MILANO -Sostenere il programma globale per salvare i grandi felini del pianeta è l’obiettivo che caratterizza l’iniziativa del WWF “SOS Leone” che punta a raddoppiare entro il 2050 il numero dei leoni che vivono in natura nell’area di Soknot. “Il progetto aiuterà il Wwf a fornire ai ranger l’equipaggiamento per combattere il bracconaggio, a donare agli allevatori lampade solari che allontanano i leoni dalle loro mandrie, evitando così che vengano uccisi per vendetta. – spiega Isabella Pratesi, direttrice del Programma di Conservazione del Wwf Italia -. Il Wwf potrà inoltre finanziare la ricerca sul campo per censire i nuclei superstiti dei leoni e collaborare con enti e aree protette a trovare le soluzioni più efficaci per salvare questa specie”. Il denaro raccolto tramite la camagna di donazione terminata il 23 maggio permetterà anche di collaborare con le aree protette, che sono ancora considerate la roccaforte della specie sebbene soltanto il 56% del territorio abitato dai re della savana ricada all’interno dei parchi.
E’ stato proprio Il WWF a lanciare l’allarme sul fatto che il leone fosse in via d’estinzione spiegando che in 100 anni la popolazione di leoni in Africa è crollata del 90%, passando da 200.000 a meno di 20.000 esemplari. Le cause che hanno portato a questo sono da ricercare nel degrado degli habitat naturali, il bracconaggio, il commercio illegale e la pandemia che ha portato conseguenze significative su tutte le attività svolte nelle aree protette. I dati sono contenuti in una recente indagine condotta in 19 Paesi dell’Africa da IUCN World Commissione on Protected Areas in collaborazione con l’African Wildelife Foundation che ha analizzato gli impatti sulle attività svolte normalmente nelle aree protette: dagli interventi di tutela della biodiversità alle operazioni necessarie a garantire la sicurezza dei territori, dalle attività economiche in grado di generare introiti, alla collaborazione con gli stakeholders e le comunità.
L’Unione internazionale per la conservazione della natura registra che tra il 1994 e il 2014 c’è stato un calo del 43% della popolazione dei leoni nel continente africano e la situazione è andata sempre più peggiorando. Purtroppo si prevede che sia in arrivo un ulteriore peggioramento nei prossimi 20 anni quando è prevista un’altra decimazione del 50%. A tutto ciò si è aggiunta, nell’ultimo periodo, la situazione pandemica mondiale, un vero colpo di grazia per la specie che, già sparita in ben 26 paesi africani, potrebbe correre veloce verso l’estinzione totale. In attesa che venga adottata una nuova classificazione definitiva, il leone è stato inserito nella categoria “vulnerabile” della Lista Rossa delle specie a rischio estinzione.
I leoni occupano oggi appena il 10% del loro areale storico e la popolazione è dimezzata negli ultimi 25 anni. E in assenza di misure efficaci e di progetti di conservazione dedicati diminuirà di un ulteriore 50% nei prossimi due decenni in Africa occidentale, centrale e orientale. Per questo dal 2020 il WWF ha deciso di rafforzare gli sforzi per la conservazione dei grandi felini, in particolare del leone in Africa, lanciando l’iniziativa Big Cats. Il progetto consiste nel creare partnership globali e mobilitare la società civile. A tal fine il WWF mette a disposizione tutte le capacità più avanzate per affrontare i problemi di conservazione dei leoni, come mobilitare il sostegno della società civile, creare partnership globali, attivare le istituzioni e i governi, sostenere le aree protette, contrastare il commercio illegale, mitigare i conflitti con le comunità locali, rafforzare la ricerca e promuovere il ripristino della connettività tra gli habitat e gli ecosistemi.
Nel continente africano ci sono molte aree dedicate alla protezione del leone, ma non bastano per salvare la specie. Infatti, solamente il 56% dell’areale dei leoni è concentrato nei parchi africani. Per poter sopravvivere e svolgere le loro funzioni ecologiche, i leoni hanno bisogno di territori vasti con popolazioni di prede stabili, condizioni particolarmente difficili in un continente dove gli spazi naturali diminuiscono e nascono come funghi costruzioni abitative per soddisfare il fabbisogno di un crescente incremento demografico.
A questo si aggiunge un’altra minaccia per i leoni rappresentata dall’allevamento in cattività che li strappa al loro ambiente naturale per rinchiuderli in una gabbia al solo fine di soddisfare la curiosità di grandi e piccini. Per non parlare di quando questi felini diventano bersaglio per far divertire i turisti a caccia di macabri trofei o per vendere le loro ossa spesso spacciate al mercato nero come ossa di tigre e utilizzate come ingredienti per medicine o alimenti che vantano proprietà miracolose.
Ne è un esempio il “vino delle ossa di tigre”, rinomato per le sue proprietà rinvigorenti, antireumatiche e afrodisiache. Insomma un bel giro di affari sulla pelle del più regale dei felini. Secondo l’ONG Born Free si pensa che in Sudafrica ci siano più di 300 strutture che detengono 10 mila o più leoni allevati in cattività.
Ma per fortuna qualcosa sta cambiando, anche grazie alle campagne internazionali realizzate dalla stessa Born Free e da altre ONG che da anni si battono su questo fronte. Sembra infatti che dai primi di maggio le autorità sudafricane abbiano finalmente deciso di mettere fine a questa orribile pratica salvaguardando così una specie, quella dei leoni che offre notevoli benefici ai sistemi naturali oltre che a contribuire a migliorare le economie dei paesi dove vivono, incrementando il turismo. E’ infatti doveroso ricordare che la sopravvivenza di questi felini non offre benefici solo ai sistemi naturali, ma può contribuire a migliorare l’economia proprio grazie alle attività legate al turismo.
Quindi oltre a considerare il leone come un simbolo di forza e fierezza è bene considerare questo animale un importante indicatore della salute del pianeta e delle comunità locali. Ecco quindi che l’iniziativa SOS Leone promossa dal WWF va sostenuta e incoraggiata da tutti contribuendo anche con una piccola donazione.
Margherita Bonfilio
Articolo chiaro e scorrevole. Questione importante, che deve preoccupare tutti, anche non avendo mai messo piede in Africa.