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Il signore degli anelli: capolavoro all’insegna dell’amicizia

di | 2023-12-31T09:49:35+01:00 31-12-2023 5:25|Cultura, Sezione 6|0 Commenti

NAPOLI – L’opera di John Tolkien è, sicuramente, per ampiezza e profondità, uno dei fenomeni culturali e sociali più rilevanti dell’età moderna. Il Signore degli Anelli è riuscito ad interpretare le esigenze e i problemi di una società esausta e massificata che affida al regno dell’apparire e della vanità ciò che, nella realtà, non è più in grado di esprimere. Leggere quelle pagine  equivale perciò a entrare in un altro mondo, in una dimensione eccezionalmente diversa per non dire superiore. Per questo, Il Signore degli Anelli non è un semplice capolavoro letterario, ma qualcosa di più profondo e importante. C’è un obiettivo cui pervenire, che coincide con quella maturazione interiore e con quella ricerca di se stessi che rifiuta ogni vincolo, ogni anello del potere con tutte le sue seduzioni e con tutti i suoi pericoli. Una lotta contro il proprio egoismo, contro la ristrettezza del proprio sguardo, contro un male che si insinua benevolo e strisciante.

Il capolavoro di Tolkien insegna quei valori oramai scomparsi, insegna cosa vogliono dire coraggio, fedeltà, altruismo, amicizia; gli eroi che combattono per la loro terra, per salvare il mondo dalla mera malvagità oramai non esistono più. Leggendo il libro si è coinvolti nel combattere al fianco di quegli uomini pronti a tutto, come Sam in particolare, a dedicare la propria vita per accompagnare, sostenere, guidare Frodo nell’arduo compito di combattere il male. Ma è evidente che la lotta implicita nel libro è dentro noi stessi, è dentro la voglia di essere parte di una vita, è per essere legati ad una storia, per amare di più la verità dentro l’avventura vissuta insieme a degli amici. Un legame di una compagnia che suggerisce rispetto verso i più piccoli (hobbit), verso una guida oggettivamente autorevole come Gandalf, padre, amico, amorevole verso tutti, discreto perché rispetta i tempi di tutti e nello stesso tempo severo quando c’è da estirpare il male da persone o da fatti e situazioni che si pongono davanti.

Quello che affascina nella storia creata da Tolkien è proprio questo legame profondo che sussiste tra amici che nella loro diversità mantengono un’identità che viene fino alla fine rispettata, esaltata. È il caso di Legolas, Gimli, Aragorn, autorevoli per se stessi e così fraterni nella lotta comune verso l’unico male che è il nostro male, il male di tutti cioè la grande distrazione verso se stessi, verso ogni personalismo, ogni borghesismo distruttivo del proprio animo. Tolkien è riuscito a toccare punti che raramente sono stati sfiorati dai grandi poeti o filosofi della storia della nostra civiltà. Un genio dell’umanità, un mago della penna e dei sentimenti più veri. Un messaggio di uguaglianza e solidarietà che dimostra quanto l’unione sia la più grande forza della Compagnia dell’Anello. L’animo umano è corruttibile “Non voglio separarmi da lui, è mio, tutto mio, il mio tesoro”, sospira Bilbo Baggins prima di consegnare, con una certa reticenza, l’Anello a Frodo.

John Tolkien

I due protagonisti della lotta sono il Bene assoluto ed il Male assoluto, eppure anche gli individui completamente buoni sono costantemente minacciati dal “fascino” pericoloso del male così come anche il male ha un ruolo “benefico” all’interno della trama. Veicolo della contaminazione è un anello, metafora del Potere, corruttore per antonomasia. Praticamente tutti i protagonisti positivi devono guardarsene, a cominciare dall’indifeso Frodo: un messaggio senza tempo che non perde nulla della sua forza. Altro tema su cui si sofferma Tolkien è la solitudine, non banalmente affrontata come isolamento da un contesto ma vissuta e resa angusta quando è assenza di significato. Elfi, Hobbit, Nani, gesta eroiche, un mondo così affascinante e al tempo stesso così intimo, dove ai prati in fiore della Contea facevano seguito le terre devastate dei Campi del Pélannor, tutto nell’Opera di Tolkien sembra volerci accompagnare in un grande Altrove, non migliore o idealizzato, ma completamente diverso, lontano dalla mediocrità delle nostre vite.

La grandezza del più grande poeta epico del secolo scorso ha aperto una breccia intellettuale nelle nostre menti, dando definitivamente conferma che ragione e fantasia non sono due eserciti pronti a scontrarsi, ma, anzi, tanto più la creatività è libera di esprimersi, più ancora la ragione è solida. Perché è proprio vero che “c’è ancora del buono in questo mondo, caro padron Frodo”. E di questo bisogna continuamente farne memoria.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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