//In Italia le culle sono sempre più vuote

In Italia le culle sono sempre più vuote

di | 2020-02-23T09:49:40+01:00 23-2-2020 6:31|Punto e Virgola|0 Commenti

In Italia si nasce sempre meno. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat sono davvero allarmanti: alla fine del 2019, in base all’analisi dell’Istat, la popolazione era di 60 milioni 317mila individui con un saldo negativo rispetto all’anno precedente di 212mila unità. In sostanza, lo scorso anno si sono registrate 435mila nati a fronte di 647mila morti. Dal 1918 non si registrava una denatalità così marcata.

Ma perché le nostre culle sono sempre più vuote? Il professor Mario Pollo, sociologo e antropologo dell’educazione, individua due cause fondamentali: la scomparsa dell’età dell’infanzia e la diffusione dell’ethos infantilistico. Il ragionamento è piuttosto complicato, ma in parole semplici i bambini, sopraffatti dalla tv e dall’avvento dei nuovi media, hanno perso un filtro fondamentale e quindi vengono investiti da una valanga di notizie che riguardano argomenti d’ogni genere (guerre, morte, violenza, sessualità, denaro) privi di qualsiasi mediazione. Ciò li costringe a diventare “adulti” molto presto, ben prima che l’età reale lo certifichi. Ma questo non implica che questi “giovani adulti” siano realmente maturi, anzi è vero esattamente il contrario. Inoltre, il mercato dei consumi coinvolge sempre di più anche i più piccoli.

Si è insomma concretizzato, secondo Pollo, un “cortocircuito che continua a mettere in crisi la relazione educativa e la capacità dei giovani adulti di oggi di assumersi responsabilità di cura nei confronti di qualcun altro”. In sintesi, diminuisce costantemente la voglia di sacrificarsi per i figli, realizzando quel tipo di ethos infantilistico “che fa ripiegare narcisisticamente su se stessi di fronte alla sfida della genitorialità vista come ostacolo alla possibilità di vivere una ‘vita piena’ secondo il mito di una illusoria autorealizzazione”. I figli, insomma, sono considerati un “peso”, un “fardello” che impedisce di vivere completamente la propria vita. “Occorre recuperare – sottolinea il professor Pollo – la concezione dei figli come nostro futuro mentre oggi i bambini vengono visti come contemporanei del presente”.

E dal punto vista sociale che cosa si può fare per invertire questa preoccupante tendenza? Il ministro per la Famiglia Elena Bonetti ha ipotizzato l’assegno universale dalla nascita all’età adulta, ma si pensa anche ad un fisco family-friendly, ad un ampliamento dei congedi parentali e all’armonizzazione tra tempi di vita e di lavoro. Ipotesi su cui lavorare con impegno e serietà perché il problema, soprattutto se si pensa che il maggior contributo alle nascite arriva dagli stranieri. Un tema così delicato da suscitare l’intervento preoccupato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Come conseguenza dell’abbassamento di natalità vi è un abbassamento del numero delle famiglie. Questo significa che il tessuto del nostro Paese si indebolisce e va assunta ogni iniziativa per contrastare questo fenomeno”.

Buona domenica.

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