NAPOLI – Nonna Esterina aveva una pizzeria in via Tribunali, piccola con pochi posti a tavola, che non erano mai vuoti. Quanti studenti ha visto entrare e godere di quella fragranza: la pizza di grano. Uno sguardo austero e serio perché sul serio prendeva quel mestiere. Primogenita di ben 21 figli tutti pizzaioli per tradizione come se il padre Luigi dovesse diffondere l’arte della pizza a più non posso anche alle nuove generazioni a seguire.
Gino Sorbillo, il nipote ha continuato la tradizione, ma figlio di una generazione globale ha diffuso il marchio e, lavorando di marketing, oggi la pizzeria Sorbillo è principale meta di ogni turista. File copiose in paziente attesa nello stretto decumano di via Tribunali si contendono in numero le file dirette alla vicina attrattiva del Cristo Velato. Pizza e Arte non in antitesi, ma in un connubio esaltante che negli ultimi anni attraggono turisti da ogni dove.
È innegabile, per chi la vive questa città, la trasformazione che proprio il centro storico sta vivendo negli ultimi anni, una città bellissima che merita la finestra sul mondo, a chi può dar fastidio tutto questo? Portare luce, rumore, presenza in un luogo per anni tenuto di proposito nell’oscurità per poter indisturbati continuare ad espletare loschi traffici. Dà fastidio a chi non ama questa città, a chi ne ha sempre esaltato il lato oscuro che ha da sempre fatto da sfondo inquietante ad una vera rinascita. Alle due di notte un ordigno davanti alla pizzeria Sorbillo, un boato nel cuore della città, di notte perché quel botto sia sentito da tutti come un avvertimento di chi vuole marcare stretto un territorio di cui si sente padrone. Un cancro che non si riesce ad estirpare che si autoriproduce in forme diverse e sempre uguali.
Eppure, sono una minoranza, come una minoranza che per farsi sentire deve ricorrere ad una bomba da vigliacchi, nel centro storico, nel decumano antico per cercare di annientare chi invece ha dato lustro nel mondo intero ad una tradizione, ad una famiglia, ad una città che non merita alcuni dei suoi figli che la rinnegano.
Un’altra piaga è la rassegnazione dei buoni, una maggioranza silente che non ha voce, non ha bombe per farsi sentire, manca un senso civico di rivolta per paura o forse perché davanti ad una prepotenza di pochi inetti arroganti non si hanno gli strumenti per fronteggiarli, uno Stato assente, apparentemente senza una strategia d’attacco, incapace di difendere il territorio. Il rischio è di accentrare, al solito, in un nome il coraggio e la determinazione a rialzarsi, dovremmo essere tutti oggi Gino Sorbillo per ciò che rappresenta il lato positivo, la speranza di un riscatto, la possibilità di aprirsi al mondo senza mai tradire ed abbandonare le proprie radici.
Angela Ristaldo
Nella foto di copertina, la Pizzeria Sorbillo dopo la bomba e il proprietario Gino
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