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Italiano, lingua meravigliosa

di | 2018-10-06T12:39:48+02:00 7-10-2018 6:00|Cultura, Sezione 1|0 Commenti

ROMA – Ricordate come ha avuto origine la nostra lingua? E vi siete chiesti come mai utilizziamo termini come competitor o endorsement quando potremmo tranquillamente usare per  esprimere lo stesso concetto le parole italiane concorrente o avversario? E che dire dell’utilizzo disinvolto o scorretto di determinate parole laddove si usa esondare per riferirsi a fiumi che ormai non straripano più oppure quando viene utilizzato il termine ordinazioni con  riferimento a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che emette invece esclusivamente ordinanze?
È di Claudio Marazzini, linguista, docente universitario e dal maggio 2014 presidente dell’Accademia della Crusca, “L’Italiano è meraviglioso”, libro che risponde alle precedenti domande e che guida discretamente il lettore attraverso un percorso in cui l’autore spiega e dissipa i dubbi sulle molteplici questioni relative all’origine e all’attuale utilizzo del nostro patrimonio linguistico.
La prima tematica affrontata da Marazzini nel suo saggio riguarda la modalità di diffusione della nostra lingua. Il latino prima e l’inglese, il francese e lo spagnolo poi sono lingue che si sono diffuse attraverso la colonizzazione,  mentre l’italiano deve la sua diffusione alla cultura. Fu a partire dal Cinquecento che l’italiano iniziò a diffondersi quando tutta l’Europa fece propria la poesia del Petrarca ed adottò il modello novellistico del Boccaccio per poi via via proseguire con l’Umanesimo e con il Rinascimento che diedero al mondo antico una svolta culturale tipicamente italiana.
Marazzini racconta, con garbo ed eloquenza, la storia della nascita della nostra lingua e l’evoluzione della stessa fino ai giorni nostri per poi arrivare a confrontarsi con un problema di grande attualità ossia l’impatto della globalizzazione sul nostro idioma dimostrando quanto sia inutile e dannoso l’eccesso dell’uso di anglismi a fronte di concetti perfettamente esprimibili con parole italiane mentre, per contro, accoglie l’utilizzo di termini stranieri che sono insostituibili di fatto, perché intraducibili nella nostra lingua, come wi-fi o stent in quanto sono parole giunte fino a noi che esprimono contenuti tecnologici o concettuali del tutto nuovi.
Altro argomento di rilievo affrontato nel saggio è il rapporto della nostra lingua con la scienza, poiché “gli scienziati tendono a fare volentieri a meno dell’Italiano, gli girano le spalle con estrema facilità ” e a tal proposito    c’è una questione che ha portato il tema della lingua nelle aule del tribunale amministrativo regionale della Lombardia. Il tutto nasce da un ricorso intentato dai professori del Politecnico di Milano contro l’allora rettore che nel 2012 fece approvare una norma in base alla quale l’italiano veniva completamente abolito nei corsi avanzati dell’università e nei corsi di dottorato. Fu necessario aspettare la sentenza della Corte costituzionale che si pronunciò su istanza del Consiglio di Stato che chiese di verificare se alcune righe della riforma universitaria (la cosiddetta “riforma Gelmini”), sulla quale si era basato il rettore di Milano per introdurre l’obbligatorietà dell’inglese, fossero costituzionalmente legittime.

La sentenza fu pubblicata nel febbraio 2017 e porta il numero 42. La Corte non ha dichiarato illegittime le poche righe  della riforma Gelmini sulle quali si era basato il rettore per emettere la norma contesa, poiché nelle stesse c’era il termine “anche” che consentiva l’uso di una lingua straniera nelle attività di studio e ricerca senza però escludere o rimpiazzare la lingua italiana dando ragione nel merito e in modo inappellabile ai professori che avevano sollevato la questione giuridico-amministrativa.
Per i molti motivi indicati nel libro e secondo l’autore del saggio, la scuola è  l’istituzione che deve continuare a dare prestigio all’italiano poiché, come tutte le istituzioni educative, è il luogo in cui si trasmette la tradizione e ci si confronta con la stessa.
Ma l’analisi del professor Marazzini non si ferma qui e procede con una valutazione approfondita sullo stato di salute della nostra lingua prendendo in esame esempi significativi in cui la stessa viene più o meno valorizzata. Nel libro si disquisisce inoltre sull’uso corretto dei verbi, degli accenti e della punteggiatura, sui neologismi e sulla lingua di genere con un approfondimento sull’uso del tanto bistrattato “maschile non marcato”, insomma una carrellata fra le tante opportunità di riflessione che la nostra lingua può e sa offrire.
La lettura pone di fronte ad un testo pratico, moderno ed innovativo, scritto con grande competenza ed eleganza ma senza retorica e pedanteria, lo stesso invita il lettore a focalizzare la sua attenzione su alcuni aspetti del  passato e sui molti del parlare quotidiano che, per pura superficialità, distrazione o ignoranza, spesso non vengono considerati o sottovalutati. Un testo formativo che aiuta a dissipare dubbi ed insegna a rispettare, ad amare e a tutelare il nostro patrimonio linguistico che (se studiato, analizzato e conosciuto a fondo) si scopre essere meraviglioso.

Silvia Fornari

Nella foto di copertina, il professor Claudio Marazzini

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