RIETI – A metà delle scalette che salgono da via di San Pietro Martire, al centro di Rieti, sotto il Palazzo Papale, c’è una porticina di legno: aprendola sembra di entrare nel “Giardino segreto” (film del 1993 di Agnieszka Holland) e, come la bambina del film, si scopre un giardino speciale, che cura e guarisce. E’ l’orto botanico medievale, realizzato dall’associazione di promozione sociale Hortus Simplicium, costituitasi nel dicembre 2019 a Rieti, composta da giovani uniti da una comune passione per la storia, la natura, la fede e l’arte (www.hortussimplicium.it).
Il progetto è stato finanziato con i 14 mila euro del Piano Locale Giovani, un concorso bandito dalla Provincia di Rieti, con fondi regionali, per un totale di 160 mila euro. Sono pervenuti 34 progetti, la Provincia ne ha selezionati 18, puntando sullo sviluppo e la promozione del territorio. Alcuni ragazzi sono anche soci della Compagnia degli Arcieri di San Giovanni (www.arcieridisangiovanni.it), che partecipa alle rievocazioni storiche, costruisce gli archi, dà lezioni di tiro.. I 450 metri quadri di terrazzamento, messo a disposizione dalla Curia Vescovile, sono divisi in quattro settori: uno per le erbe alchemiche, uno per le erbe tintorie, due per le erbe officinali, richiamando i quattro fiumi della Gerusalemme Celeste (Pishon, Ghihon, Tigri, Eufrate). Al centro il melograno, albero della vita, in alto a sinistra un settore coltivato a roseto con varietà antiche, a destra la croce avvolta dalle rose e non può mancare il Tau francescano lungo il percorso. Ingresso libero dal lunedì al venerdì (dalle 9 alle 19 orario invernale), nel fine settimana visite guidate su prenotazione.
A completamento del progetto è in allestimento il museo francescano all’interno del Palazzo Papale, con abiti storici, documentazioni e stampe su San Francesco, Santa Chiara, San Benedetto. Il presidente dell’associazione Fabiano Ermini (25 anni), appassionato di botanica, accompagna il visitatore nel primo percorso sensoriale, con le pietre utilizzate da Santa Ildegarda di Bingen, biscotti, crema di nocciole e Ippocrasso (vino speziato), esposizione di candele, angolo dello speziale e delle erbe tintorie, attrezzi in legno per coltivare i campi ricostruiti fedelmente, come gli abiti d’epoca.
L’economia della Rieti medievale era fiorente nella piana reatina, rinomata per le erbe tintorie (Guaderella per il giallo, Robbia per il rosso, Guado per l’indaco, colore usato anche per le divise napoleoniche e molto richiesto), che costavano meno delle spezie provenienti dall’Oriente (come la Curcuma), con cui anche i pittori realizzavano i propri colori. La Riserva dei Laghi le coltiva ancora e ha fornito alcune piante all’associazione per metterle a dimora. Finora sono 80 le specie coltivate, fra cui artemisia, assenzio, digitale, celidonia, alchemilla, camomilla dei tintori, abrotano, ricino, origano, ruta, maggiorana e tante altre fra cui l’aloe vera e la verbena. Si dice che l’aloe abbia avvolto il corpo di Gesù e che la verbena abbia cicatrizzato le sue ferite e per questo, nel Medioevo, quando si raccoglievano, si dovevano prima benedire. Un’usanza tramandata nei secoli.
L’orto è stato benedetto dal Vescovo Domenico Pompili, assistito da don Valerio Shango (responsabile della Pastorale sociale, giustizia, pace e cura del creato) e dal parroco della Cattedrale don Paolo Blasetti. “Questa è la tappa di un percorso per riscoprire l’età feconda della Rieti medievale e la Terra, che ci è stata donata come un giardino da custodire, coltivare e non depredare, in cui sperimentare la fraternità e rispecchia lo spirito dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato Sii”. Recentemente il Papa ha ricevuto in Sala Nervi in Vaticano i rappresentanti delle comunità che aderiscono all’Enciclica, fra cui Carlo Petrini, la Riserva Naturale Navegna Cervia. Nel suo discorso Francesco ha evidenziato come “oggi conosciamo tutte le app e i computer, ma non sappiamo più riconoscere le piante”, invitando a riscoprire la natura. Per la Provincia ha partecipato l’assessore Fabio Nobili, che ha annunciato il prossimo progetto del Piano Locale Giovani che vedrà la luce a Cittaducale, con il restauro di un antico mulino.
Francesca Sammarco
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