C’è un’Italia, splendida e incorrotta, fuori dai tradizionali circuiti turistici, ma tutta ancora da scoprire e persino sconosciuta a chi ci abita a pochi chilometri di distanza. E’ l’Italia di territori incontaminati ma di straordinaria bellezza, dove ancora valgono (e servono) i contenuti umani dell’esistenza; dove il vicino di casa non è un nemico da guardare in cagnesco e nemmeno da salutare quando lo si incontra per le scale, ma una persona sulla quale poter fare affidamento in caso di necessità o anche solo per scambiare due chiacchiere per parlare del tempo; dove la vita è sempre a misura delle stagioni che passano (lì nessuno nemmeno si sogna di comprare e mangiare le ciliege a Natale o le arance a Ferragosto) e dell’uomo che le vive senza stress, talvolta falsi oppure ingigantiti ad arte.
Di questa Italia misteriosa e fantasiosa parla in uno splendido pezzo sul Corriere della Sera Franco Arminio: poeta, scrittore, regista, che è nato e vive tuttora a Bisaccia, nell’Alta Irpinia, terra flagellata e martoriata dal sisma del 1980. A proposito del quale scrisse nel 2005: “Venticinque anni dopo il terremoto, dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno”. E mai immagine fu così pregnante nel descrivere quello che è accaduto davvero in quelle lande nel corso dei decenni.
Il “viaggio” di Arminio è ricco e articolato, costellato di mete neppure immaginate. Chi si reca (e sono tanti) su quell’incantevole dedalo che è la Costiera Amalfitana, non ci pensa neppure a fare un salto nel parco del Pollino, tanto meno immagina di passare qualche giorno sulle alture dell’Irpinia d’Oriente “uno dei posti più belli dell’Appennino”. Certo, adesso il Salento è diventato una meta gettonatissima per le vacanze estive, ma Arminio invita a fare un salto per godere il “mare contadino” di Zapponeta, nel Foggiano, dove pure fino a qualche anno il Gargano era considerata tappa imprescindibile dai vacanzieri più “in”. Sempre in Puglia tutti conoscono il prezioso barocco di Lecce, ma da lì chi si sposta per andare a Taranto, conosciuta solo come “città dell’acciaio” e non come sede di un magnifico museo della Magna Grecia e di un isolotto senza tempo che è la Città Vecchia?
E la Calabria? D’accordo Tropea, ma il fascino antico dell’Aspromonte è totalmente sconosciuto: “Un viaggio nello spazio e anche nel tempo”, chiosa lo scrittore. Pompei ed Ercolano con i loro scavi millenari attraggono frotte di curiosi e studiosi, ma nel dimenticato Molise c’è Sepino dove pure abbondano antiche vestigia d’epoca romana e dove non si paga il biglietto e non ci sono file per entrare. La Sicilia non è soltanto Taormina o Siracusa o Agrigento, ma anche e soprattutto “l’emozionante spiaggia di Punta Faro dove i turisti sono assai meno dei pescispada”.
“Aggiornare la mappa della bellezza – aggiunge Franco Arminio – significa anche indagare le vicende della storia e quelle della geologia: la terra sarda ti fa sentire la sua vecchiezza ed è un sentire che fa bene”. E ancora: “Gli italiani devono convincersi che sono tutti dei ricchi possidenti. E questo perché il mondo ha tante bellezze, ma sono assai lontane tra loro, sono sparse… Invece noi la bellezza a volte la possiamo raggiungere anche a piedi. L’importante è uscire dalle piste consuete”.
C’è bisogno di aggiungere altro?
Buona domenica.
Verissimo! Bisogna educarsi a riconoscere la bellezza che trovi ad ogni angolo del nostro belpaese ma il brutto fa piú rumore!