ISTANBUL (Turchia) – “Quando il mondo era un unico paese Istanbul ne era la capitale”: così si legge da qualche parte ad Istanbul, una città che vale la pena visitare almeno una volta nella vita. Mai come in questi tempi di divisione e intolleranza, Istanbul diventa simbolo di coesione di due mondi: l’Occidente e l’Oriente. Un ponte, Bosforo bridge (più di uno a dire il vero), ad unire due continenti (Europa e Asia) a significare che in questo piccolo mondo la convivenza nella diversità è possibile, il contatto necessario.
Istanbul, città di mare, simboleggia e unifica le due civiltà. Testimone nel passato di grandi fausti del grande impero ottomano e bizantino di cui conserva le tracce. Geograficamente ha vissuto il privilegio di collocarsi nel Mediterraneo e di fondare con noi le origini di questo mondo. Istanbul si definisce città femmina e le donne sono le protagoniste: donne da ogni provenienza del globo qui come in poche altre città, convivono le razze, le provenienze, le credenze e i culti.
Donne con il Niqab a donne in divisa che non rinunciano allo Chador a donne “occidentalizzate” con shorts e minigonne. Anche per quelle a copertura integrale se ne osservano gli occhi, belli, espressivi specchio dell’anima e spesso di una scelta consapevole. Una città con 16 milioni di abitanti, intercorsa dal Bosforo ha un fascino tutto suo. Offre tanti stimoli e colori. Dotata di due aeroporti, uno pari solo al JFK per grandezza ed efficienza, crocevia di viaggiatori da ogni dove in coerenza con quello che la storia ha dato a questo luogo per viaggiatori naviganti. Città di mare quindi ambita per il controllo merci tra Europa ed Asia.
Cuore della città storica Sultanahamet, il quartiere spirituale e presidio del sultanato ottomano tra il XV e il XIX secolo con il palazzo che racchiude una vastissima area fatta di giardini e roseti e le varie sale, le corti, il tesoro ricco di gioielli ed armi. Il cuore: il famigerato Harem abitato un tempo dalle famiglie del Sultano e dalle sue concubine ed eunuchi, sale decorate alle pareti in fine ceramica dai colori vivaci e disegni simbolici e porte in madreperla. Nelle vivinanze ci si imbatte nell’Aya Sofya che da sola rappresenta la possibile connivenza delle due religioni; bellissimi i mosaici bizantini, in alto in bella vista quello rappresentante la Madonna con in grembo il suo bambino e le grandi scritte del Corano su ampi cerchi in legno del periodo ottomano. Grandi lampadari illuminati.Oggi museo sconsacrato testimonia il passaggio delle diverse culture.
La moschea blu invece è la meta religiosa islamica in città. Grande tappeto rosso e bianco, ci si approda rigorosamente scalzi e con il capo coperto. Altro punto attrattivo del quartiere è la cisterna bizantina, risale all’epoca giustiniana nel 532, con le sue 336 colonne alla base di due delle quali si ritrova il volto in pietra capovolto della Medusa in modo che non possa pietrificare chi li guarda: o la colonna piangente a ricordare gli schiavi morti durante la costruzione del luogo. Un luogo misterioso protagonista di tante leggende e misteri.
Tappa obbligata la torre Galata costruita dai genovesi nel 1300 da cui si gode un paronama a 360 gradi dell’intera città. Ma il meglio lo si evince girando per strade e bazar e si è subito coinvolti nella vivacità di questa città e nei suoi colori. Lo street food caratterizzato dal panino con il pesce fritto alle cozze ripiene, alle castagne arrostite pure ad agosto, e alla pannocchia bollita o arrostita che si trovano un po’ ovunque venduti da ambulanti con carretti del colore della bandiera che sventola un po’ ovunque.
Ad ogni angolo si può godere un’aranciata spremuta fresca o un succo di melograno. Pescatori sul ponte Galata a tutte le ore garantiscono pesce fresco arrostito ad ogni tavolo improvvisato al momento sul lungomare. Molti locali di sera con musica dal vivo, offrono bevande tipiche: tè e caffè. Molti bar sono sui tetti per godersi il tramonto sul Bosforo. Taxi gialli si fermano ovunque per strada come a New York con corse a prezzi moderati e con qualche regola in meno: guidano quasi sempre parlando al telefono. Traffico caotico, moto sfreccianti rigorosamente senza casco, ma ampi tratti pedonalizzati.
Il lato asiatico verso il mar Nero e l’altro versante è residenziale con belle case e villaggi immersi nel verde offrono un’alternativa al caos cittadino. Come a Napoli convivono ricchezza e povertà, case d’epoca e abitazioni fatiscenti, la fanno da padroni cani randagi e gatti in gran numero che si aggirano per la città in ogni quartiere. Il gatto è molto rispettato per una leggenda che racconta abbia salvato un sultano. La suggestione orientale è data soprattutto dall’ascolto ad orario, cinque volte al giorno, del richiamo alla preghiera islamica, i muezzin una voce che fa eco dappertutto dagli altoparlanti dei minareti, le torri accanto alle moschee, che aggiungono fascino al luogo e ricordano un culto fortemente sentito e presente quasi a marcare un territorio che in ogni caso si sta globalizzando redendoci tutti abitanti di un unico paese ed appartenenti alla stessa razza umana.
Ma non si puó lasciare questa terra senza provare il bagno turco con relativo scrub alla polvere di caffé e massaggio: solo cosí ci si rende conto di quanto la civiltà orientale abbia ancora da insegnarci nel come prendersi cura di un corpo e della sua anima.
Angela Ristaldo
Nell’immagine di copertina, uno scorcio di Istanbul
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