VITERBO – “La Befana viene di notte, con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana, Viva viva la Befana!”. Arriva quasi sempre la vecchietta dal lungo naso, con lo scialle pesante sulle spalle, un grande fazzoletto sul capo e via sulla sua scopa. Da secoli passa dai bambini, con la gonna larga che la leggenda cristiana ricorda come una gentile vecchina che fornisce informazioni ai Re Magi, che le chiesero quale fosse la strada per Betlemme, lì dove si stava verificando un grande prodigo: la nascita, in una grotta, del Re del mondo.
Colpiti da tanta affabilità, i Magi le proposero di unirsi a loro, ma la vecchina si sentiva in imbarazzo dinanzi ai tre così ben vestiti. Si pentì del suo rifiuto e la mattina seguente, con un cesto pieno di dolcetti per il Bambino di Betlemme, si mise in viaggio, alla ricerca dei tre nobili, ma nessuna traccia di Gaspare, Baldassarre e Melchiorre. Così, da dolce vecchina quale era, lasciò dolcetti a tutti i bambini che incontrava, sicura in cuor suo, che al Bambino di Betlemme, questo suo gesto avrebbe fatto piacere, perché lei è buona e non un’orribile stregaccia.
Ed il 6 gennaio i bambini italiani festeggiano la Befana, nello stesso giorno in cui la Chiesa festeggia la solennità dell’Epifania, ed i ragazzi del mondo celebrano la Giornata dell’infanzia missionaria, promossa dalle Pontificie Opere Missionarie. Era, infatti, il 4 dicembre 1950 quando papa Pio XII istituisce questa ricorrenza. Ma i Re Magi, allora? Fin dall’antichità greca venivano definiti “magi” alcuni saggi della Persia, ora Iran, che erano molto esperti in astronomia, tanto da riuscire a seguire il movimento di una stella, la stella Cometa, fino a Gerusalemme. Non erano solamente scienziati, infatti solo loro sapevano interpretare certi “segni”, come profezie oppure annunci di sciagure, tanto da essere molto considerati dal popolo.
È probabile che alcuni di loro, avendo scoperto qualcosa di particolare, di insolito tra le varie costellazioni, lo abbiano collegato con la nascita di qualche sovrano o condottiero, e quindi siano partiti da oriente, per incontrarlo e rendergli omaggio, con uno scrigno d’oro come si conviene ad un re, incenso e mirra preziosissimi unguenti usati a quei tempi, per curare ferite o malattie. Si dice che i Magi siano morti a Gerusalemme, proprio dove erano ritornati, dopo la crocefissione di Gesù, per testimoniare la fede.
È stata sant’Elena a ritrovare le loro spoglie, mentre cercava altre reliquie come la croce di Gesù, per poi farle portare a Costantinopoli; successivamente, l’imperatore ne fece dono a Eustorgio, vescovo di Milano verso la metà del IV, che le trasportò, su di un carro trainato da buoi. Ma dopo un viaggio rocambolesco, il carro non appena giunse in città, sprofondò nel fango, senza poter essere rimosso. Lì venne edificata una basilica, dove custodire i preziosi resti dei Magi.
Laura Ciulli
Lascia un commento