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Karl Heinrich Ulrichs, gay perseguitato

di | 2024-12-01T01:14:31+01:00 1-12-2024 0:40|Personaggi, Sezione9|0 Commenti

RIETI – “Storie di marinai” di Karl Heinrich Ulrichs (Matrosengeschichten 1885): la traduzione in italiano (120 pagine) è stata pubblicata il 19 ottobre, a cura di Domenico Di Cesare, Giulio Garuti e Simone Di Cesare, stampato con il supporto di Arcigay-associazione LGBTQIA+ italiana, per Asterisco, nella categoria Eresia (disponibile su tutte le piattaforme online). Nel 2016 Domenico e Giulio hanno celebrato la prima unione civile a Rieti, convertendo un precedente matrimonio all’estero. Giulio, già ordinario di filologia germanica all’Università di Bologna, è autore di saggi e monografie, si occupa di riscritture di testi germanici. Domenico ha dato vita alla libreria Gulliver al centro di Rieti, di cui è stato direttore, ha fondato l’Arcigay Rieti di cui è stato presidente fino ad aprile di quest’anno, è autore di testi a tema LGBTQIA+: Migranti, Chiesa e omosessualità: un matrimonio imperfetto e, con Riccardo Grifoni, Una nuvola sotto l’arcobaleno, Onde e altre fiabe.

Karl Heinrich Ulrichs

Il libro inizia con una dettagliata introduzione sulla vita e le opere di Ulrichs, seguono testi in versi tradotti dal latino da Rita Pasquetti; due dei quattro racconti sono preceduti da un lungo componimento in versi tradotti da Giulio. Alcuni hanno per tema la Sabina e il comune di Antrodoco, di cui si ricorda l’iscrizione capovolta sulla torre campanaria di Santa Maria extra moenia. Ulrichs nacque nel 1825 ad Aurich, vicino Hannover, da una famiglia protestante, morì nel 1895 a L’Aquila dove è sepolto nel cimitero monumentale. Fu giurista, scrittore e latinista, laureato all’Università di Göttingen in diritto e teologia, studi in storia all’Università di Berlino, scrisse una dissertazione in latino sulla Pace di Vestfalia, laurea honoris causa all’Università di Napoli.

La sua omosessualità fu probabilmente il primo ‘coming out’ della storia, mentre in tutta Europa soffiava il vento della rivolta, prima in famiglia e con gli amici: “Parecchi sono stati spinti al suicidio perché tutta la loro gioia di vivere era sciupata. Infatti, sono orgoglioso di aver trovato il coraggio di assestare a questa idra il colpo iniziale del pubblico disprezzo”, sosteneva. Fu un attivista ante litteram quando il termine omosessualità non esisteva, si interfacciò con le diverse sfumature della discriminazione, cercò di combatterle mantenendosi coerente con le proprie convinzioni, esponendosi pubblicamente per rivendicare l’abrogazione delle leggi omofobe in Baviera. Pubblicò inizialmente sotto lo pseudonimo Numa Numantius, prima di usare il suo vero nome diffondendo le teorie sull’omosessualità, tra cui quella secondo cui l’uomo gay non sarebbe altro che una psiche femminile in un corpo maschile, in vari trattati e opere, scrisse anche una dichiarazione in supporto di un uomo arrestato per atti di omosessualità.

Tra il 1849 e il 1857 lavorò come consulente legale ufficiale presso la corte distrettuale di Hildesheim nel regno di Hannover. Venne licenziato nel 1859 a causa della propria omosessualità, dal 1860 scrisse e pubblicò in tutta la Germania, osteggiato più per i contenuti, che per comportamenti, nel 1867 si espose al punto da richiedere al congresso dei giuristi tedeschi, a Monaco, una risoluzione che sollecitasse l’abrogazione delle leggi omofobe. Nel 1864 i suoi libri vennero confiscati e vietati dalla polizia della Sassonia, di Berlino, poi in tutta la Prussia e per molto tempo non furono diffusi. Alcuni sono stati recentemente ritrovati negli archivi di stato prussiani e pubblicati nel 2004. Nel 1866 l’Hannover venne annesso dalla Prussia e Ulrichs, che era patriota di Hannover, fu imprigionato come oppositore al nuovo governo.

Si autoesiliò in Italia, più tollerante, prima a Napoli e poi a L’Aquila, ospite della famiglia del marchese Nicolò Persichetti, latinista. Qui dal 1889 al 1895 fondò la rivista in latino Alaudae, per la diffusione del latino come lingua viva, compose testi poetici e scrisse le ‘Storie di marinai’, quattro racconti, Sulitelma, Atlantide, Manor e Il Monaco di Sumbö. Nei suoi primi cinque saggi, raccolti in Forschungen über das Rathsel der mannmännlichen Liebe (Amore sessuale tra uomini come enigma della natura), spiegava questo amore come naturale e biologico riassumendolo nella frase latina anima muliebris virili corpore inclusa (una psiche femminile in un corpo maschile). In questi saggi coniò per primo alcuni termini per descrivere i differenti orientamenti sessuali come Urning (gay), Urninds (lesbica), Uranodionings (bisessuale) e Zwitter (ermafrodito). Nel 1869, fu lo scrittore austriaco Karl-Maria Kertbeny a coniare il termine “omosessuale” e dieci anni dopo si iniziò a parlare dell’argomento.

La lapide della sua tomba a L’Aquila riporta la scritta latina Exul et pauper (esule e povero). Magnus Hirschfeld accennò esaustivamente a Ulrichs nel suo Die Homosexualität des Mannes und des Weibes del 1914. Dopo anni di oblio, oggi in Europa Ulrichs è diventato una figura di culto. Sono state intitolate a suo nome strade a Monaco di Baviera, Brema e Hannover, un piazzale nel Parco del Castello dell’Aquila. Il suo compleanno è ricordato tutti gli anni con uno street party e una lettura di poesie nella Karl-Heinrich-Ulrichs-Platz ad Hannover. La sua tomba a L’Aquila è oggetto di una cerimonia annuale, l’ultima domenica d’agosto, con l’Associazione “Fondazione Luciano Massimo Consoli” e il circolo Arcigay cittadino che dal 2013 ne cura l’organizzazione, attraverso letture e interventi. La Ilga (International Lesbian and Gay Law Association) ha creato il premio annuale in sua memoria “Karl Heinrich Ulrichs Award”. Grazie all’impegno di una coppia veronese, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona e sotto la supervisione in loco dell’Arcigay, sono state avviate le pratiche per un nuovo restauro della lapide, ultimato nel 2017.

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, Domenico Di Cesare (a sinistra) e Giulio Garuti sulla tomba di Karl Heinrich Ulrichs a L’Aquila

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