città. In riconoscimento del suo coraggio ricevette in dono alcune pietre focaie del Santo Sepolcro, che aveva riportato a Firenze e che furono custodite dalla sua famiglia fino all’esilio dei Medici. Le reliquie furono poi trasferite nella chiesa dei SS. Apostoli dove sono tutt’ora custodite. Le pietre sono ancora oggi utilizzate per accendere il fuoco sacro del Sabato Santo, che viene poi trasportato in processione in cattedrale sotto la scorta dei Cavalieri dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro, riconoscibili dalla croce di Gerusalemme, che svetta sulla spalla sinistra del mantello bianco.
La domenica mattina si svolge il corteo del “Brindellone” (ovvero il carro che scoppierà dando luogo al volo della colombina) portato da buoi bianchi, che si fa largo per la città, seguito da un corteo storico e dagli sbandieratori seguiti dall’amministrazione comunale, per fermarsi poi tra la cattedrale (il Duomo di Firenze) e il battistero. Il carro è curato, da 40 anni, da Giampiero Bernardini, il custode.
All’interno della cattedrale, grazie alle pietre focaie del Pazzino, da sabato arde il “sacro fuoco”, che accende una miccia, che si trasformerà in un piccolo razzo a forma di colomba, che volerà lungo una fune collegata al carro. La colomba, simbolo dello Spirito Santo, vola fuori in scintille ed a sua volta genera una serie di scariche ripetute dai petardi dei carri, culminando in un’esplosione di fuochi d’artificio.
L’inceppamento della colombina e il mancato completamento della sua traiettoria è considerata di cattivo auspicio per l’anno in corso, che sarà quindi catastrofico. I fiorentini ricordano infatti che l’ultima volta che la “colombina” fallì nella sua missione fu il 1966, anno dell’ultima terribile alluvione che colpì Firenze.
Boris Zarcone
Nell’immagine di copertina, il Brindellone di Firenze
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