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Insegnare, la passione che non si spegne

di | 2023-02-26T09:50:26+01:00 26-2-2023 6:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

NAPOLI – Sono anni che ormai alla scuola vengono richiesti sempre nuovi compiti. Si oscilla tra l’idea che essa debba svolgere principalmente un ruolo di aggregazione e socializzazione anche per sopperire a carenze di altre agenzie formative (famiglie, associazioni, parrocchie…) e l’idea che invece debba puntare tutto sugli apprendimenti che devono tornare ad essere solidi per permettere ai ragazzi di inserirsi con successo nella società. Di conseguenza vengono proposti modelli diversi di insegnante che vanno dall’animatore al facilitatore, dal consulente psicologico all’amico delle confidenze, dall’uomo di cultura e di istruzione ma anche in possesso di tecniche e metodologie delle più varie. Rimane il fatto che tra visioni contrapposte, con conseguenti ipotesi di soluzione molto variegate, gli insegnanti si trovano comunque a dovere entrare in classe, ogni giorno, con quegli alunni, in quei precisi contesti e raccogliere la sfida affinché la scuola possa essere un luogo significativo, dove poter fare un percorso di crescita, umano e culturale.

Appare evidente che alla scuola è chiesto di essere un luogo dove i bambini e i giovani possano fare il percorso di introduzione e scoperta della realtà, di se stessi e del mondo fuori. E questo percorso deve avvenire in questo contesto culturale, dove i paradigmi non sono più certi e stabili.

Per rispondere a questa sfida che riguarda il presente, non servono discorsi sul sistema, non serve cercare un “nuovo grande progetto per la scuola”, ma occorre recuperare una capacità di orientarsi, di leggere i segni di questo tempo, di rintracciare germogli di scuola viva, di individuare delle nuove prospettive, perché è nel presente che si possono intravedere autentiche prospettive. La novità, quindi, sta innanzitutto in questa capacità di leggere la realtà, di cogliere i problemi emergenti ma anche le novità emergenti, di ridefinire contenuti e strumenti, affinché i ragazzi possano comunque fare un percorso autentico, senza essere paralizzati dall’incertezza, un percorso che li renda liberi e protagonisti anche di un tempo segnato da confini liquidi.

È in tutto questo che si può ridefinire il ruolo dell’insegnante, che è chiamato a recuperare la dimensione dinamica del proprio mestiere, la sua capacità di saper interpretare la realtà, di trovare le misure giuste al momento giusto, di riuscire a “mettere a fuoco” l’oggetto, che si tratti dell’alunno, della disciplina, del contesto in cui lavora. Occorre appassionare e appassionarsi, cioè vivere una conoscenza affettiva in quel frammento che si chiama “ora di lezione”, consapevoli che in quel particolare può accadere tutto, l’insegnante può aprire i ragazzi ad un rapporto vero e vivo con tutta la realtà.

Questo non vuol dire vivere alla giornata, senza una prospettiva, senza un orizzonte, anzi vuol dire mettere in gioco la propria passione ideale e costruire nel presente.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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