CATANIA – In altre occasioni ci siamo imbattuti in date palindromi, 01 02 2010 e 21 02 2012, ma quella di oggi, 02 02 2020, cade in una giornata particolare: la Candelora. Il nome di questa festa trae spunto dal fatto che le candele, simbolo di Cristo che illumina il mondo, vengono benedette proprio durante questa ricorrenza.
Dal punto di vista metereologico la giornata della Candelora rappresenta il preludio dell’inizio della stagione primaverile. A questo proposito, possiamo ritrovare, nel nostro Bel Paese, diversi proverbi che alla Candelora si riferiscono, ma che possono assumere un significato diverso da regione a regione.
Tra quelli più noti ricordiamo: ”Madonna della Candelora, dell’inverno sèmo fòra, ma se piove o tira vento, de l’inverno semo ancora dentro”; ”Per la Santa Candelora, se nevica o se plora, dell’inverno siamo fora, ma se l’è sole o solicello, siamo sempre a mezzo inverno”. Non ci mettiamo d’accordo neanche coi proverbi, dunque…
In Sicilia, a Catania nello specifico, la festa della Candelora diventa un vero e proprio spettacolo. Le “Candelore” o “ceri di sant’Agata” annunciano la festività della Patrona catanese, Sant’Agata appunto: si tratta di pesanti costruzioni in legno, dai 400 ai 900 chilogrammi, ricche di fregi e sculture in stile barocco o rococò, ricoperti con una patina dorata, costruite in segno di devozione e portate in spalla da diversi uomini. Inizialmente si trattava di veri e propri ceri decorati, ma col passare degli anni la cera è andata sempre più scomparendo. Attualmente sfilano tredici candelore, quasi tutte legate ad una corporazione di arti e mestieri: ci sono i ceri dei Rinoti (agricoltori e orticoltori), dei giardinieri, dei pescivendoli, dei fruttivendoli, dei macellai, dei pastai, dei pizzicagnoli, degli osti, dei panificatori, degli artigiani. La candelora che sfila per prima, la più piccola, non è legata ad alcuna corporazione ma è stata voluta dal monsignor Ventimiglia in occasione dell’eruzione dell’Etna del 1776; altre candelore non legate ai mestieri sono quella del Villaggio sant’Agata, che raffigura le scene del martirio della Santa, donata da un intero quartiere, e quella del Circolo di sant’Agata, offerta dai devoti che svolgono attività di conservazione del culto della Santa e che generalmente sfila per ultima.
Fino a non molto tempo fa le Candelore iniziavano a sfilare lungo le strade della città di Catania dal giorno 2 febbraio (la Candelora), per tre giorni, fino al termine dei festeggiamenti. Adesso si possono osservare anche durante la settimana che precede la Candelora: procedono lungo le strade con la caratteristica andatura, l’annacata, il cui ritmo viene stabilito proprio dai portatori.
Uno spettacolo che dimostra quanto è grande la fede verso questa Santa Martire Cristiana.
Da qualche anno, durante i festeggiamenti di Sant’Agata, per le vie della città di Catania a ballare intorno alle Candelore, si possono notare alcune ragazze vestite di bianco e con il volto velato: sono le “nttuppatedde”. Si rifanno ad una tradizione molto antica secondo la quale le donne catanesi, nobili e popolane, uscivano durante le giornate della festa da sole, senza mariti o fidanzati, rigorosamente coperte dalla “tuppa”, da cui il loro nome. La “tuppa” è in dialetto la membrana che riveste il guscio delle lumache: erano, infatti, travestite con dei lunghi mantelli neri, incappucciate e con il volto coperto per non farsi riconoscere. Nell’800 le donne non avevano molta libertà, ma solo durante le giornate della festa patronale veniva concesso loro di uscire per divertirsi. Le “ntuppatedde” non sono più vestite di nero ma di bianco e portano in mano un fiore rosso simbolo di passione. Con i loro balli coinvolgono i passanti, soprattutto donne e bambini e rivendicano il diritto della donna ad essere libera e di seguire l’esempio di Sant’Agata che non si piegò alle lusinghe di Quinziano nel 251 d.C.
Rosa Rosano
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